organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
layout e ciò comportò la neces<strong>si</strong>tà di ripensare le UTE senza tenere in conto la contiguità fi<strong>si</strong>ca<br />
delle operazioni.<br />
Risultato di questo ripensamento fu la creazione di UTE con delle enclaves nel “territorio” di<br />
altre UTE. Dall’altro lato era necessario preparare (formare) gli uomini avessero es<strong>si</strong> <strong>il</strong> ruolo di<br />
capo o di operaio. I capi soffrivano generalmente di quella che poteva essere definita come la<br />
<strong>si</strong>ndrome di rivincita dopo la “marcia dei quarantam<strong>il</strong>a”.<br />
Dopo le turbolenze degli anni ’70 era stato affidato loro un forte potere gerarchico<br />
burocratico su cui loro avevano basato <strong>il</strong> loro modo di operare. Con <strong>il</strong> tempo e con un processo<br />
metacognitivo avevano ritenuto (e <strong>si</strong> erano convinti di ciò) che quello fosse l’unico modo per<br />
gestire e far funzionare l’unità che gli era stata affidata. Questo convincimento aveva superato<br />
anche la fase delle innovazioni tecnologiche che pure avevano fornito <strong>il</strong> supporto materiale per<br />
attenuare <strong>il</strong> diretto controllo del capo sul lavoro dell’operaio.<br />
Un must era quindi modificare quella cultura.<br />
In altre parole <strong>si</strong> doveva far accettare ai capi che <strong>il</strong> principio di competenza poteva essere<br />
scisso dal principio di autorità, che anziché <strong>il</strong> comando degli uomini avrebbe contato sempre più<br />
la gestione integrata di tutto <strong>il</strong> segmento del processo loro affidato, e soprattutto che nella nuova<br />
fabbrica ci sarebbero stati meno capi ma che i rimasti (o meglio i sopravvissuti 31 ) avrebbero avuto<br />
molte più responsab<strong>il</strong>ità.<br />
A livello operaio, invece, <strong>si</strong> doveva ovviare al vincolo posto dalla bassa percentuale di operai<br />
profes<strong>si</strong>onali, e quindi dalla impos<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità di creare dei gruppi autonomi di lavoro come nelle<br />
fabbriche tedesche dove la percentuale di Facharbeiter (operai profes<strong>si</strong>onali) costituivano <strong>il</strong><br />
nucleo forte in molte fabbriche come <strong>si</strong> può evincere dall’interessante lavoro di Kern e Schumann<br />
sull’industria tedesca dal titolo: La fine della divi<strong>si</strong>one del lavoro? 32<br />
La soluzione fu trovata dopo una profonda (e lunga rifles<strong>si</strong>one) nel 1991 con la creazione<br />
della figura del Conduttore di processo integrato (CPI).<br />
Tale figura veniva inserita ogni 10 – 12 operai comuni.<br />
I suoi compiti erano di controllo, monitoraggio, as<strong>si</strong>stenza agli altri operai sui problemi di<br />
qualità. La figura risultava di fatto un po’ ibrida, svolgendo tra l’altro la delicata funzione di<br />
cerniera tra <strong>il</strong> flusso orizzontale e <strong>il</strong> primo livello della struttura verticale.<br />
L’introduzione delle UTE comportarono, inoltre, la neces<strong>si</strong>tà di eseguire una dettagliata<br />
“rimappatura” di tutte le operazioni tecniche e logistiche richieste dalla produzione nonché di<br />
tutte le risorse umane disponib<strong>il</strong>i.<br />
31 Di fatto al termine del processo di riqualificazione furono ritenuti idonei circa <strong>il</strong> 50% dei capi e<strong>si</strong>stenti.<br />
32 Kern H., Schumann M. (1991).<br />
54 © 2003 www.ea2000.it -<br />
- N. 4/2005