organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
lavoro “green” , non avendo memoria del conflitto industriale, può essere disciplinata al punto<br />
tale da non esprimere alcuna forma di re<strong>si</strong>stenza antagonistica.» 52<br />
E di fatto così è stato, tanto che qualcuno parla di occa<strong>si</strong>one mancata. Di fatto i vantaggi<br />
derivanti dall’essere una azienda nata dal nulla e nel nulla dove provare una <strong>organizzazione</strong> da<br />
esportare eventualmente in altri stab<strong>il</strong>imenti con <strong>il</strong> tempo è svanito.<br />
I lavoratori sembra abbiano assunto una po<strong>si</strong>zione molto più critica verso l’azienda <strong>si</strong>a a<br />
livello individuale che collettivo. E’ così salito negli ultimi anni ulteriormente <strong>il</strong> tasso di<br />
assenteismo e sono sorti dei veri e propri conflitti <strong>si</strong>ndacali sfociati nel rinnovo del contratto<br />
integrativo aziendale del 2004. La rivista Rassegna Sindacale del febbraio del 2004 riporta, ad<br />
esempio, un commento molto severo di un delegato di Melfi.<br />
«E digli pure che qui a Melfi fare <strong>il</strong> delegato è diventato impos<strong>si</strong>b<strong>il</strong>e. Quando andiamo in<br />
giro per la fabbrica i vig<strong>il</strong>antes ci seguono, ci controllano».<br />
<strong>Come</strong> <strong>si</strong> può notare <strong>il</strong> rapporto fiduciario e di collaborazione che dovrebbe esservi in una<br />
fabbrica <strong>snella</strong> è praticamente scomparso.<br />
Ora la fase propul<strong>si</strong>va <strong>si</strong> è interrotta e i lavoratori (o parte di es<strong>si</strong>) cercano di ottenere<br />
qualcosa dall’azienda non tanto (e non solo a livello individuale ma a livello collettivo).<br />
L’azienda a sua volta modificando l’atteggiamento gestionale che aveva cercato di sv<strong>il</strong>uppare<br />
torna, una volta sotto pres<strong>si</strong>one, ad atteggiamenti conflittuali <strong>si</strong>a nelle relazioni <strong>si</strong>ndacali <strong>si</strong>a in<br />
quelle personali. Il conflitto così porta allo sciopero ad oltranza, alle trattativa a <strong>si</strong>nghiozzo, alla<br />
spola tra Roma e Melfi, alle notti senza sonno. Questioni economiche ma anche questioni di<br />
malfunzionamento della fabbrica che tuttavia non venivano risolte attraverso i canali<br />
organizzativi ma che diventavano oggetto di scontro e di trattativa.<br />
Il paradigma dell’<strong>organizzazione</strong> <strong>snella</strong> viene così messo a dura prova.<br />
Basta leggere le parole del segretario della CGIL lucana, Giannino Romaniello :«La chiusura<br />
della vertenza Melfi segna una svolta nelle relazioni <strong>si</strong>ndacali alla Fiat dopo la sconfitta degli<br />
anni ottanta e premia innanzitutto loro, i lavoratori, che in questa lotta, va ricordato, hanno<br />
lasciato una bella fetta dello stipendio di apr<strong>il</strong>e. Lavoratori che, da almeno sei anni (e senza i<br />
riflettori dei media puntati su di loro come in questi giorni), hanno in definitiva perseguito<br />
sempre gli stes<strong>si</strong> obiettivi: un salario uguale a quello degli altri addetti della Fiat, turni meno<br />
massacranti e un regime di relazioni industriali non un<strong>il</strong>aterale e repres<strong>si</strong>vo. ».<br />
Ciò che mi preme sottolineare sono e ultime parole del segretario della Cg<strong>il</strong> che mostrano<br />
come torna l’idea nei lavoratori, o almeno in alcuni di es<strong>si</strong>, di essere “sfruttati”.<br />
Ma sfruttamento non <strong>si</strong>gnifica certo partecipazione.<br />
Sembra qua<strong>si</strong> che a causa delle crescenti difficoltà in atto in Fiat <strong>si</strong> <strong>si</strong>a avuto uno spostamento<br />
sulla riduzione dei costi come fattore di competizione.<br />
52 Vitale ( 2000).<br />
90 © 2003 www.ea2000.it -<br />
- N. 4/2005