simboli e archetipi ben presenti nella mente del loroartefice, ma che, allo stesso tempo, sembrano perdersinel flusso dei ricordi. Ma quale concretezza Varoli saimmettere in quei ritratti, che non rappresentano maimodelli generici o tipi impersonali, bensì riescono adimmortalare la realtà circostante in maniera vitalissima,sanguigna, intensamente partecipata! Lo stesso si puòdire dei frequenti nudi del pittore, che non dannol’impressione di essere il frutto di un lavoro fatto instudio con modelle, ma sembrano di più uscire dallamemoria delle “case chiuse”.Al piano terra di Palazzo Sforza era allestita la sezioneprincipale della mostra vera e propria. Un excursus indue sole stanze, sufficiente, però, ad avvertire ilpercorso artistico di un uomo sospeso fra Ottocento eNovecento, con quella robusta nostalgia figurativatemperata o forse rafforzata dai nuovi mezzi tecnici cheaveva a disposizione. Esemplificativi di questo doppiobinario ci sono parsi i volti paonazzi di alcuni contadini,che non ci sembra stiano a significare una genericarappresentazione della vita di campagna, bensì risaltanoin maniera realistica grazie all’uso efficace di pennellategrosse, cupe, strettamente imparentate col coevoespressionismo.Quasi depisisiano il Paesaggio invernale del 1934, coni suoi alberi scheletrici e il tratto denso e sfumato; cosìpure il Ritratto di Demo del 1956, o Figura in giardino,s.d. in cui i raggi del sole si diffondono in una scenaabbagliante grazie a pennellate smaltate, ci paionorisentire non poco del mondo espresso dal pittoreferrarese.Il primo piano ospita il Museo Varoli, ove siammirano, soprattutto, le opere scultoree dell’artista:teste in terracotta, manichini – un gigantesco e funereoPaganini sembra dominare lo spazio circostante dall’altodel suo violino – faccioni in cartapesta che, a suotempo, avevano animato i carri di Carnevale e altroancora.Uscendo dal Palazzo Sforza, dall’altra parte della stradasi accede, attraverso un androne e un giardino, allaCasa Varoli. Vi si trovano ampie testimonianze di quellache fu l’altra grande passione dell’artista, che nel 1931si era diplomato in contrabbasso alla Regia AccademicaFilarmonica di Bologna. Oltre a tre pregevoli esemplaridello strumento prediletto sono presenti violoncelli eviolini, ma anche tracce di un’arte musicale popolare –le ocarine – che Varoli foggiava di sua mano e suonavacon grande divertimento e, infine, un numeroimprecisato di strumenti là trasferiti dal teatrocomunale di Cotignola, distrutto dai bombardamenti.Nella Chiesa del Pio Suffragio è stato, invece, ricordatol’impegno di Varoli a offrire rifugio e protezione ad ebreie ricercati politici durante il periodo bellico, attività perle quali l’artista venne insignito del titolo di Giusto tra leNazioni.Parallelamente, nella Chiesa del Pio Suffragio dellavicina Bagnacavallo, è stata allestita un’ulteriore sezionedella mostra con tele provenienti da collezioni private –come già alcune di quelle esposte a Cotignola.L’insieme della produzione artistica di Varoli, visibile neidue centri in provincia di Ravenna, come pure quellaospitata in altri musei o in raccolte pubbliche e private,è raffigurata nel catalogo predisposto per la mostradall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali dellaRegione Emilia-Romagna.Non si può, poi, tacere l’importanza didattica dell’artistadi Cotignola. Il titolo della mostra, anzi, privilegiavaproprio l’aspetto educativo dell’attività di Varoli, che, senel suo paese natale diresse la “Scuola Arte e Mestieri”,seppe lasciare feconde tracce del suo insegnamentoanche a Massa Lombarda, a Lugo e a Ravenna. Inoltre,come si legge all’interno del catalogo nel saggio LuigiVaroli, una vita d’artista, scritto da Raffaella Zama, lacasa dell’artista nelle ore pomeridiane diventava “unasorta di scuola organizzata fra lezioni d’arte e di musicacome una bottega all’antica”.Un centro sobrio, quello che emana da Varoli, esenteda vaniloqui intellettualistici e da formalismi estetizzantie che si prefigge di fermare un mondo, quello popolaresoprattutto, servendosi di mezzi espressivi rinnovati cheil suo artefice tiene sempre saldamente in pugno, di cuisi serve e mai al loro servizio.Enzo Vignoli– Conselice (Ra) –SCRITTORI PER UN <strong>A<strong>NN</strong>O</strong>Rai Educational presenta “Scrittori per unanno”, un programma di Isabella Donfrancesco e diFlavia Borelli, Manuela Mattioli, Alessandra Urbani. Laprima puntata è andata in onda martedì 3 febbraioalle ore 01.00 su RaiUno.25 appuntamenti, nella nuova edizione cheprosegue il viaggio nella letteratura contemporanea edel Novecento, raccontata dai suoi protagonisti, di ierie di oggi. Poeti e narratori, incontrati nei luoghi caridella loro vita e opera, propongono un vero e proprioautoritratto. Inoltre, questa terza serie presenta alcunepuntate tematiche, veri e propri percorsi a più voci suargomenti quali le guerre, l’amore, la scrittura.Numerose nuove interviste ad autori che negli annipiù recenti hanno raggiunto la maturità con opere dinotevole rilevanza, come Alberto Bevilacqua, AntonioTabucchi, Marco Lodoli, Erri De Luca, Edoardo Albinati,Massimo Carlotto, Domenico Starnone, Giancarlo DeCataldo, Carlo Lucarelli, Gianrico Carofiglio, per citarnealcuni, insieme a scrittori stranieri del calibro di AlainRobbe-Grillet e Nadine Gordimer.Accanto a loro, da una parte, narratori e poeti dicapitale e consolidata importanza ormai scomparsi,quali Mario Soldati, Lalla Romano, Attilio Bertolucci,Amelia Rosselli, Mario Luzi, Dario Bellezza, GinaLagorio, Enzo Siciliano; dall’altra ritratti amplificati eaggiornati nel tempo, tra i quali Dacia Maraini, AldaMerini, Raffaele La Capria, Maria Luisa Spaziani, MarisaBulgheroni, Vincenzo Consolo, Elisabetta Rasy, CarloFruttero, per citarne alcuni.Apre la serie una puntata tematica sulle guerra conriflessioni, ricordi, suggestioni affidati alla voce discrittori di diverse generazioni da Mario Soldati a MarioLuzi, da Francesca Sanvitale a Rosetta Loy. E ancora: laquestione ebraica, la Shoah raccontati da AngelaBianchini e Lia Levi. In chiusura, una lettura di EraldoAffinati tratta da una delle sue opere.102<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009
Ritratti, storie, percorsiScrittori per un anno è un programma, giunto allaterza edizione, sui più significativi scrittori dellaletteratura italiana.Il programma ha proposto veri e propri ritratti dipoeti e narratori ripresi nei luoghi a loro cari. Ognisingolo scrittore racconta in prima persona, senzal’ausilio di voci esterne, la sua storia privata, la suapoetica, gli aspetti meno noti delle sue opere.Scrittori per un anno, attraverso monografieautonome e indipendenti, si pone come un originalepercorso attraverso immagini e voci dei protagonistidella nostra storia letteraria recente.Il progetto, nato da un primo nucleo di interviste cherisale agli inizi degli anni ‘90, si è arricchito nel tempo divoci, suggestioni, nuovi incontri che, accanto ai primiirrinunciabili nomi, costituiscono oggi gli snodi di unacollezione rara e preziosa che attraversa più generazioniletterarie e le inanella in un unico sorprendente lavorocorale.Agli oltre 70 scrittori delle prime due serie siaggiungono quest’anno altre interviste, oltre ad alcunipercorsi tematici su argomenti di grande interesse.“imbrattatele”, “un ciarlatano di piazza”. Tali epitetisonanti sembrano muovere da un sentimento avversomolto più forte di quello intravisto dal Longhi stesso chedefinisce quella del Vasari “interpretazione burlesca,quasi sacchettiana”. Persino l’intento del Vasari dicodificare ben precise regole accademiche alle quali ipittori dovevano attenersi, pena il diventareautomaticamente oggetto di sommaria censura, nonsembra sufficiente a giustificare una simile acrimonianei confronti di Aspertini.La Pinacoteca Nazionale di Bologna, in occasione deifesteggiamenti per il bicentenario della sua attività, ha(Fonte: Ufficio Stampa Rai – Radiotelevisione italiana/Sezioneaccreditati)“AD ALTA VOCE” TONI SERVILLO LEGGESCIASCIADopo Gli indifferenti di Moravia e I dolori del giovaneWerther di Goethe, Toni Servillo torna a Radio3 per lalettura delle straordinarie pagine de Il giorno dellacivetta di Leonardo Sciascia.Dal 2 al 27 febbraio 2009, Servillo è stato ilprotagonista di Ad alta voce, dal lunedì al venerdì alle9.00 e, in replica, alle 14.00, per le prime tre settimanedel mese Servillo ha letto il romanzo più celebre diSciascia. L’ultima settimana di febbraio è invece statadedicata al breve poliziesco Una storia semplice,pubblicata nel giorno della morte dello scrittore per suaesplicita richiesta.La prefazione e postfazione nella prima ed ultimapuntata del ciclo radiofonico sono a cura di uno dei piùnoti fotografi italiani, Ferdinando Scianna, nato aBagheria e attento studioso della cultura e delletradizioni siciliane. Proprio con Sciascia realizzò nel1965 un libro catalogo sulle festività religiose dell’isola.(Fonte: Ufficio Stampa Rai – Radiotelevisione italiana/Sezioneaccreditati)AMICO ASPERTINI, PITTORE “SOMMAMENTEROMANTICO”“L’Aspertini è un vero pittore (…) sommamenteromantico (…) appartenente al barbaro e dissestatosettentrione”. Con queste parole, nel 1934 RobertoLonghi riabilitò la figura di Amico Aspertini, stroncatosenza remissione dal contemporaneo Vasari che, nellesue Vite, lo aveva dipinto “fuor di squadra”,presentato la prima monografia mai dedicata al suoconcittadino: la mostra Amico Aspertini, artista bizzarronell’età di Dürer e Raffaello, che ha chiuso i battenti il26 gennaio. Questo modo di titolare, proprio a causadell’ambivalente e oscillante giudizio critico – “primadelle fondamentali aperture di Longhi (…), la storia diuna sfortuna”, scrive la curatrice della mostra DanielaScaglietti Kelescian all’interno del catalogo della SilvanaEditoriale – potrebbe indirizzare verso un’ideapreconcetta, chiusa dall’aspettativa instradata da unacategoria psicolinguistica, la bizzarria, di natura per lomeno limitativa, se non addirittura ambigua.Nel 1950, sedici anni dopo il salvataggio di Aspertini,nel concludere la prefazione alla Mostra del TrecentoBolognese, Longhi definirà quella pittura “brutalmentesincera e impulsiva”. L’eminente critico, dunque,<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009 103
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