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Felice Osio , pubblico Lettore Umanista nelT Universita di<br />
Padova nelle auiiotazioni fatte al sii'Metto Moreria, disrorre in<br />
questo luogo sopra la parola copitaneos e secomlo I'opin'one di<br />
Giornrio Merula crede che aves?ero origine da Landolib I'^ di<br />
questo nome Arcivescovo di Milano che assunto a quella dignita<br />
con ajuto d'amici per mantenervisi dopo gratilicati i congiunti<br />
del sangue , si rese eziandio benevoli altii della citta<br />
rnedesima con varie investiture de' feudi col titolo di Capitani<br />
valvassori : sono le parole del Merula parlando del medesimo<br />
arcivescovo (^f)e Vicccomitum antiquilate, Lib. 2): « 11 quale ben<br />
presto ai fratelli ed ai parent! diede ricchezze, onori e poteri.<br />
Subordin6*a loi'o delle castella, e concesse pure diritti e privilegi<br />
nelle citta. D'allora i Carcano, i Pirovano, i Landriani presero<br />
il nome dalle diverse localita. D'allora provennero inomi di ca-<br />
])itani e con essi le discordie civili ed i semi degli odii parti-<br />
giani, D'allora crebbero le ricchezze dei patrizii, le superhie e<br />
Je prepotenze sugli inferiori. » Onde conchiude I'Osio: « Dal che<br />
e facile la congettura che qui si parli dei magnati lodigiani, »<br />
recando apju'esso per maggior jconferma I'autorita del Mussato<br />
e del Boldiico antichi cronisti. 1 gentiluomini stessi (sebbene<br />
nel racconto di quel successo non fu mio pensiero di tradurre<br />
il Morena nella lingua volgare ma di tenermi alia sua relazione<br />
come testimonio di vista), jiortando la forza delle parole Grandes<br />
Capitoricos un non so che di piii de'gentiluomini ordinari, come<br />
oggi diressimo firan cavaliere, ovvero personaggio d'importanza.<br />
Dippiii si riscontra anche nella nobilta il magis ed il minus<br />
conforme alle qualita dei meriti od antichita delle famiglie^ dai<br />
titoli, finalmente ])er lo splendore delle ricchezze.<br />
Ammetlo che in Milano 1' origine dei Capitani e dei Valvassori<br />
s'abbia a riconoscere da Landolfo suddetto, cioe dall'anno<br />
995 in circa, vedendosi che al Merula per questo conto aderiscono,<br />
Tristano Calco, B. Corio, D. Bossi , G. Ripamonti e altri<br />
scrittori milanesi parlando del medesimo arcivescovo. E I'istesso<br />
Sigonio [De regno Hal. Lib. 1° anno 995) di sopra in simil proposito<br />
citato parla del medesimo arcivescovo: « Intanto Landolfo<br />
per acquistar fedelta, insigni di beni e di dignita ecclesiastiche<br />
i possidenti e distribui altre ai destituti , Jacendo cosi nuovi<br />
feudi ecclesiastici nelle [)ievi, nei castelli e nei rioni della citta,<br />
dippiu li chiamo capitani , e cio ad imitazione degli stessi imperatori.<br />
In Lodi con altre citta che si abbia a giudicare 1' istesso<br />
non direi, non essendovi la stessa ragione, se non che i nostri<br />
vescovi e altri di qui prendessero il mal esempio ed in ispecie<br />
d' infeudare non solo le terre e beni alTetti alia mensa episcopale,<br />
ma la ragione ancora di decimare in questa diocesi come<br />
a basso dirassi. Leggendosi del medesimo Landolfo nel Besozzo<br />
JStoria Pontificale di Milano, cap. 72: Et ai ciltadirn concesse<br />
le decime con illecita invcsiilura., ed essi li dicdero la fcde, ecc.<br />
ecc. {1st. ]^n(ificale di Milano, cap. 12).<br />
La denominazione dei Capitani medesimi dalle terre infeudate,<br />
come il ^lerula suppone, pare clie il Sigonio approvi, soggiungendo<br />
dell'istesso arcivescovo: (luoglii citnti) « Dei t)'o fra-