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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII – NN ...

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materiale. Luigi Ferdinando Marsigli pare abbia trovatonel castello di Buda solo semplici codici di carta senzadecorazioni, dopo la liberazione dall’occupazioneturca. 43All’inizio del nostro articolo abbiamo accennato al fattoche la storia della Corvina nei secoli XVI e XVII ottienerisultati che superano quelli filologici. Analogamente allapratica della politica culturale nei secoli XIX-XX, diprendere posizione comunque a proposito dellabiblioteca in questione, nel corso dei secoli XVI-XVII lostato disperato in cui essa si trovava era il simbolo dellasituazione del paese stesso in quell’epoca. Le lotte perla successione al trono fra gli Asburgo e gli Ungheresi(Ferdinando I e Giovanni Szapolya), l’indipendenza dellaTransilvania dall’Ungheria, come paese vassallodell’Impero ottomano, e la conquista turca dei territorial centro del paese hanno definito con precisione levarie direzioni di dispersione della Corvina. Il desideriodegli umanisti di salvare i codici e di scoprire le opere ele varianti delle edizioni degli autori antichi e medievalipuò essere interpretata come l’intenzione politicadell’unione cristiana (unio christiana) di far retrocederel’Impero ottomano. Come l’idea centrale del pensieropolitico degli Ungheresi (e dei Transilvani) era lariunificazione del paese (i simpatizzanti degli Asburgo,quelli dei Turchi, i tentativi autonomi ungheresi) cosìsalvare e ricomporre la Bibliotheca Corviniana divenne ilsimbolo dell’autonomia della cultura ungherese. 44 Perquanto riguarda il presente articolo, la nostra intenzioneera di illustrare i tre diversi modi di vedere, tramite lefonti più dettagliatamente citate. Le lettere e leprefazioni degli umanisti dell’Europa occidentale sullastoria di ciascuno dei volumi della Corvina rimpiangonola perdita dei testi dell’antichità, cosa alla quale sirichiama naturalmente anche István Szamosközy, lostoriografo umanista transilvano. Per lui però, si trattaanche di altro. I prìncipi transilvani cercavano già dal1541, anno in cui la Transilvania divenne principato davoivodato, di sostenere la cultura ungherese e nonsoltanto quella della Transilvania, secondo le norme delcristianesimo occidentale. Nella sua funzione ed attivitàdi organizzazione della vita culturale, la corteprincipesca di Gyulafehérvár si dimostra degna erededella corte di Buda anche se per i suoi mezzi finanziarinon può esserle paragonata. Il progetto dellafondazione delle raccolte centrali, come la biblioteca el’archivio, della scuola, probabilmente di un istituto diistruzione superiore, e della stamperia, era desiderio ditutti i principi, 45 come anche di Sigismondo Báthory, ilquale aveva preso a servizio István Szamosközy comearchivista di corte. È nata durante il suo principatoanche la traduzione ungherese di Sallustio fatta daJános Baranyai-Decsi, 46 nella cui prefazione si legge unprogetto di traduzione del tardo umanesimo. Iltraduttore compila un elenco di autori antichi, dei qualiritiene utile la traduzione in ungherese. Questo progettosarà realizzato dai principi Gabriele Bethlen (1613-1629) e Giorgio Rákóczi I (1631-1648). Árpád Mikó hatrattato con cura la Corvina come mezzo dirappresentazione del potere, 47 e anche il culto di Mattia,ripreso da Gabriele Bethlen e Giorgio Rákóczi I, econosciuto nella letteratura ungherese nei suoiparticolari. 48 Possiamo ritenere quasi un fatto evidenteche i prìncipi, che avevano rapporti più che buoni con ipolitici turchi, cercavano seriamente di acquistare icodici rimasti a Buda nonché i pezzi portati aCostantinopoli.I tentativi dei Gesuiti di scambiare i resti della famosabiblioteca richiedono nello stesso tempo unaspiegazione più approfondita. In fondo, almenosecondo la nostra opinione, ci sono due idee. Le dueidee si presentano evidentemente nello stesso ambito ecioè il sottolineare il ruolo dei Gesuiti nel ristabilire lastruttura delle istituzioni culturali ungheresi (leggi: delRegno Ungherese). L’acquisto della Corvina avrebbepotuto essere un risultato di valore simbolico.I tentativi per il rinnovamento della fede cattolica,manifestatisi con grande energia all’inizio del secoloXVII, miravano in prim’ordine alle famiglie aristocratichee, possiamo aggiungere, con grande successo. Comepropaganda l’acquisto dei libri di Buda sarebbe stato unmezzo utilissimo: i Gesuiti si sarebbero presi curaspiritualmente della popolazione nel territorioconquistato dai Turchi, e avrebbero nello stesso tempoliberato i libri del grande re dalla loro prigione,partecipando al miglioramento culturale del paese, ecc.Rischiamo però di formulare l’ipotesi che c’era anchedell’altro.Appartiene ai Gesuiti anche Péter Pázmány, vescovo diEsztergom, promotore della riconversione ungherese alcattolicesimo. Il rapporto sviluppato con i prìncipitransilvani calvinisti ci dimostra nello stesso tempo cheil suo pensiero politico non esclude gli Asburgo. Vale adire, Pázmány non fu mai d’accordo sulla possibileunificazione del paese, che sarebbe stata avviata conl’affrontare la Transilvania come principato vassallo esarebbe continuata con le ostilità verso i Turchi.Riteneva irreale tale soluzione sia dal punto di vistapolitico che da quello della strategia militare, cheavrebbe potuto mettere in pericolo anche l’autonomiadella cultura ungherese e dell’Ungheria stessa, capacedi rendere ostili all’Imperatore tante famigliearistocratiche ungheresi. La storia gli ha dato ragione,tanto è vero che in seguito alla pace tra gli Asburgo e iTurchi, dopo la campagna coronata da successo controil nemico ottomano del 1664, nel 1671 gli aristocraticiungheresi tentavano già una congiura control’Imperatore. Il secolo XVII è stato chiuso da più lotted’indipendenza, come quella guidata da Thököly e daRákóczi e la situazione non è cambiata nemmeno allesoglie del XVIII secolo. Péter Pázmány e i Gesuitiungheresi cercavano di presentare al mondo l’Ungheriacome un paese dalla cultura autonoma cristiana e dimigliorarla culturalmente addirittura in questa suaqualità palesemente cattolica. Il Gesuita MelchiorInchofer scrisse anche una storia della Chiesaungherese, 49 ma la pubblicazione è stata ostacolata alungo dai Gesuiti, vale a dire dalla politica austriaca, perla sua concezione secondo cui il cristianesimoungherese non è “affiliato” di quello austriaco, marappresenta una fede e una cultura divulgata consuccesso da una chiesa autonoma già ai tempi di SantoStefano. I Gesuiti tentarono anche in seguito dipropagare quest’idea di fondare una ProvinciaHungarica indipendente dalla Provincia Austriaca.Quest’ultimo loro tentativo non ha avuto successo.Faremo subito un accenno al fatto che gli aristocraticiungheresi, che non credevano nel successo di un22<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009

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