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Arcipelago Itaca 7

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VETRINA<br />

Il talento<br />

della<br />

malattia<br />

di<br />

Alessandro<br />

Moscè<br />

28<br />

pronunciata - forse perché inaspettata, benché sperata, al punto di essere fonte di assoluto sbigottimento<br />

essa stessa - della guarigione.<br />

Immaginiamo non sia stato facile ripercorrere le tappe di un calvario che ha visto il nostro divenire un caso (fin<br />

anche negli Stati Uniti) di ritorno miracoloso alla vita senza il male spietato, le infinite e tribolate resistenze<br />

nell’accettare l’idea di raccontare un “io passato” così ingombrante. Sappiamo, anche, delle difficoltà<br />

incontrate nel trovare un editore disposto a sostenere il progetto del libro; un “partner” che fosse in grado di<br />

cogliere e capire, condividendone gli assunti ed oltre la forte componente di commozione che inevitabilmente<br />

sprigiona, come questo lavoro sia, di fatto e soprattutto, la rappresentazione, esaltata dai caratteri diremmo<br />

estremi della storia, del desiderio (anche disperato) di vita che muove il nostro divenire e che è capace di<br />

aiutarci ad annientare anche la più aggressiva delle malattie.<br />

Nel caso dell’esperienza di Alessandro Moscè, però (ed è l’autore a suggerircelo in più di un’occasione), il<br />

desiderio di vivere ha avuto, oltre e chiaramente al sostegno dei propri cari, un preziosissimo alleato nella<br />

guerra contro l’osteosarcoma di Ewing, un irrinunciabile sostegno quotidiano nella palude delle tante nuove<br />

ed estenuanti sfide da affrontare. Quella passione sportiva per la squadra di calcio della Lazio e per il suo<br />

osannato protagonista dell’anno dello scudetto - quel Giorgio Chinaglia di cui si è solo accennato in apertura -<br />

hanno probabilmente svolto il difficile ma indispensabile compito di ancorare il giovanissimo protagonista ad<br />

uno dei pochi elementi sicuramente positivi nella realtà dolorosa di quei giorni di grande prostrazione.<br />

In un flash-back degno della migliore tecnica cinematografica, Giorgio Chinaglia appare sul palcoscenico de Il<br />

talento della malattia durante il ritiro della Lazio a Gubbio, nel luglio del 1984. Chinaglia ed il piccolo<br />

Alessandro si incontrano. Poche semplici parole ancora oggi impresse nella memoria. Semplicemente una<br />

grandissima emozione.<br />

D’altronde, come afferma l’autore: «Lo sport (e noi aggiungiamo: “alla stessa stregua della vita”) si può<br />

raccontare […] con gli occhi di chi si stupisce e incamera i ricordi primordiali, emozioni.».<br />

Il talento della malattia, Alessandro Moscè, Avagliano Editore, Roma, 2012<br />

La scelta dei testi che segue è stata curata da Danilo Mandolini.

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