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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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simboli e archetipi ben presenti nella mente del loroartefice, ma che, allo stesso tempo, sembrano perdersinel flusso dei ricordi. Ma quale concretezza Varoli saimmettere in quei ritratti, che non rappresentano maimodelli generici o tipi impersonali, bensì riescono adimmortalare la realtà circostante in maniera vitalissima,sanguigna, intensamente partecipata! Lo stesso si puòdire dei frequenti nudi del pittore, che non dannol’impressione di essere il frutto di un lavoro fatto instudio con modelle, ma sembrano di più uscire dallamemoria delle “case chiuse”.Al piano terra di Palazzo Sforza era allestita la sezioneprincipale della mostra vera e propria. Un excursus indue sole stanze, sufficiente, però, ad avvertire ilpercorso artistico di un uomo sospeso fra Ottocento eNovecento, con quella robusta nostalgia figurativatemperata o forse rafforzata dai nuovi mezzi tecnici cheaveva a disposizione. Esemplificativi di questo doppiobinario ci sono parsi i volti paonazzi di alcuni contadini,che non ci sembra stiano a significare una genericarappresentazione della vita di campagna, bensì risaltanoin maniera realistica grazie all’uso efficace di pennellategrosse, cupe, strettamente imparentate col coevoespressionismo.Quasi depisisiano il Paesaggio invernale del 1934, coni suoi alberi scheletrici e il tratto denso e sfumato; cosìpure il Ritratto di Demo del 1956, o Figura in giardino,s.d. in cui i raggi del sole si diffondono in una scenaabbagliante grazie a pennellate smaltate, ci paionorisentire non poco del mondo espresso dal pittoreferrarese.Il primo piano ospita il Museo Varoli, ove siammirano, soprattutto, le opere scultoree dell’artista:teste in terracotta, manichini – un gigantesco e funereoPaganini sembra dominare lo spazio circostante dall’altodel suo violino – faccioni in cartapesta che, a suotempo, avevano animato i carri di Carnevale e altroancora.Uscendo dal Palazzo Sforza, dall’altra parte della stradasi accede, attraverso un androne e un giardino, allaCasa Varoli. Vi si trovano ampie testimonianze di quellache fu l’altra grande passione dell’artista, che nel 1931si era diplomato in contrabbasso alla Regia AccademicaFilarmonica di Bologna. Oltre a tre pregevoli esemplaridello strumento prediletto sono presenti violoncelli eviolini, ma anche tracce di un’arte musicale popolare –le ocarine – che Varoli foggiava di sua mano e suonavacon grande divertimento e, infine, un numeroimprecisato di strumenti là trasferiti dal teatrocomunale di Cotignola, distrutto dai bombardamenti.Nella Chiesa del Pio Suffragio è stato, invece, ricordatol’impegno di Varoli a offrire rifugio e protezione ad ebreie ricercati politici durante il periodo bellico, attività perle quali l’artista venne insignito del titolo di Giusto tra leNazioni.Parallelamente, nella Chiesa del Pio Suffragio dellavicina Bagnacavallo, è stata allestita un’ulteriore sezionedella mostra con tele provenienti da collezioni private –come già alcune di quelle esposte a Cotignola.L’insieme della produzione artistica di Varoli, visibile neidue centri in provincia di Ravenna, come pure quellaospitata in altri musei o in raccolte pubbliche e private,è raffigurata nel catalogo predisposto per la mostradall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali dellaRegione Emilia-Romagna.Non si può, poi, tacere l’importanza didattica dell’artistadi Cotignola. Il titolo della mostra, anzi, privilegiavaproprio l’aspetto educativo dell’attività di Varoli, che, senel suo paese natale diresse la “Scuola Arte e Mestieri”,seppe lasciare feconde tracce del suo insegnamentoanche a Massa Lombarda, a Lugo e a Ravenna. Inoltre,come si legge all’interno del catalogo nel saggio LuigiVaroli, una vita d’artista, scritto da Raffaella Zama, lacasa dell’artista nelle ore pomeridiane diventava “unasorta di scuola organizzata fra lezioni d’arte e di musicacome una bottega all’antica”.Un centro sobrio, quello che emana da Varoli, esenteda vaniloqui intellettualistici e da formalismi estetizzantie che si prefigge di fermare un mondo, quello popolaresoprattutto, servendosi di mezzi espressivi rinnovati cheil suo artefice tiene sempre saldamente in pugno, di cuisi serve e mai al loro servizio.Enzo Vignoli– Conselice (Ra) –SCRITTORI PER UN <strong>A<strong>NN</strong>O</strong>Rai Educational presenta “Scrittori per unanno”, un programma di Isabella Donfrancesco e diFlavia Borelli, Manuela Mattioli, Alessandra Urbani. Laprima puntata è andata in onda martedì 3 febbraioalle ore 01.00 su RaiUno.25 appuntamenti, nella nuova edizione cheprosegue il viaggio nella letteratura contemporanea edel Novecento, raccontata dai suoi protagonisti, di ierie di oggi. Poeti e narratori, incontrati nei luoghi caridella loro vita e opera, propongono un vero e proprioautoritratto. Inoltre, questa terza serie presenta alcunepuntate tematiche, veri e propri percorsi a più voci suargomenti quali le guerre, l’amore, la scrittura.Numerose nuove interviste ad autori che negli annipiù recenti hanno raggiunto la maturità con opere dinotevole rilevanza, come Alberto Bevilacqua, AntonioTabucchi, Marco Lodoli, Erri De Luca, Edoardo Albinati,Massimo Carlotto, Domenico Starnone, Giancarlo DeCataldo, Carlo Lucarelli, Gianrico Carofiglio, per citarnealcuni, insieme a scrittori stranieri del calibro di AlainRobbe-Grillet e Nadine Gordimer.Accanto a loro, da una parte, narratori e poeti dicapitale e consolidata importanza ormai scomparsi,quali Mario Soldati, Lalla Romano, Attilio Bertolucci,Amelia Rosselli, Mario Luzi, Dario Bellezza, GinaLagorio, Enzo Siciliano; dall’altra ritratti amplificati eaggiornati nel tempo, tra i quali Dacia Maraini, AldaMerini, Raffaele La Capria, Maria Luisa Spaziani, MarisaBulgheroni, Vincenzo Consolo, Elisabetta Rasy, CarloFruttero, per citarne alcuni.Apre la serie una puntata tematica sulle guerra conriflessioni, ricordi, suggestioni affidati alla voce discrittori di diverse generazioni da Mario Soldati a MarioLuzi, da Francesca Sanvitale a Rosetta Loy. E ancora: laquestione ebraica, la Shoah raccontati da AngelaBianchini e Lia Levi. In chiusura, una lettura di EraldoAffinati tratta da una delle sue opere.102<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009

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