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nastero medeslmo una ricca enlrata, vennero ad un pubblico<br />

giiidizio, com' era d'liso in quel di negli affari d'importanza<br />

davanti ad xYrduino conte di Lodi e fratello di Rolenda sulla<br />

riva d' Adda e sulla pubblica via ad un porto chiamato Pirolo<br />

Piriolo. Gia parlammo anteriormente dell' anlichita d'una<br />

chiesa delta S. Pietro in Pirolo di Gera; non c improbabile<br />

pertanto clie in queste vicinanze fosse il porto che mettesse in<br />

comunicazione a quel tempo le due rive dell' Adda, per cui ci<br />

fa credere che Gera si chiamasse col nome di Pirolo avanti la<br />

fondazione del castello di Pizzighettone. La nagione die indusse<br />

il conte Ilderado di Comazzo a fondare e dotare questo celebre<br />

monastero , fu la remissione d'un grave peccato da lui commesso<br />

, pel quale Giovanni XVIIJ." avevagli imposta una penitenza<br />

troppo dura. Non vedendosi atto a sopportarla , il papa<br />

gli ordino invece di edificare un monastero e di oflrire a Dio<br />

a favore del medesimo la decima d' ogni suo bene. L'importanza<br />

di codesto bel documento consiste dapprima nella luce che<br />

apporta sulla distribuzione topografica delle localita del Basso<br />

Lodigiano, indi per I'inserzione di alcuni cognomi di famiglia<br />

che eyistono tuttora sulle nostre terre, Inoltre esso ci fornisce<br />

un'idea bizzana sulla formola della tradizione usata in quel<br />

tempi, e dell' indole e costume generale che prevalse in allora<br />

di fare il viaggio di Palestina per la remissione di gravissimi<br />

peccati. Ne e da trascurare nell'esame di quel documento Ja<br />

gravezza dell'imprecazione che e sulla fine del medesimo contro<br />

di coloro che porranno ostacolo all'esecuzione di quella donazione.<br />

Dall' altro lato e commovente la pieta, colla quale bench^<br />

rozzamente sia descritta la confessione d' Ilderado e la pena che<br />

papa Giovanni XVIII." gli inllisse di visitare cioe per tre anni<br />

consecutivi il Santo Sepolcro di Gerusalemme e cento reliquie<br />

di santi a pie nudi, senza cavallo, sensa bastone d'appoggio, senza<br />

speranza di commercio cqnjugale, e senza riposare la notte ove<br />

avesse riposato il giorno. E bizzarra altresi I'avversione che dimostra<br />

Ilderado contro degli avvocati, vietando espressamente che<br />

il suo monastero ne abbia. Fa prova eziandio questo documento<br />

dell'ignoranza di quel tempi, poiche oltre all' apporre soltanto<br />

il segno di croce'i testimoni a quBst' atto, erano puranco illetterati<br />

i due ricchi donatori Ilderado e Rolenda, non che Alessandro<br />

fratello di quest' ultima, ilderado memore del voto che<br />

aveva fatto di visitare il Santo Sepolcro, voile percio assoggettare<br />

il nuovo monastero alia stessa chiesa del Santo Sepolcro<br />

del nostro Salvatore in Gerusalemme oc usque in finem saeculi »<br />

coU'obbligo eziandio dell' annua retribuzione d'un danajo d'oro<br />

equivalente a 5 soldi di moneta milanese, somma pero di qualche<br />

entita per quel tempo.<br />

Fra i beni che il conte dono al monastero da lui assogget*<br />

tato alia regola di S. Benedetto, vedesi primieramente accennata<br />

la corte di Casal Lupano era Castione , colla villa e col<br />

castello di S. Vtio in cui era fabbricato il monastero, colla decima<br />

, la quarta della decima, I'onore e il distretto ; e per la<br />

seconda la corte di Senedogo colla villa, il castello e la chiesa.

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