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organizzazione snella e modulare. Come si adatta il sindacato

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M. Canauz – Oltre <strong>il</strong> taylorismo: l’Organizzazione Snella, quella Modulare e <strong>il</strong> loro Riflesso sul Sindacato<br />

production sta producendo una sorta di devastazione delle vite private e sociali di uomini e<br />

donne, in un modo che sarebbe stato impensab<strong>il</strong>e trenta o quaranta anni fa.<br />

Alla domanda fatta alle persone su quanto a lungo pensassero di poter continuare nei loro<br />

lavori attuali la maggioranza <strong>si</strong> è dichiarata pes<strong>si</strong>mistica sulla pos<strong>si</strong>b<strong>il</strong>ità di farlo fino al<br />

raggiungimento dell’età pen<strong>si</strong>onab<strong>il</strong>e. Mentre fino alla metà degli anni ‘70 era piuttosto tipico<br />

che i lavoratori andassero in pen<strong>si</strong>one dopo aver completato la loro vita lavorativa nelle fabbriche<br />

automob<strong>il</strong>istiche, ora ciò sembra essere diventato un problema.<br />

La stessa cosa può dir<strong>si</strong> sui <strong>si</strong>stemi di turnazione con i loro effetti sulla vita personale,<br />

fam<strong>il</strong>iare e relazionale nei luoghi di insediamento greenfield.<br />

L’indagine di Vitale (2001) su Melfi ne è una dimostrazione.<br />

Da queste ricerche uno dei punti maggiormente controver<strong>si</strong> riguarda <strong>il</strong> fatto se in questo<br />

modello <strong>il</strong> lavoro umano diventa realmente più intelligente o diventa soltanto più gravoso o forse<br />

tutte e due le cose as<strong>si</strong>eme. La controver<strong>si</strong>a non riflette solo le convinzioni di due differenti<br />

orientamenti dottrinali ma nasce dall’intrinseca ambiguità del modello.<br />

L’ambiguità trae origine dal fatto che un <strong>si</strong>stema produttivo che culmina nel JIT è<br />

efficientis<strong>si</strong>mo se tutto gira al meglio ma è frag<strong>il</strong>is<strong>si</strong>mo se sorge un qual<strong>si</strong>a<strong>si</strong> intoppo.<br />

Di conseguenza per poter funzionare questo <strong>si</strong>stema richiede un ambiente sociale favorevole,<br />

dipendenti assolutamente collaborativi ed un’estrema dedizione al lavoro.<br />

Nel JIT scrivono i testi di managment <strong>il</strong> lavoro umano diventa più responsab<strong>il</strong>e ma più<br />

impegnativo, più fles<strong>si</strong>b<strong>il</strong>e ma più d<strong>il</strong>igente, più di gruppo ma più controllab<strong>il</strong>e, meno burocratico<br />

ma non meno vincolante sul piano dei rapporti interni alla comunità di lavoro.<br />

Di fronte a questa ambiguità, spesso basta la scelta di un aggettivo, l’uso di una tonalità<br />

piuttosto di un’altra, l’inver<strong>si</strong>one retorica degli argomenti perché lo scenario di stimolante<br />

competizione suggerito dai fautori del modello <strong>si</strong> trasformi per mano dei critici in un incubo<br />

oppres<strong>si</strong>vo. In altre parole non <strong>si</strong> sarebbe di fatto superato <strong>il</strong> Taylorismo ma <strong>si</strong> sarebbe solo<br />

interiorizzato questo modello.<br />

Secondo alcuni le fabbriche giappone<strong>si</strong> (compreso la Toyota) <strong>si</strong> propongono in realtà di<br />

essere più tayloriste di Taylor, dal momento che <strong>si</strong> prefiggono non soltanto di eliminare la<br />

poro<strong>si</strong>tà del lavoro ma di ottenere la collaborazione attiva degli operai, in nome del principio che<br />

chi non collabora ad eliminare i tempi morti non è degno di rispetto.<br />

Lo stesso Ohno in un’intervista dichiarò di non esser<strong>si</strong> mai proposto di superare <strong>il</strong> taylorismo<br />

ma di averlo pensato al contrario.<br />

La questione rimane di fatto aperta e dubbia anche se è probab<strong>il</strong>e che Ohno comprese che<br />

per ottenere <strong>il</strong> mas<strong>si</strong>mo rendimento bisognava attaccare <strong>il</strong> potere degli operai profes<strong>si</strong>onisti non<br />

- © 2003 www.ea2000.it - N. 4/2005 41

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