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Arcipelago Itaca 7

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Su Stati di Assedio<br />

Tre Neurosi, tre ferite inferte alla materia viva del testo, fitte di dolorose suture, punti intrecciati in una grande allegoria di linguaggi. La<br />

scrittura è soffusa di codici, segni diversi combinati a ricostruirsi un senso nell’ambiguità. Così è per il latino mescolato al rigore di una cartella<br />

clinica, per i riferimenti diagnostici accostati al backup di una macchina sull’orlo del reset, per la solitudine colma di autorità nel cybersex<br />

masochistico che rielabora alcuni tòpoi della sottomissione religiosa e del delirio mistico.<br />

L’automa compenetra il corpo dell’Uomo, l’oggetto animato diviene pròtesi di quello inanimato, in un continuo morphing creatura-cosacreatura.<br />

Il principio darwiniano è sostituito da quelli casuali di una logica impazzita, quasi un codice genetico modificato, che regola il calcolo<br />

proposizionale/evolutivo secondo un’approssimativa tavola di verità. Questa idea riflette la conditio humana contemporanea, in cui l’identità è<br />

distribuita, frammentata in istanze di cloud computing prima di ricomporsi in ego e l’imprevisto è un dato incalcolabile per Natura, un margine<br />

di incertezza tra le pieghe di un modello statistico, probabilmente fuzzy. Tutto ciò che non può essere trascritto in un linguaggio vibra nella<br />

dislocazione non deterministica delle sue parti, una maceria, un dolore che vale per sé come malessere del corpo e non su scala elementare.<br />

L’impasto dei codici forgia una matrice linguistica pregnante, che riproduce nel testo la figura e le dinamiche di una complessa rete neurale, le<br />

cui terminazioni hanno carattere periferico e informano il corpo e il mondo l’uno dell’altro. Alcuni termini agiscono da tag, attrattori,<br />

cortocircuiti dall’esito imprevisto: salvare, stato corrotto, accesso, memoria, conflitto ecc.<br />

La dialettica tra programmazione, scrittura di ricerca e poesia è risolta in favore di quest’ultima, adottando un’impalcatura formale entro la<br />

quale condurre però il fiato della parola ispirata, accettando la sfida di installare la poesia nel cuore della macchina, negli interstizi del suo<br />

linguaggio, tra i segnacoli di una metrica diversa. […]<br />

Federico Federici, da CODE-VERSE, postfazione al libro<br />

* * *<br />

[…] …la sua terza raccolta […] offre un esempio icastico di contaminazione tra linguaggio poetico e linguaggio informatico. L'uso di parentesi<br />

quadre, tonde e graffe, ad esempio,trasforma i versi in elementi di operazione, funzioni e vettori in un processo compositivo estremamente<br />

raffreddato, che allude alla programmazione informatica e - in certo modo - alla definizione di una ratio all'interno di una realtà opprimente che<br />

invade il soggetto […]. Al cuore di Stati di assedio c'è quella contraddizione insanabile e incomprensibile che è spesso all'origine dell'atto<br />

poetico: la volontà di dire e l'impossibilità di nominare. La scrittura di Mariangela Guàtteri è dunque un processo anomico, fenomeno più che<br />

evidente se si considerano i componimenti liminari che aprono le tre sezioni della raccolta, dedicati rispettivamente alla definizione di potere,<br />

piacere e dolore. La «voce in frequenza / molto bassa subliminale» di questi testi, incespica in un tentativo ricorsivo di determinazione<br />

dell'oggetto del discorso, che resta indeterminato. Accade così che «il dolore» non possa che darsi come «un dolore», «una forma di dolore»,<br />

«uno stato nascosto». L'impiego degli articoli indeterminativi è l'indice dell'incapacità del soggetto, della sua impotenza a fissare con la parola<br />

la propria (e la nostra) realtà, che può dunque solo essere mostrata:immagine o figura sospesa su un vuoto. Questa mancanza di potere del<br />

soggetto poetante, «una protesi del niente / che si lascia andare» in una nebulosa di enti, apparentemente interscambiabili, si ripercuote nella<br />

sua anatomia, che diventa«ortopedia assemblata». Le parentesi operano come separatori fisici non solo della materia testuale, in parte<br />

«tagliata» da altre fonti testuali e ipertestuali, ma anche di quella corporea: «un cuore un polmone / un arto separato un solo resto /...». E il<br />

corpo, corpo disorganico e costantemente riorganizzato nell'articolarsi rigoroso dei testi, gioca un ruolo importante quanto ingrato, poiché è su<br />

di esso che si manifestano gli stati d'assedio del titolo, siano essi prodotti da piacere, dolore o potere. […] Stati d'assedio si rivela dunque anche<br />

un esercizio di resistenza alle forme codificate d'inscrizione della terra, lla descrizione della condizione umana tramite un linguaggio imposto e<br />

altresì insignificante. […]<br />

Gian Maria Annovi, da Da Mariangela Guàtteri, esercizi di astrazione, in “Il manifesto”, 12.7.2011<br />

Mariangela<br />

Guàtteri<br />

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