organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
paghe legate ai risultati di qualità, produttività e redditività, stanno portando a tipi differenti di<br />
combinazione tra rapporti collettivi e rapporti individuali di lavoro, che in alcune realtà sembrano<br />
orientate come sostiene Negrelli (1995): «alla complementarietà mentre in altre <strong>si</strong> va più verso la<br />
competizione o l’antagonismo.».<br />
4.2 – Un Approfondimento dell’Anali<strong>si</strong> e dei Pos<strong>si</strong>b<strong>il</strong>i Scenari<br />
Partendo dallo studio di Womack (1990) emerge che nella produzione <strong>snella</strong> <strong>si</strong> as<strong>si</strong>ste ad un<br />
sempre maggiore coinvolgimento individuale e diretto dei lavoratori più che rapporti collettivi di<br />
lavoro. Tuttavia non manca chi tra gli studio<strong>si</strong> (<strong>si</strong> veda Stoney 1992, Boldinozzi 1999) sostiene<br />
che gli obiettivi di sv<strong>il</strong>uppo e di valorizzazioni delle risorse umane possano essere parzialmente<br />
limitati dagli orientamenti più tradizionali delle direzioni del personale.<br />
Orientamenti tradizionali che ricomprenderebbero:<br />
- l’as<strong>si</strong>curazione del rigido rispetto delle norme e dei contratti;<br />
- la gestione “politica” dei rapporti con i <strong>si</strong>ndacati;<br />
- <strong>il</strong> non voler avere attriti con le rappresentanze <strong>si</strong>ndacali collettive.<br />
All’interno della stessa azienda <strong>si</strong> verrebbe qua<strong>si</strong> a creare un contrasto, una sfida tra le<br />
relazioni industriali e le relazioni interne con l’obiettivo manageriale di far ricorso alla gestione<br />
delle risorse umane in alternativa alle stesse relazioni collettive di lavoro. E’ innegab<strong>il</strong>e che<br />
questo avvenga, che i dirigenti nei vari settori cerchino spesso con le nuove organizzazioni di<br />
priv<strong>il</strong>egiare i rapporti individuali o di gruppi ristretti a quelli collettive <strong>si</strong>ndacalizzati soprattutto<br />
in realtà di dimen<strong>si</strong>oni contenute. Non mancano tuttavia studi che al contrario, in altre realtà,<br />
hanno evidenziato una forte complementarità tra gestione delle risorse umane e relazioni<br />
industriali, tra rapporti diretti impresa – lavoratori e rapporti mediati dal <strong>si</strong>ndacato (Treu 1992,<br />
ma anche Negrelli 1995).<br />
Proprio da questa complementarietà tenderebbe ad emergere un nuovo concetto di “relazioni<br />
di lavoro” che combinano gli ambiti dalla rappresentanza collettiva con quelli più attinenti alla<br />
dimen<strong>si</strong>one attuale del lavoro anche se i primi sono generalmente basati sul rapporto di<br />
mediazione <strong>si</strong>ndacale e i secondi spesso definiti da rapporti diretti tra azienda e lavoratori.<br />
Secondo Storey (1993) saremmo di fronte a un modello duale che <strong>si</strong> realizzerebbe quando le<br />
nuove strategie di Human Resource Managment <strong>si</strong> combinano alle tradizionali relazioni<br />
industriali di tipo collettivo. Questo modello che lega in<strong>si</strong>eme le due dimen<strong>si</strong>oni (relazioni<br />
industriali e HRM o con altri termini collettivismo e individualismo) <strong>si</strong> riscontra principalmente<br />
nei nuovi insediamenti produttivi dove <strong>il</strong> <strong>si</strong>ndacato è riconosciuto e sono stati <strong>si</strong>glati accordi<br />
senza una estrema conflittualità o in fabbriche tradizionali che hanno cercato di introdurre un<br />
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