organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
hardware e software, da intender<strong>si</strong> come contrasto tra tecnologie estremamente sofisticate e una<br />
formula gestionale ed organizzativa di quelle tecnologie rimasta del tutto tradizionale.<br />
Attraverso l’introduzione di una più sofisticata tecnologia <strong>si</strong> era avuto un aumento della<br />
produttività, della fles<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità del mix produttivo, una evoluzione del lavoro operaio (diminuzione<br />
dello sforzo fi<strong>si</strong>co, diffu<strong>si</strong> miglioramenti ergonomici e ambientali), ma la produzione rimaneva<br />
fortemente ancorata a criteri tradizionali, come ad esempio quello, di accumulare risorse per<br />
fronteggiare imprevisti, e permaneva un taylorismo amministrativo con pesante gerarchia e<br />
suddivi<strong>si</strong>one spinta delle competenze.<br />
Tale rifles<strong>si</strong>one <strong>si</strong> trovò a collegar<strong>si</strong> con quella inerente alla Qualità.<br />
Per competere sui mercati internazionali, era <strong>il</strong> convincimento dell’alta dirigenza era<br />
necessario modificare <strong>il</strong> modo tradizionale di produrre automob<strong>il</strong>i.<br />
La tecnologia per quanto sofisticata non poteva, infatti, essere sufficiente a garantire la<br />
qualità ma bisognava appoggiar<strong>si</strong> sempre più su una collaborazione attiva di tutti i dipendenti.<br />
<strong>Come</strong> hanno sostenuto alcuni studio<strong>si</strong> Fiat, qua<strong>si</strong> con una rivoluzione copernicana, decise di<br />
passare nell’<strong>organizzazione</strong> di tutti i suoi stab<strong>il</strong>imenti da una concezione “tecnocentrica” ad una<br />
concezione “antropocentrica” ovvero riconosceva che <strong>il</strong> fattore primario del successo non poteva<br />
passare che per le risorse umane.<br />
Riconfermava in altre parole l’affermazione secondo cui a parità di tecnologia impiegata<br />
(<strong>si</strong>tuazione questa osservab<strong>il</strong>e nelle principali aziende del settore) la differenza non poteva essere<br />
fatta che dalla manodopera impiegata.<br />
Tale concetto mi sembra ben esemplificato dalle parole dell’Ingegner Nervi allora direttore<br />
generale delle Carrozzerie di Fiat Auto:<br />
«Nella fase della FAA eravamo malati di libidine tecnologica…prima<br />
inseguendo la chimera dell’automazione avevamo trascurato <strong>il</strong> concetto che<br />
l’operaio non è fatto di sole braccia ma anche di testa.Ci bastavano le<br />
braccia perché la testa volevamo gestirla con i calcolatori e con le<br />
automazioni. Oggi abbiamo abbandonato quell’idea perché ci serve<br />
l’intelligenza dell’uomo, la sua attività celebrale…<br />
Il taylorismo … era molto fabbrica ad Alta Automazione…»<br />
Certo l’operazione non poteva essere realizzata in pochi anni.<br />
Fiat agiva, infatti, con pesanti vincoli storici che non possono essere, neppure volendo,<br />
superati in pochi anni. Da un lato, infatti, negli stab<strong>il</strong>imenti storici la dispo<strong>si</strong>zione dei macchinari<br />
(layout) seguiva criteri di omogeneità di operazione anziché di prodotto e anche le squadre erano<br />
definite con <strong>il</strong> mede<strong>si</strong>mo criterio. I vincoli economici e di spazio impedivano di cambiare <strong>il</strong><br />
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