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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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Davide RondoniIL FUOCO DELLA POESIABUR 2008, € 9,20Iconoclasta di un mondo sgretolato,impegnato in astrusi, grotteschiesercizi volti a vanificare la morte inuna cultura anaffettiva nel suoessere sentimentalista, Rondoniaccende luci e speranze attraversoallegoriche, colorate finestre ritrattenella copertina, novello surrogato di stelle per unaperduta, sublimante tradizione. Invoca poesia,consapevole suggestione di appartenenza ad altroperché di stelle, in fondo, siamo costituiti. Dell’umanocalore, della vita e dell’oltre, piccole frammentarie luciritraggono un ulteriore cosmo, una comune origine perun divenire ignoto nella chiave di un medesimo misteroda condividere. Rondoni, con “Il fuoco della poesia”,v’intraprende il suo ponderato viaggio nell’ “oggi”, comecattolico allineato e assumendone con coraggio lescelte, ma in una dimensione comunque universale eilluminata di esegesi poetica da cui non possiamoprescindere sebbene, beninteso, restino sempreopinabili talune identità di posizioni. Si apre con unnodo epistolare pretestuoso, che “da palo in frasca”riesce a dialogare nell’armonioso caos poetico con lacronaca di tutti i giorni. L’autore veste i panni del bardoindignato per il suo paese, ma anche quelli del crociato,baluardo di cristianità contro le volgarità di questomondo, “il niente della schiavitù” in un vuoto di valori,l’indifferenza del vivere. Nel merito e nella qualità dellemotivazioni, resta il miracolo dell’amore, se autentico.Sì, perché tra i mali elencati nell’anamnesi di cronachel’ipocrisia imperversa come una cancrena conclamatanel nostro vivere, anzi non vivere. Famiglia evocata tra“ronde” di mamme, insita in una tradizione incapace dirigenerarsi e che, proprio nell’amore, non è più in gradod’interrogarsi sull’inadeguatezza e il disagio di spazi eruoli come pure dei mezzi legislativi. Famiglia che, amio parere, dovrebbe estendersi ed evolversi persalvaguardare un futuro piuttosto che riproporsi nellasua dissoluzione. “La tradizione è sempre daconquistare, diceva Eliot”, non da emulare. Lo sguardopoetico di Rondoni si sofferma su tematiche delicate edi rilievo come aborto, fecondazione assistita,omosessualità ed eutanasia riuscendo a esemplificare ipiù convincenti spunti tra strisce di cocaina e “ansia diprestazione” o nella tv “droga psicologica”, “dio algidodel nostro tempo”. Inevitabilmente si attraversa lastoria, quella più recente, che va dai kamikaze dell’ 11settembre agli sciacalli di New Orleans, controfigura del“nostro cuore”. Rievocati anche gli anni Settanta che,secondo me, non sono soltanto un modello diseducativoanzi, c’era un vivido, libero e sincero senso di ricercaspirituale e amore, soprattutto nel filone di certa culturahippy-psichedelica. Oggi c’è la “generazione bancomat”,priva di un riferimento educativo autentico e libero, chesegna il “nulla” evocato attraverso i versi di Montale.Qualche laico qua e là additato, come Grillini conl’aneddoto dantesco o la Hack in tutto il suo “livoreanticattolico dal sapore ottocentesco”. Rilevantel’attestato di stima per il coraggio della Fallaci, atestimonianza vengono riportati eloquenti frammenti diuna conversazione: “le due grandi questioni sono Dio ela libertà”. Pertanto, di fronte a una Chiesa schietta conle sue “indicazioni” nel rispetto della “libertà dichiunque” coesiste il Voltaire di “non sono d’accordocon le tue idee, ma darei la mia vita perché tu possaesprimerle”. Viceversa, sull’altro fronte, troviamointolleranza ed estremismo con tutto il male che neconsegue. Per “uscire dal Novecento”, certamente,occorre rivalutare quegli aspetti spirituali più evoluti esaldamente rappresentati dalle religioni piuttosto cheaccomunarli nel “brodo di cultura del nuovo fanatismo”,così come Rondoni ravvisa in Wiesel. Fondamentalirestano “gli artisti. Meno noiosi dei filosofi, della grandemaggioranza dei preti e dei commentatori”, perchè quel“tacito, infinito andar del tempo” è una “costantecosmologica” che riporta a sottili equilibri che soltantoun poeta può cogliere.Enric. Pietra.– Roma –italiano/ingleseAndrea Del Grosso (con uncontributo di Cecilia Alessi)IL CROCIFISSO ROMANICODI ABBADIA SAN SALVATO-RE Restauro e precisazionicriticheAli edizioni, 2008, € 28,00Collana: Quaderni dellaSoprintendenza di Siena e Grossetosovraccoperta a colori. Pp. 96 conill. col. B/n, cm 18x24,5,Il volume è dedicato a un importante e innovativostudio storico-critico sul grande crocifisso ligneoduecentesco conservato nell’abbazia cistercense diAbbadia San Salvatore (SI), considerato non solo unodei capolavori della scultura medievale italiana, maanche uno dei rarissimi esempi superstiti di crocifissi digrande dimensione del XII secolo.Nel saggio centrale, sviluppato dal ricercatoredell’Università di Pisa Andrea Del Grosso, l’operaillustra, attraverso un complesso lavoro di raffrontistilistici con altri crocifissi astili coevi presenti in diverselocalità italiane e estere, nuove ipotesi di attribuzione edi collocazione della celebre scultura, la cui vicendastorica presenta singolari caratteri di continuità legatiprobabilmente anche al contesto storico e geografico incui l’opera è stata tramandata.Del Grosso giunge alla conclusione che sulle definitivescelte formali dell’autore devono aver inciso tanto ilretroterra culturale dell’artista quanto elementi einfluenze derivanti dallo studio, da parte dell&rsqu!O;artist a medesimo, della storia della Chiesa edell’Abbazia stessa. Il ricercatore pisano ipotizza inoltreche l’opera sia stata realizzata sotto la strettasupervisione di un’influente personalità del monastero:il Crocifisso sembra infatti echeggiare i fermenti religiosiche scuotevano l’ordine benedettino nel corso del XIIsecolo.Proprio in queste modalità interdisciplinari di studio edi approccio all’opera d’arte consiste un altro deiprincipali motivi di originalità del volume, che non si32<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009

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