organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
Il fordismo-taylorismo, partiva dalla constatazione dell’e<strong>si</strong>stenza in fabbrica di un “secondo<br />
momento” diverso e separato, retto da proprie leggi non scritte e che in un certo senso tende ad<br />
occultare le reali potenzialità dei lavoratori.<br />
Tale struttura produttiva era fondata sull’idea di una separazione e di una strutturale<br />
contrappo<strong>si</strong>zione tra i principali soggetti produttivi. Essa incorpora, nella sua stessa costituzione,<br />
<strong>il</strong> conflitto.<br />
Al contrario la teoria della fabbrica integrata presuppone l’idea di una comunità di fabbrica<br />
unificata ed omologata, in cui <strong>il</strong> lavoratore deve infondere (consapevolmente e volontariamente)<br />
la propria intelligenza nel processo lavorativo, coniugando funzioni esecutive con prestazioni di<br />
controllo e di progettazione, segnalando i difetti in tempo reale e partecipando direttamente alla<br />
ridefinizione della struttura stessa del processo lavorativo in rapporto alle variazioni della<br />
domanda.<br />
Tra lavoratori/operai e direzione d’impresa corre una continuità culturale, e<strong>si</strong>stenziale, un<br />
comune sentire che non ammette fratture.<br />
La fabbrica integrata gioca sull’appartenenza, intende costituire un’identità collettiva fondata<br />
sul territorio di fabbrica, coincidente con l’universo dell’impresa, <strong>si</strong> acqui<strong>si</strong>sce fedeltà e<br />
disponib<strong>il</strong>ità.<br />
2.3 – Coinvolgimento dei Dipendenti<br />
Nel fordismo vige una divi<strong>si</strong>one burocratica del lavoro, con confini preci<strong>si</strong> tra le man<strong>si</strong>oni.<br />
Si presume che gli addetti ai lavori di linea non abbiano le competenze necessarie per<br />
svolgere compiti che eccedono le man<strong>si</strong>oni loro assegnate e d’altro canto le divi<strong>si</strong>oni dei compiti<br />
scoraggia l’apprendimento di nuove ab<strong>il</strong>ità e l’assunzione di responsab<strong>il</strong>ità non formalmente<br />
previste. Si ritiene inoltre che i rapporti tra lavoratori e soprattutto tra lavoratori e impresa <strong>si</strong>ano<br />
qua<strong>si</strong> sempre conflittuali. Questa convinzione scoraggia la crescita di rapporti fondati sulla<br />
fiducia reciproca e favorisce la divi<strong>si</strong>one burocratica del lavoro intesa come <strong>il</strong> mezzo più idoneo a<br />
controllare le prestazioni lavorative.<br />
Al contrario nel modello giapponese le man<strong>si</strong>oni hanno confini poco preci<strong>si</strong> e i dipendenti<br />
sono sollecitati a partecipare alle deci<strong>si</strong>oni riguardanti la produzione.<br />
Il coinvolgimento dei dipendenti trova la manifestazione più evidente nel co<strong>si</strong>ddetto principio<br />
di “autonomazione” (contrazione di autonomia e automazione, in giapponese Jidoka) os<strong>si</strong>a nel<br />
diritto – dovere dei dipendenti d’interrompere <strong>il</strong> flusso produttivo ogni volta che notano delle<br />
anomalie o dei difetti, e di segnalarlo attraverso indicatori lumino<strong>si</strong> in modo che <strong>si</strong> possa<br />
effettuare una correzione immediata senza sprechi di produzione e dei materiale.<br />
34 © 2003 www.ea2000.it -<br />
- N. 4/2005