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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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allora che Carcano viene ad assumere un ruolo di primopiano: a lui infatti spetterà il difficile compito non solodi tradurre Shakespeare, ma di tradurlo nel rispetto deigusti del pubblico italiano dell’epoca. A tale scopo, purconsiderando principio inderogabile l’assoluto rispettodel testo originale, decide di operare, come diceDuranti, una sorta di “ingentilimento” (1979: 90) deldramma, dovuto essenzialmente all’uso del versoesteso a tutte le parti della tragedia, che viene così adassumere un “tono alto e declamatorio che appunto vaincontro al gusto del pubblico non abituato, anzi ostile,alle continue variazioni di tono ed agli intrecci tracolloquiale ed aulico così caratteristici del linguaggioshakespeariano” (Duranti, 1979: 84). Nonostante talelimite comunque, la traduzione del Carcano si presentaabbastanza vicina al testo originale e pur nonconservando i “riti” iniziali pronunciati da Desdemona,che diventano “diritti”[12], permette comunque dileggere nel dramma la manifestazione del rito e lasuccessiva trasformazione del sacrificio in assassinio,grazie alla presenza di termini ricorrenti anche initaliano e alla resa di “sacrifice” con “sacrificio”appunto. Del resto una lettura in termini di rito dipurificazione dell’uccisione di Desdemona doveva giàessere stata individuata sia da Rossi che da Salvini.Ernesto Rossi infatti, ricordando il successo della suaprima interpretazione di Otello, scriveva: “Il pubblicouscì commosso per la triste fine di Desdemona; mapiangeva alla sciagurata sorte di Otello, ed io procuraidi fare in lui più che l’assassino ed il carnefice,l’inevitabile sacrificatore”[13], mentre Tommaso Salviniaffermava: “Non può sopportare che com’ella ingannò ilpadre, e quindi il marito, possa altri tradire; perciò sierige giudice e giustiziere; è un sacrificio dovuto allasocietà. Egli credesi nell’obbligo di compierlo; e neldiritto di non occultarlo”[14]. Nonostante le parole delRossi, sembra tuttavia che la sua interpretazione diOtello sottolineasse più che altro il lato passionale,barbaro e selvaggio del protagonista, aspettoevidenziato soprattutto nella scena dell’uccisione diDesdemona, dove più che in un “sacrificatore” Otello sitrasforma in un vero e proprio assassino crudele,decidendo non di soffocare, ma piuttosto di strangolarela moglie sulla scena, prolungandone addirittural’agonia e destando l’orrore del pubblico (in proposito siveda Busi, 1973: pp. 175). Salvini invece, fedele allesue dichiarazioni, vede in Otello soprattutto un uomoinnamorato, non un selvaggio, convinto di compiere unvero e proprio sacrificio nell’uccisione di Desdemonainterpretazione che porterà l’attore a modificare alcunescene del dramma, decidendo di non rappresentaresulla scena il soffocamento di Desdemona e dimodificare la scena del suicidio di Otello, che si toglie lavitatagliandosi la gola. Bisogna comunque ricordareche, sebbene entrambi gli attori abbiano sicuramenteutilizzato la versione di Carcano per le lororappresentazioni, i rimaneggiamenti “che gli stessigrandi attori erano andati operando sulle versioni‘grossolane’ del Carcano” (Bragaglia, 1973: 25)dovevano essere molti. Sappiamo inoltre che la censuraintervenne sui testi tradotti con “alcuni ridicoli tagli”(Duranti, 1979: 103). Non solo, Carcano stesso lavorò avari adattamenti e “riduzioni per la scena” nei qualiappunto le esigenze teatrali dovevano essere antepostea quel criterio di assoluto rigore filologico che inveceaveva voluto seguire nelle traduzioni stampate. Comeriferisce Riccardo Duranti, Carcano in pochi annipropose almeno sei riduzioni per la scena a Salvini, ma“purtroppo è difficile giudicare con esattezzal’intervento effettivo del Carcano sui testi perché questiin genere ci sono pervenuti sotto forma di copioni (il piùdelle volte stampati all’estero ed in data moltoposteriore) e cioè dopo che essi erano già statisottoposti ad ulteriori tagli e modifiche a cura degliattori stessi: è perciò pressoché impossibile discernerela paternità dei vari interventi” (Duranti, 1979: 104).Duranti ritiene comunque probabile che “gli attoridelegassero quasi completamente a Carcano il tessutoverbale del testo, […]. In realtà essi si riservavano poidi “eseguire” le indicazioni in esso contenute affidandoil senso alle proprie capacità espressive” (Duranti,1979: 107). Naturalmente sia le interpretazioni di Rossiche quelle di Salvini nascono tutte, comunque, dallostesso dramma e anche se le rappresentazioni che nesono nate sono evidentemente diverse, tuttavia èimportante sottolineare come entrambe rilevino lapresenza del sacrificio/assassinio. In effetti, analizzandola versione del Carcano, si nota la presenza di terminiche ricorrono più volte e che permettono di interpretareil testo in tal senso. Prima di tutto la presenzaossessiva di termini quali “peccato” “colpa”, “reo”,“fallo”[15] , presenti nel testo 43 volte, il ricorso aparole come “confessare”, “contaminare”,“corrompere”[16], atte ad evidenziare la trasformazionedi Desdemona da pura a corrotta. Non solo, ricorronotermini quali “dannato”, “dannarsi”[17], “carnefice” e“assassino”[18]. Il letto di Desdemona inoltre verrà“lavato”[19] col sangue, espressione questa chesuggerisce la necessità dell’espiazione del peccato, perquanto poi Otello non voglia “versarne il sangue”[20],espressione che ancora una volta ci riporta all’idea delsacrificio della “bianca agnella”[21], come era statadefinita inizialmente Desdemona[22]. Da notare poicome nella traduzione di Carcano compaia spesso iltermine “diavolo”[23], seppure non così spesso comenella versione del Piccoli, maggiormente aderenteall’originale. Insomma, malgrado la versificazione, chenaturalmente costringe il traduttore a difficoltà ulterioririspetto a quelle già presentate dal testo, tuttavia èpossibile riconoscere la presenza del rito e del sacrificio,presenza sottolineata anche dal continuo ricorso adespressioni che vorrebbero evocare la presenza deldivino a testimone delle azioni compiute daiprotagonisti.La versione di Raffaello Piccoli, letterale e con il testoa fronte, è del 1934, si inserisce quindi in un contestostorico evidentemente molto diverso da quello in cui eranata la versione del Carcano. Piccoli non ha bisogno di“ingentilire” il dramma, ormai noto al pubblico graziealle successive traduzioni, molte di successo, comequella del Carcano stesso o di Carlo Rusconi, e allerappresentazioni teatrali che si sono avvicendate nelcorso degli anni. La sua non nasce come traduzioneteatrale ed il criterio principale che la informa è quellodella rigorosa aderenza all’originale. La versione ècaratterizzata da un’attenta ricerca della parola; Piccoliinfattivoleva produrre una versione filologica del testo,per questo motivo ritiene di fondamentale importanza86<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009

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