organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
Quest’obiettivo fu raggiunto grazie alla sola risorsa abbondante alla Toyota: la perizia e la<br />
dedizione delle maestranze. La pratica degli allestimenti veloci 21 provocò ripercus<strong>si</strong>oni a catena<br />
sull’intera <strong>organizzazione</strong> produttiva. Per prima cosa <strong>si</strong> superò la tradizionale distinzione tra gli<br />
operai addetti all’allestimento dei macchinari e gli operai addetti alla produzione, anche questi<br />
ultimi dovevano imparare ad allestire le macchine e in questo intento furono aiutati <strong>si</strong>a<br />
dall’impegno degli interessati <strong>si</strong>a dalla pochezza teologica e semplicità dei macchinari stes<strong>si</strong>.<br />
Gli allestimenti veloci risultarono congruenti anche con un altro grande vincolo della Toyota,<br />
quello di disporre di pochis<strong>si</strong>mo spazio per i magazzini. Il frequente cambio di produzione faceva<br />
venir meno <strong>il</strong> bisogno di accumulare grandi riserve di materiale da lavorare, ma imponeva di<br />
allestire un <strong>si</strong>stema di trasporti così perfetto da garantire consegne limitate di materiale “giusto in<br />
tempo” per essere lavorato.<br />
Si ottennero così deci<strong>si</strong>vi vantaggi. Il primo era che la produzioni di lotti piccoli e<br />
diver<strong>si</strong>ficati permetteva alla Toyota di rispondere alle variazioni di mercato e alle richieste<br />
personalizzate dei clienti con un tempismo e una fles<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità ignote alle fabbriche di grande serie.<br />
Il secondo vantaggio provenne dalla scoperta che la produzione a piccoli lotti permetteva un<br />
controllo della qualità estremamente più efficace di quello ottenuto nella produzione di massa. Si<br />
constatò in particolare la convenienza di fermare <strong>il</strong> flusso produttivo per eliminare<br />
immediatamente i difetti scoperti, piuttosto che lasciar scorrere <strong>il</strong> flusso per intervenire sui difetti<br />
a fine linea, come prescriveva <strong>il</strong> modello fordista.<br />
Il modello di produzione che venne fuori era totalmente alternativo a quello fordista. Tra gli<br />
anni ‘50 e ‘70 ottenne succes<strong>si</strong> così grandi da diventare una delle più importanti e innovative<br />
imprese automob<strong>il</strong>istiche del mondo.<br />
2.2 – La Differenza tra i due Modelli<br />
Il modello fordista è centrato sull’identificazione forte tra sv<strong>il</strong>uppo e crescita quantitativa.<br />
La sua f<strong>il</strong>osofia produttiva <strong>si</strong> rifà al modello industriale che “ragiona” in termini di<br />
<strong>il</strong>limitatezza del mercato, di infinita espandib<strong>il</strong>ità della domanda, e che cerca di ottenere le<br />
diminuzioni dei costi attraverso la crescita esponenziale della quantità dei prodotti (ripartizione<br />
21 Ohno riuscì a ridurre da 8 ore a 3 minuti <strong>il</strong> tempo di sostituzione degli uten<strong>si</strong>li, grazie ad un espediente tecnicoorganizzativo:<br />
fece predisporre su piattaforme mob<strong>il</strong>i <strong>il</strong> nuovo stampo, già perfettamente calibrato e impostato per<br />
divenire operativo, in modo che, quando <strong>si</strong> trattava di sostituirlo, bastasse spingere fuori dalla propria sede <strong>il</strong> vecchio<br />
e farvi scivolare <strong>il</strong> nuovo.<br />
L’operazione poteva essere così svolta da lavoratori generici anziché da squadre di specialisti, come nel vecchio<br />
metodo; <strong>si</strong> potevano alternare nella stessa giornata diver<strong>si</strong> tipi di lavorazioni e grazie al limitato numero di pezzi<br />
prodotti per ogni articolo <strong>si</strong> poteva esercitare una più attenta e diretta sorveglianza sulla qualità del prodotto da parte<br />
dello stesso addetto alla macchina.<br />
30 © 2003 www.ea2000.it -<br />
- N. 4/2005