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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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cercare di mantenerlo quanto più possibile anche initaliano e con ottimi risultati, tanto che la suatraduzione è stata definita “un esempio unico nellastoria delle versioni italiane di Othello e […] punto dipartenza e un valido aiuto per i traduttori successivi”(Busi, 1973: 115). Da notare prima di tutto latraduzione di “rites” con “riti”, termine che consenteun’identificazione più precisa delle ritualizzazioni cheavranno luogo nel dramma e che permette di stabilireun legame più chiaro con la parola “sacrifice”,pronunciata da Otello nell’ultimo atto. Anche qui, comegià in Carcano, ricorrono tutta una serie di espressioniche evocano in qualche modo la presenza del divino edel male e che riportano il pensiero ad un ambitoreligioso ed ancora una volta rituale. Se la presenza diun arbitro supremo, che vede tutto e sa tutto, èpresentata continuamente mediante l’utilizzo diespressioni come “Dio vi salvi”, “mi aiuti ogni spiritosantificato”, “valore della mia anima eterna”,e altre[24],espressioni come “libazioni”, “sacro voto”, “ripudiare ilsuo battesimo, e tutti i suggelli e simboli del peccatoredento”[25], rievocano un preciso contesto religiosolegato naturalmente a determinati rituali. La continuapresenza inoltre di termini come “pregare”,“supplicare”, “confessare”[26], che è possibilericollegare all’immagine del penitente o comunque delfedele che si rivolge al divino, va messa in rapporto conaltre espressioni, come appunto “diavolo” o“demone”[27] che ricorrono qui molto più che inCarcano ed ancora con l’espressione “mettere allaprova”[28], pronunciata da Desdemona e da Otello, chetorna due volte nel testo, tre nella versione diQuasimodo[29] (senza considerare le “prove” che a piùvoci vengono richieste dai personaggi) e che rimandaalla tentazione di biblica memoria. Non è poi datrascurare la nota che Piccoli appone all’inizio dellaseconda scena del V atto. Spiegando la battuta inizialedi Otello, “la causa, la causa”, il traduttore sottolineainfatti la necessità che il protagonista ha di uccidereDesdemona, per volontà non di vendetta, ma piuttostodi espiazione. Afferma infatti: “It, essa, l’impudicizia diDesdemona, è la causa, che egli non osa menzionarealle stelle, il corteo delle vergini che accompagnanoDiana, la dea della castità, e che lo spinge ad uccidere.Ed uccide non per vendicare il proprio onore, non perpunirla della sua colpa, ma per salvarla”[30]. Laversione del Piccoli insomma, proprio grazie all’estremaattenzione che il traduttore ha voluto dedicare ad ognisingola parola, attenzione che è possibile notare già inquesto breve frammentopermette di percepire lesuggestioni evocate da alcune espressioni in manierachiara e precisa anche in italiano.Veniamo ora allaversione di Salvatore Quasimodo. Venne pubblicata nel1958, ma redatta già nel 1956 per Vittorio Gassman. Sitratta di una versione teatrale quindi, ed è propriopartendo da questo principio che Quasimodo traduce iltesto, dichiarando che “il genio di Shakespeare deverimanere legato alla ragione dell’imposizione originale: ilteatro” (Quasimodo, 1964: 17). Non priva di valore, laversione di Quasimodo, tuttavia, come già notava laBusi, “si allontana dall’originale più di quanto non sianecessario per risolvere le inevitabili difficoltàlinguistiche e i problemi testuali” (Busi, 1973: 132),spesso guida il lettore/spettatore verso una determinatainterpretazione del testo piuttosto che lasciarla allettore stesso e soprattutto, come quasi sempre accadenel caso di traduttori/autori, la mediazione è resa piùdifficile dal forte influsso della personalità deltraduttore, che trapela spesso nella lingua adottata. Maparlando in particolare del testo dell’Otello, si deverilevare prima di tutto una preponderante presenza deitermini “colpa”, “peccato”, e altri[31], pronunciati 50volte, rispetto alle versioni precedenti (35 per Piccoli e43 per Carcano). Naturalmente anche qui abbiamo lapresenza di espressioni che rimandano al divino,avvertito incessantemente da quasi tutti i protagonisti,ma anche Quasimodo, come già Carcano, traduce laparola “rites” con “diritti”[32], adombrando quindi lalettura in chiave rituale di quanto avverrà in seguito;non solo, Quasimodo ricorre molto spesso al termine“maledetto”[33], piuttosto che al “dannato”[34],privilegiato dai traduttori precedenti, che rimanda inmaniera più evidente all’ambito religioso. I termini con iquali esprime la purezza e innocenza di Desdemonasono per lo più gli stessi utilizzati anche nelle altreversioni, tuttavia, traducendo “white ewe” con “candidapecorella”[35], sottolinea il richiamo all’idea di sacrificiomeno diCarcano, che lo aveva invece evidenziatorendendo la stessa espressione con “biancaagnella”[36]. Insomma, pur essendo una buonatraduzione, la presenza del rito vi si avverte forse menorispetto alle versioni del Piccoli e del Carcano; chissàche non sia stata proprio la traduzione di Quasimodo,così particolare rispetto alle versioni precedenti, asuggerire a Gassman l’idea di rappresentare un Otello“condiviso”, con i ruoli di Iago ed Otello interpretatiprima da Gassman nel ruolo di Otello e da Randoneinquello di Iago e successivamente con un Gassman,Iago e un Randone, Otello, a rendere ancora piùevidente e concreta l’importanza assolutamente diprimo piano della mediazione del testo da partedell’nterprete, traduttore-attore, che in questo caso si èvenuta a materializzare ancora più chiaramente sullascena. Importante a questo proposito sottolineare comelo stesso Vittorio Gassman, a distanza di ben ventitrèanni, abbia volutodedicarsi personalmente allatraduzione del testo shakesperiano, notando comeproprio “l’esplorazione del tessuto linguistico è stata lavera preparazione ai miei problemi di interprete”(Gassman, 1982: 13);ancora, memore dei commentiche i critici gli rivolsero al tempo di quella suainterpretazione, affermerà “Ho oggi l’età richiesta per ilpersonaggio, quella che mi mancava al tempo della miaprima interpretazione. I critici più acuti di allora videronel mio Otello tracce dell’Amleto che l’aveva preceduto,una malinconia pensosa e un po’ presaga che speroequilibrare ora con lo spessore dell’esperienza, ma nonperdere interamente” (Gassman, 1982: 13). Gassmandunque sembra avere ripensato la sua interpretazione ela traduzione del testo per sua stessa ammissione lo haportato a maturare quelli che poi si risolveranno inproblemi interpretativi da parte dell’attore. Gassmanstesso vede ora nell’Otello un sacrificatore, affermandoinfatti che “è un suggerimento scenografico nellastruttura della tragedia; è l’immagine di un conorovesciato, […] isolando al termine Otello accanto a unatorcia che arde come un fuoco votivo; e l’Otello parlacome un sacerdote che si accinge al sacrificio, testimoni<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200987

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