Arcipelago Itaca 7
Arcipelago Itaca 7
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Nasce a Senigallia (Ancona) nel 1925. È il maggiore di tre fratelli e all’età di 9 anni perde il padre. In<br />
questo periodo comincia a dipingere e a scrivere poesie. La madre trova lavoro come lavandaia<br />
presso il locale ospizio. Qualche anno più tardi, nel 1954, ritornerà in quel luogo e realizzerà le<br />
immagini della serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, titolo ripreso da Cesare Pavese. Avrà modo di<br />
dire in seguito che tra tutte le immagini da lui prodotte, quelle dell’ospizio di Senigallia gli hanno<br />
procurato le più grandi emozioni.<br />
La prematura perdita del padre lo costringe ad iniziare presto a lavorare come garzone in una<br />
tipografia di cui diventerà poi proprietario. Il tempo della scuola viene sovente impegnato in<br />
tipografia, la magia della stampa lo cattura e a tredici anni decide di fare il tipografo.<br />
La Tipografia Marchigiana affacciata sulla piazza che, nel centro di Senigallia, celebra con un<br />
monumento Papa Mastai Ferretti (Pio IX), ha cessato le sue attività soltanto nel dicembre del 1999.<br />
Il 1953 segna la svolta nella sua vita. Acquista infatti, per 800 lire, una macchina fotografica e il<br />
giorno<br />
giorno di Natale si reca sulla spiaggia. È solo di fronte al mare, scatta e muovendo la macchina ottiene la sua prima fotografia:<br />
L’approdo, un’immagine della battigia carezzata da un’onda come con un colpo di pennello.<br />
Vicino alla tipografia abita una persona che tanto peso ha avuto nell’inserimento delle Marche nel dibattito che, a livello<br />
nazionale e in quegli anni, si stava sviluppando attorno all’arte fotografica. Quest’uomo è Giuseppe Cavalli. Avvocato, uomo di<br />
lettere, profondo conoscitore di Croce, ma anche esperto di tecnica e storia della fotografia, fondatore nel 1947 con Leiss,<br />
Finazzi, Vender e Veronesi de “La Bussola”: storico circolo le cui idee crociane furono espresse nel Manifesto pubblicato da<br />
“Ferrania” nel maggio del 1947. Dopo alcuni anni il successo iniziale riscosso da “La Bussola” comincia a venir offuscato dal<br />
progressivo affermarsi di un altro gruppo storico, “La Gondola”, guidato da Paolo Monti e alle cui immagini molti giovani si<br />
avvicinano, colpiti dal grande vigore espressivo di queste. È forse proprio per contrastare l’ascesa de “La Gondola” che, nel<br />
1953, Giuseppe Cavalli fonda, proprio a Senigallia, il gruppo “Misa”, di cui Giacomelli e Piergiorgio Branzi rappresentano le<br />
“giovani speranze”. Nel “Misa” non si ravvisa la presenza egemone delle idee di Cavalli come ne “La Bussola”; si tratta, piuttosto,<br />
di un gruppo aperto dove ognuno è libero di condurre le ricerche che vuole; sono così inevitabili gli scontri, soprattutto tra<br />
Giacomelli e Cavalli stesso. Nel corso delle discussioni all’interno del “Misa”, Giacomelli conosce le opere di Paolo Monti,<br />
apprezzandole al punto di arrivare a dichiarare «Cavalli diceva che era il nemico pubblico numero uno, ma a me Monti faceva<br />
morire!». Sarà proprio Paolo Monti (in giuria con Roiter e Comisso, tra gli altri) a dargli la soddisfazione del premio al miglior<br />
complesso di opere al Concorso di Castelfranco Veneto nel 1955. «Apparizione è la parola più propria alla nostra gioia ed<br />
emozione, perché la presenza di queste immagini ci convinse che un nuovo e grande fotografo era nato» avrà modo di<br />
affermare in seguito lo stesso Monti.<br />
Del 1957-59 è la serie di immagini riprese a Scanno (acquisite dal MoMA di New York nel 1963) e che hanno, come titolo, il<br />
nome dello stesso paese. Giacomelli rimane affascinato dall’atmosfera fiabesca del luogo che aveva già colpito altri grandi<br />
fotografi,