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Arcipelago Itaca 7

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VETRINA<br />

Il talento<br />

della<br />

malattia<br />

di<br />

Alessandro<br />

Moscè<br />

32<br />

lora i bambini si sentono crudelmente assaliti. Succede che il gatto acchiappa il topo, e la favola di Tom e di<br />

Jerry ha un altro epilogo. Il fumetto o il cartone animato appare insensato, indisponente. Ci si sente divorati e<br />

con la testa all’ingiù. Erano finiti gli esami, ma sotto il lenzuolo, quando ero a letto, non scoprivo la frescura<br />

della notte, il sogno del calciatore. La testa era sul cuscino, le braccia si univano e le mani si incrociavano sul<br />

ventre. L’avrebbero chiamata tumefazione, ma io, semplicemente, sentivo una montagna sotto l’ombelico.<br />

Provavo un sussulto, anche perché il corpo estraneo mi comprimeva e mi costringeva a orinare spesso. Dal<br />

mio stesso fisico nasceva una deriva. Stavolta non era un incontro con la naturalezza della crescita, ma<br />

un’oppressione. Mi svegliavo e mi riaddormentavo. Fino al giorno prima la montagna sulla pancia non c’era. La<br />

toccavo, la spingevo. Dura, gonfia, specie nel mezzo. Ai lati erano le ossa del pube che la fermavano. Aveva<br />

una forma rotonda, come un bombolone, ma non poteva essere piena di crema. Tre settimane prima correvo<br />

e avevo attitudine per la velocità, avevano scritto sulla scheda della scuola dove ero stato promosso sotto la<br />

voce “distinto”. Se ne accorse l’insegnante di educazione fisica, il signor Paolucci. Mi faceva fare le ripetute.<br />

- Sei nato con le fibre a contrazione rapida - diceva elettrizzato.<br />

La forza esplosiva nelle gambe mi aveva introdotto in un reality. Ecco il campione: lo ero anch’io, finalmente.<br />

Il più veloce della scuola, tra i trecento alunni della media “Marco Polo” di Fabriano. In palestra l’insegnante<br />

mi dava i consigli. La velocità è un’attitudine, ma ci volevano allenamenti costanti per migliorarla.<br />

- Chiudi la bocca e stringi i denti - innanzitutto.<br />

- Non è la stessa cosa se apro la bocca? - chiesi con fare impertinente.<br />

- Zitto coglione, e sprinta in linea retta. Devi aumentare la potenza anaerobica. Ogni quattro secondi<br />

accelera.<br />

Se dovevo cambiare direzione, come nella curva dello stadio, mi sbilanciavo.<br />

- Cambio di direzione, cambio di direzione - urlava l’insegnante.<br />

- Come vado?<br />

- Il tempo è buono, ma non magnifico. In linea retta sei bravissimo. Per la velocità ci vogliono i nervi, per la<br />

maratona la calma. Sarai un centometrista.<br />

Il bombolone era cresciuto in una notte, a scuola, forse in pochi minuti. Dove sarei finito? Da una pista<br />

d’atletica a un ospedale?

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