Passano i minuti, girovago per le sale della libreriaguardando gli scaffali, senza in realtà vedere niente.“Mi dispiace, è strano… Risulta una copia in carico, manon si trova. Non resta che ordinarne un’altra.”“Va bene, torno giovedì prossimo. Non è urgente.”Ed infatti non è urgente: è urgentissimo.Niente libro per il momento, non resta che continuareper qualche notte a sbirciare su internet.Qualche tempo dentro di me.Mi viene di nuovo in mente il racconto sulla luce dellestelle.Quando noi vediamo una stella che brilla, non è dettoche il corpo celeste sia ancora vivo. Questo perché ilviaggio che compie la luce per giungere a noi è cosìlungo che, tra la partenza e l’arrivo, la stella nelfrattempo può essere morta.Questa acquisizione astrofisica ha un sapore di tristezzaed insieme di speranza. La fonte della luce che noivediamo è ormai fredda e spenta, ma il bagliore nelcielo nero è la prova sicura che è vissuta proprio lei,una stella, quella stella.Posso aspettare il libro fino a giovedì.2.Il nome, il tuo nome, ha certo avuto un peso.Un peso per spingermi a partire in questa indagine dallemille insidie.Una persona nuova, una novità, e più d’ogni altro, ilnome di una donna giovane.Mi ricordo bene il momento in cui ho deciso.La luce bianca dello schermo, seduto di notte sullasedia di cucina.Cosa cercare per voltare lo sguardo dal freddo che faqui, dalla paura di restare solo, dal tempo che passamaligno.Francesco, una breve ricerca e poi un altro nome, il tuo.L’angolo dietro al quale mi aspettava la tenerezza chepoi sempre mi spinge a scrivere, è giunto inaspettatoquando ho letto il tuo nome completo del cognome, delcasato di appartenenza.Un nome, un cognome. Quindi una ragazza, unapersona reale, un persona vera.La banalità della riflessione è divenuta un tesoro daavvicinare al cuore e bloccare con la ragione.3.Da un po’ volevo occuparmi di quegli anni.Li ricordo come un frullato liquido, i lenzuoli bagnati,l’odore della classe, il calore di una casa dove tornare.Piccole fughe in avanti, premi e penalità, vicolo strettoe parco della rimembranza. Sconfitte rimediabili alritorno, il cambio della vespa che entra bene in quarta,la musica, la mia, la tua e quella sbagliata degli altri.Shampoo Johnson e giochi con le frontiere, gli assassinial telegiornale, un pappagallo in tv, la storia dell’arte, lastoria di Dante, la voce di Neil Young, la filosofia.Spitfire e giacca blu, sofficini, Gambassi, lascampagnata del primo maggio.Poi il fuoco di agosto che tutto concentra in sé, nellasiesta sudata dopo pranzo, nell’attesa inutile del pomeriggio,nella notte, nel mar nero, nel brivido lunare.Questo il ricordo geometrico dei miei anni.La parola esatta è gioventù.La parola è questa, ed appena la pensi un milione dichicchi d’uva si schiacciano e schizzano fuori tutto ilsucco. Un milione di vite, di scarpe da ginnastica adaspettare il treno, le femmine con il nome, tra maschicol soprannome. “E mi viene da pensare a quante volteho scritto canzoni…”, la bellezza della musica incompagnia delle parole, specchiarsi nei compagni discuola, una stanza immensa con due milioni di occhineri.Io con la borsa degli affanni ed il caffè in bocca,osservo i ragazzi che aspettano l’autobus.Protetti dalle mode del momento, sono lì in attesa,senza un’idea neanche vaga del tempo.Lei una notte uscì dalla casa del padre.Non dalla porta d’ingresso, ma da un’apertura secondariasempre tenuta chiusa, con cataste di legna edattrezzi davanti.Qualcuno, a cose fatte, fece notare la prima incredibileimpresa. Da sola la ragazza si era liberata dell’enormeammasso di ingombri pesanti che le ostruivano il passo.Tu hai aperto senza far rumore il portone e si è spalancatodavanti ai tuoi occhi il buio di quella notte dimarzo.Le stradine, i tuoi piedi sui ciottoli, un rumore lontano, ilcuore, il cuore, il cuore dentro di te.Un chicco d’uva che scende di notte per le vie di Assisi.4.Mammola è un suono di quella lingua nuova fatta diparole fresche, eleganti e contadine.C’è ancora il sapore del latino non lontano, ma è unalingua più rotonda, come intagliata nel legno.Mammola è certo un suono, il primo, il più facile cheesce dalla bocca.Mammola è un significato, indica un’idea di tenerezzainfinita: non un’“altra”, ma una parte della mamma, unamamma in miniatura.Ricordo i dipinti dai colori caldi, con la bambina dalleguance rosate e pasciute, gli occhi ridenti come spilli.Ed incontro ancora un nome, quello di tua madre, unnome che sale su dal campo, dall’orto, nobiltà ecampagna vicine di casa, un’idea per noi così lontana.Tu bambina, in compagnia delle due prime sorelle, tu,miracolo a dirsi, che sei esistita davvero.Mi tuffo ancora nel libro.La storia del Medioevo non fa sconti, è un blocco dighiaccio e sangue che respinge. Città a ferro e fuoco,stridore di denti, il potere è un cavallo scosso e disperato.Torno dentro la cucina buia, e ti ritrovo con Agnese eBeatrice. Fuori il rumore del mondo.5.Traffico, mal di testa, poca aria, cravatta e cuore pesante.Mi chiedo se questa idea timida potrà sopravvivere.Tornato dal lavoro non mi cambio, e con la giaccaindosso apro ancora il libro.Le pitture che ti raffigurano offrono immagini di te.Le osservo, torno a voltare le pagine in attesa di unaltro dipinto.La misurata studiosa autrice del volume mette inguardia sui rischi interpretativi, su quelle che sono vere36<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009
e proprie trappole disseminate sia nei testi scritti chenelle icone pittoriche.Sia neppure una foto per vedere com’eri realmente.Ci sono delle miniature che ti raffigurano con trattiquasi infantili, il visino rotondo e due pomellini rossi.Anche altre figure che accompagnano le scene in questaserie di dipinti appaiono serene e prive di angoli origidità.In alcune pitture la tua figura è più allungata, il voltoserio e scavato, e già assumi l’aspetto più classicodell’iconografia religiosa.Sono quasi le dieci di sera, e non ho ancora cenato.Questa ricerca per scoprire la verità sul tuo aspetto nonè solo curiosità. Risponde al bisogno di un carburanteenergetico per continuare in un viaggio nel tempo oltrequeste stesse immagini che, mentre ti descrivono, mistanno forse nascondendo il vero.6.Se tu mi rispondessi, anche in silenzio, mi sentirei menosolo in questo che è già un dialogo.Resterò in ascolto.Per adesso riordino le idee, le date, gli avvenimenti distoria e poesia.Avevi dodici anni, quando Francesco si è spogliato dellepesanti vesti, facendo impazzire suo padre di rabbia edi dolore.Molto rumore in città: il figlio del commerciante ditessuti, sì proprio lui, quello che ambiva a diventarecavaliere, che aveva combattuto con coraggio contro iPerugini, che si era ubriacato con gli amici, perdendositra baldorie e vicoli notturni.Lo scandalo, lui nudo davanti a tutti, proprio così enelle stanze non si parla d’altro.Si parla sottovoce, si ascolta in silenzio, tutti dicono laloro, attendendo il turno.Davanti al camino, nelle piazze, dentro i cortili, sottol’arco buio, ed anche in chiesa. Tutti dicono la loro suquesto schiaffo al mondo, un saio grezzo al posto delmantello, tanto basta che il cuore di Assisi inizia abattere ed a cavalcare impazzito.Ed un vento forte spalanca le finestre, ti trova sveglia incompagnia delle tue dodici perle, di una memoria brevee vivissima, del coraggio di una donna. […]Max MatteiL’ULTIMA FUGALa Piccola Editrice, settembre 2008,Celleno (Vt), pp. 142, € 8,00Dalla copertina:Un monastero, una novizia, unavita costellata di esperienzedrammatiche, di tentativi di fugadalla realtà sino all’ultima fuga in unanuova dimensione per scoprire“quella verità che incosciamente da sempre andavacercando”.Ninfèt, una novizia, in seguito ad un eventoimprevisto va in coma ed entra in una nuovadimensione astrale. Liberata dal peso della materialitàha modo di avventurarsi nei segreti del cuore di alcunesue consorelle e scoprire le ragioni per cui sonorinchiuse in monastero.Suor Gaudenzia, in seguito alla sua ambigua amiciziacon un’amica, finisce in monastero per punizione.La vicenda principale è quella della superiora, suorLetizia, che decide di entrare in monastero per scontareil suo peccato di gioventù: aver vissuto un’appassionatae proibita storia d’amore con frate Sabatino.Ninfèt, la protagonista, scoprirà alla fine che inquell’amore è racchiuso il senso nascosto della propriadrammatica esistenza. Tenterà di fuggire nuovamentedalla sua realtà… sarà l’ultima fuga.Un’avvincente trama innervata da situazioni limite enarrata con ritmo incalzante che non lascia spazio adautocompiacimenti stilistici.________L’Arcobaleno________Rubrica degli Immigrati Stranieri in ItaliaoppureAutori Stranieri d’altrove che scrivono e traducono in italianoMelinda B. Tamás-Tarr — <strong>Ferrara</strong>LE NUOVE AVVENTURE DI SANDYVI/1 UNA RIVOLTA CAOTICA NELLA BIBLIOTECADalla sera di ieri l’altro, circa dalle ventidue, notevolirumori misteriosi, provenienti dall’edificio dellaBiblioteca Comunale Ariostea in via delle Scienze hannoattirato l’attenzione degli abitanti vicini ed essi hannoimmediatamente avvertito le forze dell’ordine che sisono precipitate immediatamente sul luogo. Colpo discena: le porte si trovavano accuratamente chiuse,nessun segno di intrusione. Anzi, dopo aver procuratole chiavi, le porte sono rimaste chiuse… Tra la gentecuriosa riunita davanti all’edificio si sentivano delle voci:«Forse qualche malvivente… I ladri di libri…» Qualcunoha sussurrato: «Io ho visto strani fenomeni di luci sulcielo… Forse gli ufo…» Un uomo sentendo questocommento ha cominciato a ridere…, altri invece lohanno zittito: «Non c’è niente da ridere!… Lei nonpensa che sia un fenomeno strano che le porte non siaprono e dentro chissà che cosa sta succedendo?… Iopiuttosto ho paura…»Insomma, fino all’alba non si è riuscito a scoprireniente… Le forze dell’ordine ed i vigili del fuoco stannostudiando tutte le strategie possibili per l’accessoall’edificio, per scoprire e far cessare l’origine di queirumori misteriosi. Ma di che rumori si tratta? Veramentestrani ed indescrivibili: come se fossero tante persone a<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200937
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