Arcipelago Itaca 7
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Dalle opere di narrativa<br />
Marco<br />
Ercolani<br />
56<br />
Da A schermo nero, 2010<br />
Faccia lunare<br />
Un uomo piccolo, dalla faccia folle, infantile, perturbante, che interpreta con perfetta intelligenza parti di traditore e di assassino: l’ungherese<br />
Ladislav Löwenstein, in arte Peter Lorre (1904-1964). Caratterista in Casablanca e Il mistero del falco. Protagonista in M., Delitto e castigo,<br />
Amore folle e Lo sconosciuto del terzo piano. Lorre, regista di un unico, tragico film sulla storia di un assassino nella Germania nazista, L’uomo<br />
perduto, invecchiando interpreta parti sempre più marginali in alcuni film dell’orrore. I suoi lineamenti sono deformati dalla pinguedine e<br />
dall’uso prolungato di morfina. Al suo funerale, Vincent Price disse di lui che era stato un “piccolo, grande, immenso attore”. Il testo seguente<br />
è un soliloquio-confessione dell’attore, ubriaco in una taverna messicana, nel 1951.<br />
Non so se, vedendomi, mi riconoscereste. Grasso, piccolo, sempre ubriaco, vivo per nove ore al giorno nel fondo di questa taverna,<br />
ad Escobar. Non ho più un volto per turbarvi. Ho perduto l'atterrita attenzione del mio pubblico. Non so più guardare con quegli occhi<br />
globosi e innocenti, da folle mite, da assassino silenzioso, da essere lunare. Non verso il latte nella ciotola, non accarezzo il gatto,<br />
non uso sciarpe bianche. Non mi innamoro di una statua. Non tradisco per nessun falco. Non uccido, non fuggo, non sono inseguito.<br />
Nessuno marchia la mia schiena con una M di gesso. Non fischio canzoni per ciechi, non compro palloncini per bimbi dolcissimi. Il<br />
subdolo criminale dalla voce flautata non abita più in me. Il processo è stato lento e inesorabile. Quando avevo un viso giovane e uno<br />
sguardo sfuggente, nessuno si accorgeva della mia statura: la mia insidiosa piccolezza aggiungeva ambiguità all'ambiguità. A<br />
cinquant'anni ingrassai e il mio collo ingrossò, la faccia divenne molle e larga - materia flaccida, da incubo, da danza macabra. Capii<br />
allora che si poteva solo ridere del piccolo attore dalla faccia cambiata, dall'ex-viso lunare. Adesso ero poco più alto di un nano.<br />
Non lasciai il cinema ma i ruoli che mi venivano assegnati erano sempre più secondari e bizzarri: la mia faccia, rammollita anche da<br />
un mediocre technicolor, non faceva più male a nessuno. Ecco la verità: ho consegnato il mio volto ai film che ho girato e ora non è<br />
più mio. È vostro. Non saprete mai quanto tutto questo sia atroce: sapere la propria faccia appesa, come un trofeo, in certi<br />
capolavori che non smetterete mai di rivedere, turbati da un viso glabro, lunare, folle, e io, che lo possedevo, mi trovo questa vescica<br />
grassa e irriconoscibile posata sul collo, una cosa molle e sudata che mi tortura per la sua ottusità.<br />
Quando voi, con il nome di Peter Lorre, vedrete sempre, in qualche vecchio cinema, il volto che ho perduto e rabbrividirete, io, in<br />
questa taverna di miserabili, ad Escobar, potrei essere schiaffeggiato da un barbone che non saprebbe mai di stare percuotendo lo<br />
stesso volto lunare che dalle penombre del cinema, con subdola grazia, continua a turbarvi da generazioni...<br />
Non sono più chi sono stato. Il cinema mi ha derubato di me.<br />
Gli idoli invecchiano, se sono fatti di pelle umana, e non c'è niente che, come la vecchiaia, spezzi l'incantesimo del cinema. Il cinema<br />
è giovinezza. Un certo sguardo o andatura o sorriso, colto in una certa età. Un attimo. Quell'attimo e nessun altro: un che di<br />
enigmatico e di insostituibile, di cui non si può tollerare la scomparsa; al punto che solo l'alcool, tracannato nelle taverne di Escobar<br />
o in sordidi seminterrati, con puttane o senza puttane, fra ex-attori o guitti o deboli di mente, può farci tollerare l'impressionante<br />
lunghezza della vita. E poi, questi dolori al fegato, la morfina…. Vorrei solo poter rivedere Un uomo perduto prima di morire: sono<br />
anni che non passa, in televisione, proprio quel film. Pensa di essere un genio soltanto lui, quel grassone di Laughton, con La morte<br />
che corre sul fiume?<br />
* * *