sconosciuto ed egli ce le ripeteva senza errori…Accadeva che lui stesso ci invitava a segnalare unamateria da poetare. Quando noi gli avevamo dato iltema, egli cominciava a dettarci le sue poesie in modocosì veloce che le nostre mani si stancavano prima dellasua mente che creava…»«Poi, era anche un giovanotto bellissimo, con uncarattere straordinario…» aggiunse Vespasiano daBisticci, il titolare di una libreria fiorentina in cui ancheJanus si presentò «…lo so che nella scuola ferrarese loguardavano con ammirazione per la sua vita e per lasua morale; tutti si meravigliavano di lui perché egli eraprivo di ogni difetto e pieno di ogni virtù; nessunapersona simile a lui era venuta in Italia da oltre lemontagne, e non si trovava neanche tra i suoi coetaneiitaliani… La fama delle sue capacità girava non soltantonella scuola, ma anche in tutt’Italia parlavano di lui… Lasua notorietà era cresciuto giorno per giorno… Ricordo,inoltre, con gran piacere il nostro primo incontro:quando egli era arrivato da me con il suo mantello dicolor viola e con la sua bellissima presenza, vedendologli dicevo: “Benvenuto, lei è forse ungaro?”- perchédalle descrizioni che sentivo l’avevo riconosciuto.Appena pronunciavo queste parole egli m’abbracciavaconfermandomi con le parole più gentili e piùlusinghiere che avevo mai sentito nella mia vita.Pensate, l’avevo veramente riconosciuto, avevo unabuona intuizione!… Perbacco!… Avevo indovinato, eraproprio lui!… Da quel momento eravamo diventati amicie così gli davo l’occasione entrare alla corte di CosimoDe’ Medici. Janus parlava con lui molto a lungo edinstaurava l’amicizia anche con tutti gli studiosi diFirenze… Posso dirvi che egli girava in tutta la città efacendo conoscenze egli conquistava uno spazio neicuori di tutti…»«Non c’è da meravigliarsi quindi se, tornando inUngheria, nonostante che lo aspettasse il vescovato diPécs ed il suo impegno importantissimo alla cancelleriadella corte di Mátyás, Pannonius si sentiva in esilio epensava con grande nostalgia alla nostra terra che egliassimilava nella lingua, nelle abitudini, nello spiritoumanistico, in cui la sua poesia trovava l’ecocomprensivo ed elogiato…» Bonfini conclusel’argomento sul Pannonius.«Hm… Janus Pannonius?», domandò la direttricedella biblioteca, «Non ricordo di avere del materiale cheriguarda la sua persona… Le enciclopedie sonoabbastanza avare di dati che riguardano questo poetaumanista…»«Eccolo, signora, si presenterà proprio lui inpersona… Così per fortuna sappiamo che egli è uscitoda un volume di un’enciclopedia…», disse Sandy: e lafigura di Janus Pannonius si materializzò.«Ecco! Dalla “Treccani”!… Allora sentiamo che cosa hada dirci…», gridò la direttrice e si girò verso la figura diPannonius.«Eccomi. Il libro in cui si legge qualche breve cennosul mio conto è molto povero di fatti e dati cheriguardano la mia vita… Nacqui il 29 agosto 1434 in unafamiglia benestante di piccola nobiltà a Kesince, nellaSlavonia (allora appartenente al corpo dell’Ungheriastorica fino alla pace di Trianon del 1918 /n.d.a/). Finoall’età di 13 anni mia madre, Borbála Vitéz, mi educò emi fece studiare con lo scopo di farmi avviare allacarriera del sacerdozio. Per volere di mio zio umanista,János Vitéz, della Cancelleria dell’imperatore e red’Ungheria Zsigmond, appena compiuti tredici anni,giunsi a <strong>Ferrara</strong> nella primavera del 1447, perfrequentare la famosa scuola dell’umanista ededucatore Guarino da Verona. Qui rimasi per otto anni,poi trascorsi quattro a Padova in cui conseguii ildottorato in diritto canonico e romano. Il mio legamecon il maestro Guarino era fortissimo. Lo incontrai laprima volta quando egli aveva già compiuto i suoisettantatré anni. Già dai primi incontri con lui ebbiun’enorme ammirazione. Stima ed ammirazione erareciproca. Dissi allora: “Guarino, è l’umanesimo… cheinsegna all’uomo, nel cuore e nella parola…”Trasferendomi a Padova conobbi Galeotto Marzio, ilgran pittore Andrea Mantegna ed anche altri esponentiintellettuali della borghesia urbana e dei politici. Dopododici anni ritornai in Ungheria… Il mio inserimento eramolto difficoltoso e ne soffrii molto, anche perché aquei tempi la corte rinascimentale corviniana non eraancora al livello italiano. Non incontrai alcun compagnospirituale adatto alla mia esigenza artistica edumanistica, il pubblico magiaro non era ancora in gradodi apprezzare appieno la mia poesia. Mi sentii solo, mimancò il pubblico italiano: il colto ambiente borgheseche mi apprezzava. La mia gran solitudine non fusollevata neanche dalla presenza nella corte di GaleottoMarzio. Nel 1465 ritornai di nuovo in Italia come Legatodi Mátyás, per sollecitare aiuti contro i Turchi, ma almio ritorno ebbi gravi problemi politici: nel 1471 fallì ilcomplotto in cui avevo una parte notevole: ero ilprincipale organizzatore della congiura: volevamoportare sul trono d’Ungheria il figlio del re di Polonia,Casimiro, ma fallimmo. Mio zio venne arrestato, io scelsila via dell’esilio volontario in Italia alla richiesta digrazia… Non godevo di buona salute: ogni tanto midava noia la tubercolosi, perciò spesso stavo moltomale… Penso che bastino per il momento queste notiziesu di me…»Mentre questi personaggi raccontavano la loro storia,le persone presenti alla biblioteca riuscirono a trovare ivolumi da cui erano usciti e nel frattempo le lettereritornarono sulle pagine giuste, con esse anche ipersonaggi ed infine i libri vennero finalmente ricollocatial loro posto sugli scaffali. Grazie all’invisibile aiuto diBabbo Historicus, verso il tardo pomeriggio rimaserosoltanto i protagonisti usciti dai libri di fiabe. Qui entròin azione anche Mater Fabula per organizzare meglio la lororisistemazione, anche perché essi erano più confusi deipersonaggi storici.Dal libro inedito scritto nel 1997.A quei tempi questo brano è già stato pubblicato sulla nostrarivista.12) Continua40<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2009
TRADURRE – TRADIRE – INTERPRETARE – TRAMANDARE– A cura di Meta Tabon –Sharon Olds (1942-)THE EYEMy bad grandfather wouldn’t feed us.He turned the lights out when we tried to read.He sat alone in the invisible roomin front of the hearth, and drank. He diedwhen I was seven, and Grandma had never oncetaken anyone’s side against him,the firelight on his red cold facereflecting extra on his glass eye.Today I thought about that glass eye,and how at night in the big double bedhe slept facing his wife, and how the limphole, where his eye had been, was opentowards her on the pillow, and how I amone-fourth him, a brutal man with ahole for an eye, and one-fourth her,a woman who protected no one. I am theirsex, too, their son, their bed, andunder their bed the trap-door to thecellar, with its barrels of fresh apples, andsomewhere in me too is the pathdown to the creek gleaming in the dark, away out of there.Dal libro ‘The dead and the Living, Alfred A. Knopf EditoreNew YorkSharon Olds (1942-)L’OCCHIOIl mio nonno cattivo non ci dava da mangiare.Spegneva le luci quando cercavamo di leggere.Si sedeva da solo nella stanza invisibiledavanti al camino, e beveva. È mortoquando avevo sette anni, e la nonna non una voltache avesse preso le nostre difese,i riflessi del fuoco sulla sua faccia rossa e fredda,brillavano ancor di più sul suo occhio di vetro.Oggi ho ripensato a quell’occhio di vetro,a come di notte, nel grande letto matrimonialelui dormisse con la faccia rivolta verso sua moglie, e a[comeil buco molle, dove prima stava il suo occhio, restasse[apertoaccanto a lei sul cuscino, e a come iosia per un quarto sua, un uomo brutale conun buco al posto dell’occhio, e per un quartoappartenga a lei,una donna che non ha mai protetto nessuno. Sono[ancheil loro sesso, il loro figlio, il loro letto, esotto il letto la botola che portavain cantina, coi barili colmi di mele fresche, ein in qualche angolo dentro di me c’è anche il sentiero[versoil ruscello che brillava nel buio,un posto per scappare via.Sharon Olds è nata nel 1942 a San Francisco. Ha studiato alla Stanford University e alla Columbia University. Le sue poesiesono apparse su importanti riviste e giornali: il New Yorker, Poetry, The Athlantic Monthly, The Paris Review, e The Nation. Ilsuo primo volume di poesie, Satan Say, (pubblicato in Italia dall’Editrice Le Lettere di Firenze con il titolo ‘Satana dice’) uscì nel1980 e ottenne il San Francisco Poetry Center Award. Fra gli altri premi ottenuti: il Lamont Poetry Prize, il National BooksCritics Circle Award, ed il T. S. Eliot Prize. Vive a New York ed insegna scrittura creativa presso la New York University.Traduzione © di Daniela RaimondiFranco Santamaria (1937-) — Poviglio (Re)GIASONE E MEDEAÈ un atto dovuto la resurrezione,non un’ipotesi da credere probabile,dopo il distacco dalla rocciadove ha occupato uno spazio compresso da mille anni.Spazi infiniti di echi percettibili,di acque verdeggianti alla luce del giornoche consapevolmente ha voluto rinnovaresono ancora da percorrere e da colmare- con Medea, sullo stesso carro.Franco Santamaria (1937-) — Poviglio (Re)JASON ET MÉDÉELa résurrection est un acte dû,nullement simple hypothèse crédibleaprès le détachement du rocheroù elle a occupé un espace depuis mille ans comprimé.Des espaces infinis d’échos perceptibles,d’eaux verdoyantes à la lumière du jour,qu’elle a voulu en toute conscience renouveler,sont encore à parcourir et à combler- avec Médée sur son propre char.Fonte: «Franco Santamaria – Parola e Immagine (Poesia e Pittura)», il testo francese è dello stesso Autore<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> <strong>XIII</strong> – <strong>NN</strong>. 67/68 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 200941
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