organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato
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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />
gruppi multinazionali del settore automotive, all’ampliamento dei rapporti produttivi con <strong>il</strong> resto<br />
degli stab<strong>il</strong>imenti italiani di Fiat Auto e all’aumento comples<strong>si</strong>vo del numero di occupati (dovuto<br />
non solo all’insediamento di nuove aziende).<br />
Alla fine del 2001 le aziende che componevano l’indotto e che aderivano al Consorzio Acm<br />
(Consorzio Autocomponentistica Mezzogiorno) erano venticinque e impiegavano nell’in<strong>si</strong>eme<br />
circa 3.400 addetti.<br />
A distanza di otto anni l’incremento del numero di aziende e dell’occupazione non rispecchia,<br />
tuttavia, le condizioni e i presupposti iniziali che hanno caratterizzato l’insediamento della Fiat,<br />
poiché a distanza di quattordici anni – <strong>il</strong> contratto di programma risale infatti al 1991 – sono<br />
diver<strong>si</strong> i fattori intervenuti a modificare <strong>il</strong> quadro della produzione automob<strong>il</strong>istica della Fiat<br />
rispetto alle sue previ<strong>si</strong>oni.<br />
Dall’annuncio dell’investimento di Melfi all’accordo <strong>si</strong>glato con la General Motors, r<strong>il</strong>evanti<br />
sono state le trasformazioni avvenute all’interno del gruppo, con effetti anche sugli stab<strong>il</strong>imenti<br />
meridionali.<br />
Tra questi va messo in evidenza <strong>il</strong> processo di ristrutturazione che ha portato a una costante<br />
diminuzione del numero di auto prodotte negli stab<strong>il</strong>imenti piemonte<strong>si</strong>, a fronte di una crescita<br />
della produzione negli stab<strong>il</strong>imenti del Sud (per Melfi va calcolata una quota percentuale della<br />
produzione auto della Fiat in Italia che nel 1997 era pari al 27%).<br />
Hanno inoltre assunto r<strong>il</strong>evanza le modificazioni organizzative degli stab<strong>il</strong>imenti: dalla<br />
fabbrica integrata a quella <strong>modulare</strong> (terziarizzazione dei servizi e delle produzioni). Allo stesso<br />
tempo le aziende fornitrici di primo livello sono state interessate da proces<strong>si</strong> di fu<strong>si</strong>one che hanno<br />
riguardato, in molti ca<strong>si</strong>, anche aziende italiane del settore automotive presenti nell’indotto<br />
melfitano.<br />
In questo quadro vanno segnalati da ultimo alcuni fattori r<strong>il</strong>evanti. Il primo riguarda <strong>il</strong> ruolo<br />
sempre più importante dei grandi fornitori di primo livello circa <strong>il</strong> numero di componenti forniti e<br />
<strong>il</strong> coinvolgimento nella stessa progettazione, ciò che ha portato alla definizione delle grandi case<br />
da costruttrici a semplici assemblatrici; la riduzione del numero dei fornitori diretti – nel caso<br />
della Fiat <strong>si</strong> è passati dai 1.350 del 1979 ai 390 del 1999 –; la forte concentrazione delle aziende<br />
della componentistica in Piemonte con conseguenti ricadute sull’effettivo contributo delle<br />
aziende meridionali, <strong>si</strong>a sul piano quantitativo <strong>si</strong>a sul piano qualitativo, a fronte del maggior peso<br />
produttivo degli stab<strong>il</strong>imenti di assemblaggio presenti nel Mezzogiorno.<br />
6.1 - Il parco fornitori<br />
L’investimento della Fiat a Melfi è stato caratterizzato dal contemporaneo insediamento di una<br />
parco fornitori di primo livello intorno allo stab<strong>il</strong>imento Sata, secondo <strong>il</strong> modello della fornitura<br />
muro a muro e di quello just in time. Nel contratto di programma, <strong>si</strong>glato dalla Fiat e dall’allora<br />
ministero dell’Intervento straordinario per <strong>il</strong> Mezzogiorno, deliberato dal Cipi nell’apr<strong>il</strong>e 1991,<br />
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