memorie di traduzione, sui glossari terminologici. Nonda ultimo, la pubblicazione è corredata da un’appendicenormativa sulla “Protezione del diritto d’autore e di altridiritti connessi al suo esercizio” (pp. 223-271).Ma terminiamo con una delle tante gemme di cui ilvolume generosamente abbonda: cosa si intende pertraduzione del software? La nozione, a quanto si legge,non avrebbe nulla a che spartire con la “traduzione inaltra lingua”. Si tratterebbe infatti della “traduzionedella forma del codice” ovvero della “conversione delleistruzioni di un programma espresse in un linguaggio diprogrammazione in quelle corrispondenti di un altrolinguaggio” (pp. 115-116). Siamo di fronte a un caso ditraduzione intersemiotica o intrasemiotica?La nostra recensione ha inteso illustrare alcuni puntinodali della questione. Ai lettori il compito facilitato ditrovare risposte ai propri quesiti. Il volume èdisponibile, facciamone buon uso. Dopo tanta fatica, ilsuo autore non chiede di meglio. *BibliografiaBenjamin W., Il compito del traduttore, in Angelus Novus, acura di R. Solmi, Einaudi, Torino, 1962.Conte M.-E., Condizioni di coerenza. Ricerche di linguisticatestuale, Nuova edizione con l’aggiunta di due saggi, (a curadi) Bice ortasa Garavelli, Edizioni dell’Orso, Alessandria,1999.Bodei R., L’idea di creatività, Convegno internazionale sullacreatività e l’innovazione, 28 e 29 settembre 2004, Firenze. Lasintesi dell’intervento è reperibile sul sito:http://www.nuovoeutile.it/index.php?cat=3&lang=itaMegale F., Il diritto d’autore del traduttore, in La Nota delTraduttore, rivista letteraria online. L’articolo è reperibileall’indirizzo:http://www.lanotadeltraduttore.it/diritto_dautore_traduttore2.htmNote[1] Megale F., Il diritto d’autore del traduttore, in La Nota delTraduttoreCorsivo, rivista letteraria online. L’articolo èreperibile all’indirizzo:http://www.lanotadeltraduttore.it/diritto_dautore_traduttore2.htm[2] Ibidem[3] Ibidem[4] Citato da Bodei R. in L’idea di creatività, Convegnointernazionale sulla creatività e l’innovazione28 e 29 settembre 2004, Firenze, reperibile sul sito:http://www.nuovoeutile.it/index.php?cat=3&lang=ita[5] Ricordiamo a questo proposito che “derivata” è lo stessoaggettivo utilizzato da W. Benjamin per descrivere la diversaintenzione del poeta e del traduttore:l’intenzione “del poeta èingenua, primaria, intuitiva, quella del traduttore, derivata,ultima, ideale”. Benjamin W., Il compito del traduttore, p. 47.[6] Secondo la definizione di Conte, “il complemento oggettodi un verbum afficiendi è un obiectum effectum; ilcomplemento oggetto d’un verbum afficiendi è un obiectumaffectum” Conte M.-E., Condizioni di coerenza. Ricerche dilinguistica testuale, p. 38.* Da inTRAlinea 2005 [online] www.intralinea.itDanio MaldussiAntonio PennacchiSHAW 150Storie di fabbriche e dintorniMondatori 2006, € 8,40“Storie di fabbrica e dintorni”,quelli rurali delle terre di bonificadell’agro-pontino, ricorrenti nelbinomio “Latina-Littoria” e forsepostuma estensione dell’apparenteossimoro incarnato nel fasciocomunista (certo che, sefosse stato Pasolini e non Lucchetti a girare Mio fratelloè figlio unico, avrebbe sicuramente restituito anche ifascisti da Marte su questa terra). Frammenti di vitaoperaia ma anche contadina, di veneti immigrati,camerati nazional-popolari della prima ora e compagnifuori da ogni dubbio di socialdemocrazia, quandoancora “era un continuo fiorire di stelle a cinque punte”nei gabinetti degli stabilimenti. Storie democristianedello sviluppo del dopoguerra che s’intrecciano, incontinue dissolvenze, con quelle antecedenti, tra unonnipresente fantasma del duce e, qua e là, andandooltre nel tempo, fino a lontane razzie perpetuate daiVandali per dimostrare la perseverante inclinazione diqualche popolazione locale. Aneddoti e paradossisedimentano, catturati e devoluti al momentoopportuno. Pennacchi è un personaggio diretto earrogante ma certamente originale nel panoramaletterario italiano, capace di suggestioni, di sedurre illettore tra incalzanti agnizioni e repechage ad hoc sulfilo della trama, un verace narratore che dal dettagliosa trarre pretesto per catturare attenzione. Pocopoetico, a dire il vero, ma non scarseggiano i tantiaffetti mancati, l’insolente destino che incombe ed unacerta accondiscendenza al sentimento espresso nellinguaggio popolare. Tra furbetti del quartiere eincidenti di fabbrica, ricorrono perlopiù ambientazionilegate agli anni Sessanta e Settanta. Sono raccontiprecedentemente pubblicati su vari quotidiani. Apre ilnodulo cosmico, che si scioglie in una spirale sanitariaed è apparso su L’Unità. Nel finale di Pomezia, per levie di Roma, torna il leit motiv dell’infarto. Marco è ilpresunto amico che finisce impiccato e la Genesi diMarco è una “memoria pronunciata dall’autore” nelprocesso intentatogli “per calunnia e diffamazione”. Lasinagoga, uscita su Il Tempo, e Ilena, uscita su IlGiornale, sono episodi legati al mondo ebraico e neltrait d’union del personaggio di Ilena, l’ “esotica”. Tra itanti, c’è persino Buffalo Bill che compare, rimodellatoattraverso cronache giornalistiche ottocentesche, perassaporare la sconfitta coi butteri cisternesi e, dulcis infundo, la confessione di qualche comparsa giovanilecon Sandokan da parte dell’autore. Avanti Savoia è,probabilmente, l’episodio più riuscito, ammiccante nelruolo giocato tra retaggi lealisti dello zio Vittorio el’incombente aria di rivoluzione, dove prende coscienza“l’unico monarchico di Lotta Continua. A parte Sofri. Maquello era monarchico per sé stesso, non per i Savoia”.Pennacchi trasmette empatia nel suo essere canesciolto, senza peli sulla lingua neppure nei confronti dichi lo vorrebbe molto più malleabile nel suo essereprorompente, ma nondimeno non si possono nonesprimere riserve su un certo suo radicalismo a trattiinnato, frutto di posizioni estreme nel retaggio28<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009
esperienziale che, indubbiamente, ne fa un personaggioa sé: Pennacchi è Pennacchi, un caratteraccio, ma riccodi personalità e di spunti, lui è parte del suo “Accio”,deluso e caparbiamente ancorato, nostalgicamentesospeso su tutte le tappe ideologico-esistenziali dellasua vita. Per lui il ’68 resta un fatto politico, ditrasformazioni sociali, prima ancora che di costume eatteggiamenti culturali, un “fronte rivoluzionario cheandava da destra a sinistra”. Poi c’è stata “l’irruzionenelle facoltà” con “Almirante, Cerullo, Anderson e tantialtri vertici del MSI, ed è lì che inizia la spaccatura e ilmovimento del sessantotto diventa antifascista”dichiara in una recente intervista rilasciata a SimoneOlla del collettivo Anonima Scrittori di cui è animatore esostenitore del lavoro di giovani scrittori laddove certacultura ufficiale è latitante o si limita ad elargireconcorsi e corsi di scrittura creativa.Enrico Pietrangeli– Roma –LETTERE A UN GIOVANE POETA (1929) DI R. M.RILKEdi Dinalia CampanozziSuccede sempre così, le cose belle giungono percaso. Per caso un giorno si rimane a casa e si accendela radio ed ecco questo libro che, per mezzo di unavoce, viene a bussare alla propria porta. Che bellesorprese, a volte. Questo è un libro intimo, un libropiccolissimo, brevissimo, che si vorrebbe portareovunque perché si sente che in quelle poche pagine èracchiuso un tesoro, che solo pochi possonocondividere.Sì, ogni grande libro ci apre un mondo. Ci sono libri cheurlano, che galoppano via, che, come onde, straripanooltre le pagine per andare a bagnare i quattro angolidel mondo, ridondanti di vita. Libri che senti di doverfar conoscere, di cui devi parlare, che sono proiettativerso l’esterno.Questo no. Lettere a un giovane poeta è un libroforte e umile, indispensabile ma nascosto, come ilsolido pilastro di una casa. Verso questo genere di librisi tende ad essere invece protettivi, in quanto si sentedi dover salvaguardare un qualcosa di estremamenteprezioso, vitale, intimo e modesto. Ma essenziale.Nel 1903, Franz Kappus, giovane aspirante poeta a cuiva stretta la carriera militare appena intrapresa, scriveuna lettera con alcuni suoi versi a Rainer Maria Rilke,celebre poeta e scrittore ceco, chiedendogli consigli ecritiche. Naturalmente Rilke fu lieto di rispondere. Iniziacosì un carteggio breve (dal 1904 al 1908), sincero,fatto di umili consigli e insegnamenti preziosisull’ingrato “mestiere” del poeta che si tramutano,pagina dopo pagina, in un profondo e accorato richiamoad ascoltarsi e ascoltare la voce del silenzio, da troppi etroppo spesso dimenticata . Dieci lettere, dieci lezioni divita e d’arte che molto poco hanno a che fare con lacritica e, anzi, vogliono apertamente rifuggire questointento tanto inutile quanto poco naturale. Poiché lecose della vita sono infinite e ineffabili, sottili, maiunivoche e difficilmente traducibili attraverso la parolache, seppur usata con maestria, non potrà mai coglierele tante sfumature del sentire.Dal profondo. Rilke non smette di ripeterlo.Domande, risposte, silenzi, urgenze, tutto nasce e sisviluppa nel profondo di ognuno e delle cose che cicircondano, tutto viene compreso nell’onesta e pazientemarcia solitaria lungo le strade della vita. In sobria etacita comunione col resto dell’umanità, l’artista devemescolarsi e adattarsi al comune e vile dovere; ma colcuore egli già assapora l’ora più segreta, quell’orainfinita tutta per sé, prezioso nutrimento dell’animo. Avolte, però, essa sembra divenire un grave fardello ed ilsuo insostenibile silenzio è difficile da sopportare. Nellesue pagine Rilke ricorda al giovane e all’umanità interache bisogna invece imparare a saper accarezzare lasolitudine, farne un rifugio sicuro contro la facilità ditutte le convenzioni, proteggerla ad ogni costo epreservarne il mistero che prelude sempre ad unaevoluzione. E quando se ne incrocia un’altra, devonoinchinarsi l’una di fronte all’altra e viaggiare insieme,mai estinguersi.Tutto ciò che circonda la vita non è altro che misteriosasolitudine; vi è un segreto armonioso e impalpabile chealeggia nello spazio e nel tempo e di cui ogni cosaparla. Il vento, i fiori, le esangui rovine di una vecchiacittà, i grandi spazi desolati, il passato, il presente, tuttosi compenetra e si va ad unire in un eterno coro aqualcosa di più grande, di infinito e inafferrabile.Profondo e a tratti incredibilmente lungimirante,Rilke, anch’egli molto giovane (aveva 27 anni quandoscrisse la prima lettera), in queste poche pagineconcede al suo amico lontano e a tutti noi posteri unregalo impareggiabile, schiudendo le porte di un mondosconosciuto ai più, un mondo arcaico e immutabile chepulsa sotto queste ceneri del tempo moderno.Lucianna ArgentinoDIARIO INVERSOManni 2006, € 8,00Diario inverso è un viaggio aritroso, nei labirinti dell’animo, perassecondare quei flussi cheportano a metabolizzare unastagione del sentimento facendoricorso al verso. LuciannaArgentino ha tutta la lucidità e lamaturità poetica per conseguire i migliori risultati conomogeneità e stile, lascia ampio respiro tanto allafruibilità dell’opera quanto alla cosmografia interiore e,soprattutto, non perde mai di vista acume e spessore.Solenne incalza il tempo, “compiuto è l’anno, invertita larotta/ed è risacca che spagina il tempo”, salvificaurgenza di esserci e altrove, varcando il frammentariocaos sedimentato, lo smarrimento. L’ “altrove dove lecose si spogliano/di vaghezza”, dove l’ “abbraccio senzail calore delle braccia” altrui torna di riferimento. “Lucenepente” e poche altre, misurate ricercatezzelinguistiche coronano un essenziale, elegante esuadente versificare per un “presente puro”, “mondatodell’attesa”, ma anche “sativo”. Ricorrono elementireligiosi, a partire da uno “sguardo cireneo”, “strenuadifesa” sull’altro “sguardo”, quello “manicheo”.Anamnesi che, talvolta, non sono prive d’invettive per l’“ottuso sdegno” che “accelerava il disincanto” di una<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200929
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