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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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http://www.osservatorioletterario.net/appendice-fuggelek63-64.pdf,v. Pp. 91 –101. (Saggio originale – differente – in ungherese)Melinda B. Tamás-Tarr: «Varietà italo-ungherese nelMedioevo nello specchio dei reperti archeologici, variememorie storiche, letterarie ed artistiche. Un filo di continuitàtra Italia ed Ungheria (sec. VI-XV.),Melinda B. Tamás-Tarr: Anno del Rinascimento in Ungheria,Supplemento online dell’«Osservatorio Letterario» del 29ottobre 2008.2) ContinuaIL MONDO ARTISTICO DELL’«ORLANDOFURIOSO»L’”Orlando Furioso” è il poema dell’abbandonofantastico, delle immagini festose, dell’evasione in unpaesaggio sfumato, dai contorni di sogno. L’Ariostodecide di continuare laddove s’era interrotto l’”OrlandoInnamorato” del Boiardo; ma il suo poema è diverso,perché diverso è il mondo spirituale dell’Autore, il modocon cui la materia viene trattata. Il Boiardo, pur“umanizzando” il suo eroe Orlando, canta ancora connostalgico abbandono i valori di un mondo cavallerescoormai dissolti. Il paladino “innamorato” diventerà invece“furioso” nella Musa ironica e sorridente del Poetaestense.L’Ariosto, sottolinea il Guglielmino (S.GUGLIELMINO,Armi, eroi, popoli, Principato, Milano, 1975, vol. II, pp.140-141), è come un abile prestigiatore che facomparire dinanzi a noi, con la consumata abilità dellesue ottave, combattimenti e duelli focosi, luoghifantastici, castelli incantati, cavalli alati, giardinilussureggianti, delicate o grottesche storie d’amore… Edegli conserva sempre, in tali narrazioni, la giocosità ed ilsorriso compiaciuto di chi sta conducendo un gioco, unamabile gioco che diverte sia i lettori-spettatori sia lostesso Poeta.Ciò significa che nel suo poema non c’è posto per glieccessi – cioè per il tragico, che è l’eccesso del dolore,o per la crassa risata, che è l’eccesso del divertimento –, ma tutto è sempre bene equilibrato, privo di asprezzee di forti contrasti: insomma, tutto risulta, in definitiva,piacevole e sereno. Ad esempio, nel canto primo la fugadi Angelica, che potrebbe essere per un altro poeta unargomento tragico, diviene invece un piacevole erraredi qua e di là della donzella, arricchito dagli incontristrani e divertenti ch’ella fa per strada. Per il Tasso,invece, la fuga di Erminia (Gerusalemme Liberata, VII,1 e segg.), – dietro la quale si cela lo stesso Poeta conle sue angosce esistenziali – ha un caratterespiccatamente tragico. La stessa pazzia di Orlando, chedà il titolo al poema e potrebbe divenire la tragediadell’amore non corrisposto, si traduce invece in unaserie di quadretti che per lo più ci fanno sorridere: e,prima di noi, sorride lo stesso Autore che, da abilissimoburattinaio quale è, tira le fila della storia.Nel poema scompaiono anche quei contrasti di fede cheavevano avuto tanta importanza nella Chanson deRoland: qui non diamo peso al fatto che Orlando,Rinaldo o Ferraù siano cristiani o pagani, giacché questieroi “umanizzati” hanno ormai dimenticato i grandiideali della “Riconquista” (Patria e Fede) e combattonoper un ideale molto più terreno e comune a tutti gliuomini: l’amore per una donna. L’Ariosto – e quiconsiste la sua importanza – ha voluto infatti cantareideali e sentimenti molto più terreni, come l’amore,l’amicizia, il fascino della bellezza; ha ricondotto gli eroidelle “canzoni di gesta” ad uomini con un comunemodo di sentire.Dramma ed idillio, guerra ed amore si succedono nelpoema; ma il rumore delle armi è attutito dalla bellezzadi Angelica e dalla passione di Bradamante, cui siintrecciano le vicende amorose di Orlando, Rinaldo,Ferraù, Ruggiero, Medoro.L’amore – scrive il Croce – è un piacere grande a cuil’Ariosto non può rinunziare, un grande tormento da cuinon si può liberare. Quell’amore è sempre affattosensuale per una bella forma corporea, splendentenegli occhi luminosi, lusinghieri, vezzosa; virtuosoanche, ma d’una virtù relativa, quanto valga a nonmettere troppo tossico nelle annodate relazionid’amore, e perciò ogni idealizzamento etico especulativo, alla stilnovistica o alla platonica, ne rimaneescluso”. Quindi il Poeta non concepiva, come gliStilnovisti, “di teologal donna l’amore” – per citare ilsonetto carducciano “Dietro un ritratto dell’Ariosto” –“… Ma premio a’ canti era una bocca bella, / che delfronte febèo lenìa l’ardore / co’ baci, e quel fulgea comeuna stella”.L’amore, per certi versi, può essere consideratol’elemento unificatore del poema, pur non avendo unruolo dominante rispetto alle altre tematiche. Talesentimento non ha nulla di platonico o di mistico, ma èconcreto, terreno, è un desiderio umano, è gioia dipossedere la persona amata. Per amore i cavaliericombattono e corrono mille pericoli; per amorevengono meno ai loro doveri; per amore, comeOrlando, impazziscono. Tuttavia è da notare che anchedi fronte alla cieca forza della passione amorosa,l’Ariosto mantiene il suo atteggiamento riflessivo etemperato, e non si lascia mai trascinare verso eccessidi galanteria o di coinvolgimento emotivo. “Anchel’amore per la donna”, scrive il Croce, “per forte chefosse, s’inquadrava nel suo ideale idillico”.L’amore nel “Furioso” si manifesta in modi diversi etalora contrastanti: puro e patetico (Isabella); sensualee voluttuoso (episodio dell’isola di Alcina); eroico epuntiglioso (Brandimarte e Ruggiero); tragico (Olimpia);comico (Orlando che va fuori di senno), ecc. E’ infattiaderente agli ideali morali ed artistici del suo Autore lanozione di tanti amori diversi, quanto diversi sono gliideali e gli stili di vita (A. Buononato).L’elemento cavalleresco con le sue regole rigide e i suoifurori guerreschi è ridotto ad un gioco, ad unpassatempo della serena fantasia ariostesca in cuiaffiorano motivi di un mondo medioevale ormaitramontato: “l’ideale della cavalleria civile coloravaancora di un’ultima luce crepuscolare l’Europa”, scrivepoeticamente il Carducci. Ciò introduce un altroimportantissimo tema dell’”Orlando Furioso”: l’ironia. IlCarducci nega una “ironia intenzionale” nell’Ariosto,rimarcando la tragicità di Orlando e la grandezza eroicadell’ultima sfida fra i tre paladini e i tre saraceni, con lastruggente invocazione a Dio affinché dia eternaricompensa per il suo martirio a Brandimarte. Il DeSanctis afferma invece che l’ironia è uno degli assiportanti dell’opera: essa “non è solo nella concezione<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200969

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