mute le stelle” (Gassman, 1982: 9). È importantesottolineare questa affermazione di Gassman perché ciriporta nuovamente all’importanza dell’interpretazionedel testo da parte del traduttore. Come abbiamo vistoinfatti, nelle versioni di Carcano e Piccoli è ancorapossibile riconoscere la ritualità di alcuni dei gesticompiuti nel corso del dramma, mentre nella versionedi Quasimodo tale lettura risulta offuscata proprio inbase alle scelte traduttive dell’interprete. È solo grazieallo studio del testo che Gassman si trova costretto adaffrontare questa volta in qualità di traduttore chequella funzione rituale gli sembra ora emergere meglio,consentendogli di identificare il ruolo di Otello aquello diun sacerdote. Naturalmente, questo non significa che laversione di Quasimodo sia in qualche misura “inferiore”alle altre, ma semplicemente mette in evidenza cometraduzioni ugualmente apprezzabili sotto vari punti divista possano mettere in luce elementi testuali differentinon in base ad una “manipolazione” cosciente del testooriginale, ma semplicemente in base all’interpretazionedi quegli stessi elementi da parte di traduttori differenti.Interpreti diversi compieranno scelte dettate nonsemplicemente dalla trasposizione di una parola da unalingua ad un’altra, ma dalle proprie preferenze personalie soprattutto da quella che ritengono essere la chiavedi lettura del testo stesso. Tradurre comporta fare dellescelte ed è di nuovo Eco a sottolineare cometraducendo non si possa mai “essere del tutto certi dinon aver perduto un riverbero ultravioletto, un’allusioneinfrarossa” (Eco, 2003: 94). In questo caso delle tantepossibili letture dell’originale, Carcano e Piccoli hannoscelto di conservare la suggestione di una possibilelettura rituale dei gesti e delle parole dei protagonisti,Quasimodo invece ha preferito lasciare tale possibilità inombra, scegliendo di mettere in risalto elementidifferenti. Quello che è assolutamente importantesottolineare è il valore dell’apporto interpretativo fornitodal traduttore, non semplice trascrittore di un testo, mari-scrittore le cui scelte interpretative non sono in alcunmodo senza conseguenza, ripercuotendosi poi sullettore del testo tradotto che sarà in qualche modo“guidato” nell’interpretazione proprio dal traduttorestesso. Traduzioni diverse forniscono immagini diversedi uno stesso testo e solo l’analisi comparata di piùtraduzioni può portare alla luce le eventuali differenzeche devono essere considerate in quanto tali e nonnecessariamente quali errori da emendare._________________________Albini, Ettore (1972) Cronache teatrali, 1891-1925, a cura diGiuseppe Bartolucci, Edizioni del teatro stabile di Genova.Bassnett, Susan (2002) Translation Studies, 3^ ed., Londra eNew York: Routledge.Bassnett, Susan e Peter Bush (a cura di), (2006) TheTranslator as Writer, Londra e New York: Continuum.Bragaglia, Leonardo (1973) Shakespeare in Italia, Roma:Trevi editore.Busi, Anna (1973) Otello in Italia: 1777-1972, Bari: Adriaticaeditrice.Caretti, Laura (a cura di) (1979) Il Teatro del Personaggio,Shakespeare sulla scena italiana dell’800, Roma: BulzoniEditore.Crinò, Anna Maria (1950) Le Traduzioni di Shakespeare inItalia nel Settecento, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.Devoto, G. e G. C. 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The heavens forbid but that ours lovesand comforts should increase, even as our days do grow! Oth.Amen to that, sweet powers!” W. Shakespeare, Othello, AttoII, scena I, versi 193-195, edizione Oxford University Press,London, New York, Toronto, 1971.[5]W. Shakspeare (cos� nel testo) (1875), Otello,traduzione di Giulio Carcano, prima edizione illustrata, vol. II,Milano-Napoli: Ulrico Hoepli.[6]W. Shakespeare (1934), Otello, traduzione di RaffaelloPiccoli, Firenze: Sansoni Editore.[7]W. Shakespeare (1958), Otello, traduzione di SalvatoreQuasimodo, vol. III, Milano: Arnoldo Mondatori editore.[8]In particolare quella di Carcano è stata ritenuta la miglioredi tutto l’Ottocento (Busi: 1973, 85 e Duranti, 1979: 96),quella di Piccoli considerata “un esempio unico nella storiadelle versioni italiane di Othello”(Busi, 1973: 115) ed infine la88<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009
versione di Quasimodo, unica nel suo genere perché appuntoopera di un grande poeta che pur sforzandosi di “mantenerele immagini del testoï tuttavia, proprio a causa di quella sua“forte personalità di scrittore e poeta” risulta inevitabilmenteportato a mediare il testo attraverso la propriasensibilità(Busi, 1973: 134-135).[9]Eco, Umberto (2003), Dire quasi la stessa cosa, Milano:Bompiani.[10]Iser, Wolfgang (1987), L�atto della lettura. Una teoriadella risposta estetica, Bologna: Il Mulino.[11]Sperber, Dan e Wilson, Deirdre (1995), Relevance:Communication and Cognition, Oxford: Blackwell Publishing.[12]Cìè da dire che la traduzione del Carcano potrebbe esseredovuta molto semplicemente all’edizione inglese da luiutilizzata per la traduzione. Sfogliando infatti l’edizioneCambridge 1969, nell’originale non compare più “rites”, maper l’appunto “rights”, notazione questa che aggiungeincertezza all’incertezza, l’incertezza quasi “costitutiva” dellatraduzione a quella dell’originale stesso. W. Shakespeare(1969), Othello, atto I, scena III, verso 257, Cambridge:edited by A. Walker and J. Dover Wilson.[13]E. Rossi, Studi Drammatici, citato in A. Busi (1973), Otelloin Italia, Bari: Adriatica editrice, pag. 170.[14]T. Salvini, Interpretazioni e ragionamenti su talune operee personaggi di Shakespeare: Otello, in Fanfulla dellaDomenica, anno V, n. 43, Roma 28 ottobre 1883, pag. 3.[15]Vedi ad esempio pag. 365, 401, 408, 415, 425, 435, 440,ecc.[16]Vedi ad esempio pag. 325, 329, 333, 335, 342, 367, 381,382, ecc.[17]Vedi ad esempio pag. 320, 329, 389, 392, 413, ecc.[18]Vedi ad esempio pag. 320, 428, 430, 438, 443, ecc.[19]W. Shakespeare, Otello, traduzione di Giulio Carcano, op.cit., atto V, scena I, “il letto, che lascivia ha brutto, il lavi iltuo lascivo sangue”, pag. 429.[20]W. Shakespeare, Otello, traduzione di Giulio Carcano, op.cit., atto V, scena I, pag. 433.[21]W. Shakespeare, Otello, traduzione di Giulio Carcano, op.cit., atto I, scena I, pag. 322.[22]A tale proposito c’è anche da sottolineare la nota cheCarcano appone alla scena dell’uccisione di Otello, nella qualeafferma: “Alcuni annotatori avvertono qui come si devaintendere che Otello, per troncare il patimento di Desdemona,la trafigga”, suggerimento questo che verrà poi ripreso daErmete Zacconi, il quale appunto trafiggeva Desdemona dopoaverla soffocata, in W. Shakespeare, Otello, traduzione diGiulio Carcano, op. cit., pag. 437.[23]Vedi ad esempio pag. 322, 350, 354, 362, 366, 367, ecc.[24]Rispettivamente in W. Shakespeare, Otello, traduzione diRaffaello Piccoli, op. cit., pag. 153, 135, 119.[25]Rispettivamente in W. Shakespeare, Otello, traduzione diRaffaello Piccoli, op. cit., pag. 71, 125, 89.[26]Vedi ad esempio pag. 31, 35, 43, 51, 85, 87, 137, ecc.[27]Vedi ad esempio pag. 11, 57, 63, 77, 85, 89, 127, ecc.[28]Vedi pag. 103, 161 in W. Shakespeare, Otello, traduzionedi Raffaello Piccoli, op. cit. e pag. 181, 223, 293 W.Shakespeare, Otello, traduzione di Salvatore Quasimodo, op.cit.[29]W. Shakespeare, Otello, traduzione di Raffaello Piccoli,op. cit., pag. 103, 161 e W. Shakespeare, Otello, traduzionedi Salvatore Quasimodo, op. cit., pag. 181, 223, 293.[30]W. Shakespeare, Otello, traduzione di Raffaello Piccoli,op., cit., pag. 249-250.[31]Vedi ad esempio pag. 59, 119, 143, 149, 181, 295, ecc.[32]Da notare che in questo caso non c’è ombra di dubbioriguardo la scelta del vocabolo da parte del traduttore, ilquale ha scelto e voluto il termine “diritti”. La versione delQuasimodo infatti è pubblicata con il testo inglese a fronte edappunto nell’inglese compare il termine “rites”, W.Shakespeare, Otello, trad. di Salvatore Quasimodo, op. cit,atto I, scena III, pag. 71 – 73[33]Vedi ad esempio pag. 45, 215, 217, 223, 223, 327, 339,ecc. in W. Shakespeare, Otello, trad. di Salvatore Quasimodo,op. cit.[34]Vedi ad esempio pag. 65, 183, 193, 271, 371, ecc. in W.Shakespeare, Otello, trad. di Salvatore Quasimodo, op. cit.[35]W. Shakespeare, Otello, trad. di Salvatore Quasimodo,op. cit, atto I, scena I, pag. 25.[36]Vedi nota 21.Traduzione di © Alessandra CalvaniinTRAlinea Vol. 10 (2008) [online] http://www.intralinea.it/Emilio Spedicato — MilanoALTRE BIBLIOTECHE PERDUTEIn un articolo su La Repubblica Piergiorgio Odifreddi,mio collega matematico ed autore di vari libri didivulgazione scientifica in verità alquanto infarciti dierrori di fisica ed altro, nonché di fantasiosi attacchi achi non sia ateo, parla delle biblioteche perdute,cominciando da quella distrutta da Akhenaton nelquattordicesimo secolo AC (data corretta secondo lacronologia ufficiale, ma sbagliata in quanto talecronologia si basa sulla errata datazione fatta circa 200anni da Champollion e Lepsius dell’anno sotico inCensorino: come arguito dagli astronomi Clube e Napiernonché da egittologi come James, Bimson, Rohl ed ilvituperato Velikovsky). Curioso che Odifreddi termini ilsuo elenco con i falò dei nazisti, immensamente menoimportanti di quelli avvenuti in Cina e Tibet (sedequesto di circa diecimila monasteri quasi tutti congrandi biblioteche; si legga Tucci; e ne è stato distruttoil 99%!). Vero che a Pechino le biblioteche privatevenivano bruciate solo dopo che Kang Sheng,l’onnipotente capo dei servizi segreti di cui Chang Jingfu amante e poi informatrice presso Mao, sceglieva, danobile raffinato quale era, i libri migliori, specie perantichità, che poi divideva con Mao, amante dei classici(nonché, quando era bibliotecario a Changsha, dei testidegli Illuminati di Baviera: come scoperto da ChangJung che ha consultato l’elenco dei libri che prendeva inprestito. Simili radici per Mao e Hitler…).L’elenco presentato da Odifreddi consiste di casi bennoti a chiunque abbia fatto un liceo classico quandoquesto era il migliore al mondo (diciamo fino a unatrentina di anni fa). Mancano comunque altri elementifondamentali, sui quali si tace o per ignoranza o perchéparlarne non è politically correct. […]Quando Alessandro Magno (Magno per i Greci,infinito disastro per gli orientali) conquistò Tiro, cittàfenicia che resistette a lungo, non si limitò acrocifiggere migliaia di sopravvissuti (crocifissione eimpalamento furono per secoli il destino dei prigionieridi guerra nel Medio Oriente), ma ne bruciò la biblioteca,la più importante dell’epoca. Poi dopo un festino nelpalazzo imperiale di Persepoli, diede a questo fuoco,bruciandone la biblioteca in cui stavano l’integraledell’opera zaratustriana, scritta su 12.000 pelli di bue,nonché i 42 libri sacri egizi che qualche decennio primavi erano stati portati da Heliopolis da Artaserse Oco(colui che uccise il sacro bue Api, mise un asino al suoposto, fece strangolare i grandi sacerdoti, terminandoquindi la continuità di trasmissione del significato dellescritture religiose egizie, che certo i nostri egittologi nonpossono pretendere di avere del tutto compreso; un<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200989
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