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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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ultima battaglia contro i Turchi e, come aveva stabilitoin vita, fu sepolto a Székesfehérvár nella cappella che siera fatto costruire accanto a quella che raccoglieva lespoglie dei re d’Ungheria: una lapide posta sul suosepolcro marmoreo presso l’altare riportava l’iscrizione“Sepulchrum Egregii et Magnifici Domini Filippi deScolaribus de Florencia, Comitis Themesvariensis etOzorae, qui obiit Anno Domini 1426, die XXVII MensisDecembris”. La cappella in cui venne sepolto fudistrutta dai Turchi nel 1543 insieme con la lapidecommemorativa.Filippo Scolari fu quindi senz’altro uno deipersonaggi più importanti della sua epoca: non fu soloun abile generale, un accorto politico e un genialeamministratore, ma anche un patrono delle arti e degliartisti, che ha contribuito a introdurre in Ungheria lacultura rinascimentale italiana e “che – meritaconcludere citando ancora una volta Florio Banfi – quasigrida per suscitare interesse”.Meritano di essere citati anche alcuni umanisti estoriografi italiani alle corti d’Ungheria e di Transilvania,quest’ultima, a quei tempi appartenente all’Ungheriastorica fino al 4 giugno 1920, data del trattato delTrianon. Di loro il Prof. Adriano Papo ha presentatoun’ampia relazione al convegno sopraccitato. Eccoqualche spunto tratto da essa:L’Ungheria è stata il primo paese europeo adaccogliere la cultura rinascimentale italiana, cheraggiunse l’apice del suo splendore nel paesecarpatodanubiano all’epoca dell’ultimo grande renazionale magiaro, Mattia Corvino (1458-90) e di suamoglie Beatrice d’Aragona (v. sulla pag. successiva).Mattia Corvino fu appunto un tipico sovranorinascimentale al pari di molti principi italiani a lui coevi:colto, amante e patrono delle arti, delle lettere e dellescienze, bibliofilo, oltreché grande stratega militare.era divenuta una piccola Firenze con i suoi vescovid’origine toscana Andrea Scolari e Giovanni Milanesi daPrato e il preposto Corrado Cardini. E vescovo di Váradfu anche quel János Vitéz al cui nome èindiscutibilmente legata la fioritura dell’umanesimo inUngheria. János Vitéz, spirito enciclopedico, umanistad’alto profilo, già allievo di Pier Paolo Vergerio al tempodel soggiorno dell’umanista istriano alla corte diSigismondo, incentivò gli studi degli ungheresi in Italia:a esempio, mandò a studiare a <strong>Ferrara</strong> presso Guarinoda Verona suo cugino János Csezmicei, che si sarebbefatto conoscere in tutto il mondo col nome latino diJanus Pannonius (Giano Pannonio). Pier Paolo Vergerio(1370-1444) può invece a ben diritto esserericonosciuto come colui che introdusse l’umanesimo inUngheria: collaborò col Vitéz nella cancelleria regia esembra che il Vitéz stesso ne abbia acquistato labiblioteca, che divenne la prima biblioteca umanistica inUngheria. Il Vergerio fondò anche il primo cenacoloumanistico operante a Buda e il primo in assoluto aessere costituito sul suolo ungherese.Secondo Tibor Kardos, invece, i germidell’umanesimo magiaro possono essere già rintracciatinella letteratura ungherese in lingua latina dei secoli XIe XII; le prime leggende agiografiche e le Ammonizionidi Santo Stefano propagano per l’appunto la dignitashominis, contrapponendo la vita pacifica del popolocristiano all’austerità pagana. Sennonché l’umanesimoungherese si suole far iniziare nel momento in cui laregina Maria d’Angiò diede incarico al venezianoLorenzo de Monacis di scrivere una storia di Carlo diDurazzo. Il primo vero e proprio approccio degliungheresi con l’umanesimo italiano si ebbe invecedurante il viaggio in Italia (1413-14) di Sigismondo diLussemburgo, allorché il re d’Ungheria e allora già redei Romani s’incontrò a Lodi col papa Giovanni X<strong>XIII</strong>per preparare la convocazione del concilio di Costanza.Questo viaggio di Sigismondo in Italia fu diRe Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona (Fonti: Op. cit. diLorio Banfi e Domokos Kosáry)Tuttavia, l’umanesimo aveva fatto capolino inUngheria già ai tempi di Maria d’Angiò (1382-95), diSigismondo di Lussemburgo (1387-1437) e di JánosHunyadi (1446-52), il padre di Mattia: la città di Váradfondamentale importanza ai fini del consolidamento deirapporti culturali italo-magiari, perché molti ungheresidel seguito regio conobbero in quest’occasione insignirappresentanti dell’umanesimo italiano, uno su tuttil’aretino Leonardo Bruni, che fu ospite a Piacenza dellacorte del re nel febbraio del 1414. Altrettantoimportante per gli scambi culturali italo-ungheresi fu ilconcilio di Costanza (1414-18), dove i migliori umanisti62<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009

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