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Arcipelago Itaca 7

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Dalle opere di narrativa<br />

Marco<br />

Ercolani<br />

51<br />

carcere, un collegio, un posto di blocco, una caserma, dei templi, delle tende. Cosa vuoi che sia, adesso, questo misero<br />

ospedale e la tua faccia attonita? Meno di un cerchio di fumo. Forse sono sempre a Taala.<br />

A domani. Ma posso proprio dirti: a domani?<br />

Vuoi la verità, d'accordo. Eccola, in una riga. Sono venuti e hanno occupato la città. Non ho parole per descrivere la<br />

crudeltà con cui ci hanno seviziato e la meticolosità con cui hanno raso al suolo le case. Forse tu conosci un'altra<br />

versione dei fatti; forse tu credi che ci abbiano trovato per caso, mentre vagabondavamo nel deserto. Se è così, smetti di<br />

credere alle menzogne dei tuoi capi. D'altronde, non tutto il male vien per nuocere. Senza il loro drastico e definitivo<br />

intervento Taala sarebbe rimasta solo una città fantastica che, all'alba di ogni nuovo giorno, con regole sempre nuove,<br />

in un silenzio perfetto, avrebbe mutato forma alle case, volti agli abitanti, direzione alle strade, come un colore sfuma<br />

nell'ombra o un'ombra nel colore. Ma per fortuna sono arrivati loro: i tuoi amici, la tua specie. Hanno fatto scorrere il<br />

nostro sangue e il sogno è finito. Non c'è niente di virtuale, in tanti corpi massacrati. Noi, che siamo sopravvissuti,<br />

ringraziamo i nostri oppressori per la verità che siamo stati costretti a vedere.<br />

La cosa più sorprendente è che nessuno, adesso, a Taala, ricorda nulla di nulla. Loro potrebbero tornare, riassediare la<br />

città e ucciderci di nuovo. Ma quelli che la abitano ancora non hanno imparato niente: se ne vanno per le strade con la<br />

testa in aria e non pensano, non ricordano. Addirittura, continuano a vivere e dimenticano che loro sono stati là e li<br />

hanno depredati e ammazzati; dimenticano persino, con imbarazzante amnesia, di essere morti. No, non sono matto.<br />

Laggiù succede qualcosa di disgustoso e di ingiusto. Questa è la pura verità. Credi a un uomo che è vissuto per un tempo<br />

molto più lungo della vita media di un uomo. Credi a chi ha visto le comete apparire allo sguardo come massi opachi e le<br />

farfalle verdi assediare in pozzi scuri uomini giganteschi, incapaci di difendersi. Credi a chi ha visto i leoni addormentarsi<br />

e trasformarsi, da solenni animali del deserto, in mosche ronzanti.<br />

Già diversi anni fa, al calare della notte, i più anziani di noi cominciarono a parlare di assedi, di nemici, di date. Ci<br />

indicavano i momenti in cui si sarebbe alzata la polvere dal deserto. E noi, che non ci aspettavamo niente di minaccioso<br />

ma che credevamo alla loro saggezza, cominciammo a fissare l'orizzonte con la loro stessa titubanza, presagendo<br />

qualcosa di incontrollabile. Morirono senza vedere niente di quello che avevano temuto, ma noi abbiamo ereditato la<br />

loro paura, che si è trasformata in terrore. Per questo vi abbiamo accolti quasi con sollievo, mentre uccidevano anche i<br />

nostri bambini. Almeno, per un attimo, finiva la paura di attendere. Non siamo più, oggi, dei fantasmi terrorizzati, ma le<br />

vittime reali di un massacro.<br />

[…]<br />

* * *

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