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— 142 —<br />

580 ch' essa Provincia continuar dovesse a far iiso delle costumanze<br />

e Leggi proprie , lie vi apporlo intorno a cio altra novita<br />

se non che divise la medesima in quattro parti, o region),<br />

assegnando in ciascheduna di quesle una Citta che fosse cajjo,<br />

e dove si avessero da tenere le adunanze, e da 7'ammassare il<br />

denaro richiesto dalle comuni indigenze , e di creare i magistrati<br />

di tutta la regione; e s' egli aggiunsevi alcune Leggi, le<br />

diede in guisa che non urtassero con 1' autonomia di que' popoli,<br />

e con tanto provvedimento, ut non hostibus ct quas umis<br />

quidam lungo tempore qui unus est Icgum corrector cxpcriendo<br />

arguerat (J), Nel trattato concluso do[)o la seconda guerra Punica<br />

tra i Romani vincitori e i vinti Cartaginesi, dure condizioni<br />

furono poste da questi ai secondi; ma fii pero loro conceduto,<br />

che seguirebbono a vivere secondo le Leggi loro ; (2) la qual<br />

cosa conseguirono altresi , quando sul cominciare della teiza<br />

guerra un niiovo trattato essi tennero coi medesimi Romani Qi).<br />

Due Editti si leggono di Claudio Imperatore , col primo dei<br />

quaii gli Ebrei di Alessandria, e col secondo a t'Jtta la Nazione<br />

Ebraica sparsa per le provincie dell'Impero Romano , fu restituita<br />

la liberta , che sotto Cajo Caligola aveva sofferto moltissimo,<br />

di governarsi colle sue leggi, non die alle cose<br />

ligione appartenenti, ma eziandio nelle cose 'politiche<br />

alia re-<br />

(4). Fra<br />

le condizioni di pace che Annibale alle citta prima sue nemiche<br />

da accorto Principe ofteriva, quella eravi che le medesime conservare<br />

potrebberole proprie Leggi. La citta di Locri ed in appresso<br />

quella di Taranto da lui ebbero un tale patto (5). Passando<br />

ai secoli meno lontani, ritrovasi che Teodorico re de'Goti<br />

resosi padrone dell'Italia, ordino da saggio politico che in essa<br />

non si introducesse ordinamento veruno, die aspetto recasse di<br />

novita; ma die si continuassero le cose gia poste in uso: « quod<br />

consuetudo anliqua scrvctur<br />

prisco tempore indullum est.<br />

nee sidtraliciur modo^nis quod<br />

,<br />

» Questo e il comando ch' egli<br />

diede (6) ed allora che iiell'anno 18." del suo impero si porto<br />

il medesimo a Roma , fece ivi una allocuzione al popolo con<br />

promettere fra le altro cose di osservarc inviolabilmente tutte<br />

le ordinanze fatte dai precedenti Principi Romani (7). Castigata<br />

voleiido lo stesso Teodorico la Liguiia che in quel tempi<br />

comprendeva anche la citta di Milano, peiche tenuto area per<br />

la parte del re Odoacre, al quale dopo lungo contrasto egli tolse<br />

il regno d' Italia, le vieto, oltre all'averla spogliata dei privilegi<br />

della cittadinanza romana, il piu servirsi delle antiche sue Leggi<br />

e costumanze: castigo, che avendo cagionato un lamento grandissimo,<br />

fu da lui poscia ritrattato alle istanze fattegli dai due<br />

santi uomini Lorenzo Arcivescovo di Milano ed Epifanio Ve-<br />

(1) Tito Livio, Lib. 45, Cap. 42.<br />

(•2) Polib. o.xcei'p. Legal. 142. Appian. Dc bel Pun.<br />

{i) Polib. oxccrp. Legal. 142. Ajtp. Dc be!. Pun.<br />

(4) Joscpli., Aniiq. Jud., Lib. 19, Cap. 5,<br />

(5) Tilo Liv., Lib. 24, Caj). 1, Lib 2a, Cap. 8.<br />

(6) Cassiod., Lib. 8, Episl. 39.<br />

(7) Anon i in. Vales.

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