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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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ventre/ rabbia e umiliazione,/ dallo scudo rotto,/ senzauna bilancia,/ per poter mettere/ costi a destra,e/ benefici nella pancia»), nell’incitamento di «Letteradall’assedio» («Perché se vivrai/ questa vita di merda/fino in fondo,/ andando a fondo,/ mille altre vite dimerda/ troveranno la forza/ di non arrendersi e/ dicontinuare/ a vivere»). I mostri/1, creatori occulti d’unaweltanschauung del successo molto simile allaconcezione del mondo omerica (etica del successo;esaltazione della bellezza; reificazione dell’individuodebole; mercificazione dei sentimenti), sintetizzata –nella mia riflessione culturale- dalla nozione di vitatrendy, incarcerano in essa i deboli (mostri/2),condannandoli, attraverso ad una sorta di sindrome diStoccolma, ad esistenze inautentiche (nell’accezioneavalutativa heideggeriana), d’ansia e dolore, e alla«marginalità» sociale, ai fini di eternare i modi disfruttamento (dominanza e controllo) esercitati da unaabile minoranza su moltitudini scoordinate; sublimato inmostro/2, l’artista – a detta mia- ha l’onere morale diresistere alla vita trendy, in costante rivolta (Camus)contro i creatori occulti d’un circolo tanto vizioso: nelruolo di mostro anti-mostro, costui deve intrattenererelazioni di a] condivisione esistenziale coi mostri/2, b]rivolta contro i mostri/1 e c] resistenza alle sireneincantatrici della vita trendy, abbandonato alla testardaricerca di una democrazia lirica da tramutare in realedemocrazia civile. Come si individua la c.d. vita trendy,habitat/ habitus della mostruosa weltanschauung delsuccesso, così caratteristica delle moderne societàoccidentali, nella raccolta Mostri? La vita trendy –simbolo artistico della moderna weltanschauungoccidentale- consiste nell’esaltazione accentuata delsuccesso (danaro; carriera; bellezza), nella criticacrudele ai fallimenti individuali (miseria; mancanza dilavoro; bruttezza), nella realizzazione di un’eticanarcisistica, senza interessi comunitari, nellavalorizzazione di modalità nichilistiche d’esistenza; chi,vittima dei canoni inarrivabili della vita trendy, nonriesca a sottrarsi all’etichetta del fallimento, o cadenella banalità d’una esistenza inautentica (vuotochiacchiericcio heideggeriano) o è martirizzato daldolore, come in «Cervelli assassini» («Perché i cervellimorti,/ distesi nelle camere/ mortuarie d’un ospedale,/sono milioni,/ sono milioni, e/ non fanno male»).L’attenzione narcisistica morbosa verso bellezzaesteriore e sensualità edonistica (con dovute cauteleonfrayiane) è criticata nella canzone «Artificieredisinnescato», dai versi «[…] e non mi duole, vanomotore/ non curare cuore ed immagine,/ nella societàdel disimpegno/ tenuta insieme, tenuta a bada,/ da litrie litri/ di crema abbronzante e di collagene./ Metterebombe metriche/ senza disinnesco/ non serve / a uncazzo,/ in un mondo/ dove una diffusa/ morte mentale/non crei imbarazzo»; attraverso una semanticaammiccante è evidenziato – nella canzone «C’ètempo!»- come la società moderna ci coarti a vivere«[…] schiavi d’un senso/ di vuoto anaerobico/ contromondi estetici/ anestetizzati, vittime/ di curved’indifferenza,/ mozzafiato, su donne/ di malaffare[…]». Sulle strade sinistrate della società moderna,«Cammino svelto,/ in solitudine,/ […] incontrando, inrare occasioni,/ i vostri valori, sdraiati,/ volatili comelocuste,/ lungo i bordi acuminati/ d’una sdraio diProcuste» [«Donec ad metam»], nella certezza dellascarsa efficienza morale d’un’etica narcisistica; l’idealedella solitudine etica è ribadito nella canzone «Donatoresano» («Canta, solitudine,/ d’un’anima irriverente,/trovata morta/ nell’anticamera/ dell’esistenza,/ traconati di vomito,/ vestiti trendy, e/ mari madidi/d’indifferenza»). Nella raccolta, in varie canzoni, è vivauna costante riaffermazione dell’onere dell’artista diesternare un certo distacco dalla vita trendy, senzarinunziare a scendere in essa a fini descrittivi,simbolizzata dai versi: «Dalla Milano da bere, / midisinnesco astemio,/ naso nascosto alle/ risate,ritmate col sedere,/ d’un mondo chiuso/ in manicomio»[«Cera bollente»]; chi scenda nell’inferno della vitatrendy senza distacco, a causa di inarrivabili standardsdi successo, costretto a dichiarare fallimento, è trafittoda ansia, stress, dolore, frustrazione. Un’intensasituazione di dolore esistenziale è tratto comune dellanatura dell’esistenza inautentica e dello sconfitto: tutti«[…] camminiamo, bendati,/ su righe ansiose/ dicocaina, dolore,/ su fili astiosi, tesi/ ad asciugare il sole[…]» [«Spleen»], senza «via di fuga», «via di scampo»,senza «via d’uscita», «via tracciata», «[…] nel terroreinsano/ di abbandonarsi/ a guardare mare,/ cielo estelle […]» [«Cavalieri del lavoro»]; contaminata daun’esistenza inautentica o dalla sconfitta, la vita diviene«[…] un carcere d’odio,/ d’ansia, smarrimento/ e demoralizzazione,/d’animali braccati / carnefici diviolenza,/ e brutalità inattese,/ che muoion dentro,/uccidendo mondi/ mondati a stento» [«Cervelliassassini»], dove l’artista, non smarcato dal doloreesistenziale, rimane «mentre tutti ballano,/ mentre tuttiridono,/ mentre tutti scrivono,/ immerso in un dolore/che non dimentica/ i nostri trascorsi/ da belve umane»[«Malocchio»], in stretta relazione di condivisione colterrore dei deboli, con l’unico scudo (indice diresistenza) della finalità suturativa del verso («Per me,scrivo,/ immergendo/ i miei mille incubi/ nell’acidomuriatico,/ disossando sogni,/ scaricando rogne,/disinnescandomi») [«Per me, scrivo!»]. L’artistamoderno – come detto- ha onere morale d’intrattenererelazioni di condivisione emotiva coi mostri/2, anche senell’abisso lirico dell’io individuale «Non me ne / fregaun cazzo,/ dei vostri amori traditi,/ dei vostri stress,/delle vostre carriere/ di cartone,/ dei vostri sorrisivuoti,/ delle vostre aspettative/ di commiserazione,/ deivostri meriti, o omissioni,/ delle vostre richieste/ diconsigli, e/ raccomandazioni» [«Cinico, e bastardo»],condividendo rifiuti («No, non sorrido,/ chiuso incamere/ sterili, a scrivere,/ a costruire roba/ che noninteressa,/ sotto tono, sotto vuoto,/ correndo di rifiuto/in rifiuto, nella vita,/ nell’amore, nell’arte») [«Sorrisosdentato»] e sconfitte («Fiori rosa/ nella corazza/dell’eroe/ sconfitto») [«Orchidee d’Achille»]; e,mantenendosi in bilico tra distacco e adesione, tradimensione descrittiva ed emotiva, assume ruoli dinarratore («[…] coi miei occhi,/ specchi del terrore/della povera gente […]») [«Cecchina»] e attore («[…]io, cuore bollente,/ mi trovo ad agio in / queste vesti,incandescenti,/ da diavolo moderno […]») [«Diavolomoderno»] del dolore esistenziale, delle antinomiesociali. Altro onere morale dell’artista è di intrattenererelazioni di rivolta contro i valori di mostri/1 e vitatrendy, arrivando a somministrare, in dosi adatte alla<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200979

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