<strong>Esercizi</strong>o 2.9. Dati due campi vettoriali f e g continui sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n esiste un terzo campovettoriale continuo h tale che L f L g − L g L f = L h ; dove l’uguaglianza va intesa in senso o<strong>per</strong>atoriale, cioèè vera qualunque sia la funzione scalare cui si applicano gli o<strong>per</strong>atori <strong>di</strong>fferenziali al primo e al secondomembro. Posto h := [f, g], si <strong>di</strong>mostrino le seguenti tre proprietà– [f, g + λh] = [f, g] + λ[f, h] <strong>per</strong> ogni λ ∈ R;– [f, g] + [g, f] = 0;– [[f, g], h] + [[g, h], f] + [[h, f], g] = 0 (identità <strong>di</strong> Jacobi).<strong>Esercizi</strong>o 2.10. Uno spazio vettoriale sul quale sia definita un’o<strong>per</strong>azione binaria che gode delle proprietàenunciate nell’<strong>Esercizi</strong>o 2.9 costituisce un’algebra <strong>di</strong> Lie. Si <strong>di</strong>mostri che lo spazio vettorialetri<strong>di</strong>mensionale è un’algebra <strong>di</strong> Lie rispetto all’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> prodotto vettoriale.Si <strong>di</strong>mostri che lospazio delle matrici quadrate <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n è un’algebra <strong>di</strong> Lie rispetto all’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> commutazione[A, B] = AB − BA.<strong>Esercizi</strong>o 2.11. Si <strong>di</strong>mostri, costruendo opportuni esempi, che la derivata <strong>di</strong> Lie rispetto a campi vettoriali<strong>di</strong>versi non è commutativa, cioè che in generale L f L g u − L g L f u ≠ 0 dove u : I ⊂ R n → R è<strong>di</strong>fferenziab<strong>il</strong>e sull’a<strong>per</strong>to connesso I e f, g : I ⊂ R n → R n sono due generici campi vettoriali continui suI.Soluzione: <strong>per</strong> esempio nel caso n = 1 se si considera f(x) = 1 e g(x) = x, si ha L f L g u = u + xu ′′ eL g L f u = xu ′′ .2.5. Stab<strong>il</strong>ità dei punti fissiNei paragrafi precedenti si è <strong>di</strong>scussa l’importanza della nozione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità e si sono vistianche molti esempi nei quali è stato possib<strong>il</strong>e stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi sullabase del ritratto <strong>di</strong> fase. Ovviamente questo approccio porta a buoni risultati soltanto nelcaso bi<strong>di</strong>mensionale, dove, soprattuto se si ha a <strong>di</strong>sposizione un integrale primo, si riescea <strong>di</strong>segnare in modo molto dettagliato <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase. Per lo stu<strong>di</strong>o della stab<strong>il</strong>ità inproblemi in <strong>di</strong>mensione maggiore <strong>di</strong> due è evidente l’importanza <strong>di</strong> teoremi che <strong>per</strong>mettano<strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> comportamento delle orbite nelle vicinanze <strong>di</strong> un punto critico del sistema<strong>di</strong>namico (2.6) sulla base <strong>di</strong> proprietà analitiche del campo delle <strong>di</strong>rezioni f.In questo paragrafo verranno <strong>di</strong>scussi due <strong>di</strong>versi approcci: quello basato sullo stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico lineare ottenuto approssimando <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> partenzain un intorno <strong>di</strong> un punto fisso e quello basato sulla teoria <strong>di</strong> Liapunov.Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) e si supponga che <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f :I ⊂ R n → R n sia <strong>di</strong> classe C 1 (I). Sia x e un punto fisso <strong>di</strong> (2.6) e si consideri la matricejacobiana A <strong>di</strong> tipo n × n e <strong>di</strong> elementi A i,j := ∂f i /∂f j (x e ) <strong>per</strong> ogni i, j = 1, . . . , n. Si <strong>di</strong>cesistema linearizzato associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.6) nell’intorno del punto fisso x e<strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico lineareẋ = A(x − x e ) (2.21)dove <strong>il</strong> prodotto al secondo membro va inteso come <strong>il</strong> prodotto righe <strong>per</strong> colonne dellamatrice A <strong>per</strong> <strong>il</strong> vettore colonna x − x e . Poiché f è <strong>di</strong> classe C 1 (I) si ha|f(x) − A(x − x e )|lim= 0x→x e |x − x e |fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 38
ciò fa intuire che in qualche senso le orbite <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> (2.6) vicine al punto fisso x e sonoben approssimate dalle orbite del sistema linearizzato (2.21). Ovviamente queste sonoparole vuote (si veda l’Esempio 2.29), sta <strong>di</strong> fatto che sulla base dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> (2.21) èpossib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire le importanti proprietà relative alla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso x e riassuntenel seguente teorema, detto anche principio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare.Teorema 2.23 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con f : I ⊂ R n → R n <strong>di</strong> classeC 1 (I). Sia x e un suo punto fisso; si consideri <strong>il</strong> sistema linearizzato (2.21) associato a(2.6) nell’intorno <strong>di</strong> x e . Siano λ 1 , . . . , λ n ∈ C gli n autovalori della matrice A, allora– se Re λ i < 0 <strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n allora <strong>il</strong> punto fisso x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e;– se esiste i ∈ {1, . . . , n} tale che Re λ i > 0 allora <strong>il</strong> punto fisso x e è instab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. La <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo risultato va oltre gli scopi <strong>di</strong> queste note; sirimanda a [4, Capitolo 4, Paragrafo 17].Teorema 2.23 □Questo teorema è molto potente, ma prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterne le applicazioni si esaminanoi suoi limiti: sulla base del teorema precedente non si potrà mai in<strong>di</strong>viduare un puntofisso stab<strong>il</strong>e che non sia anche asintoticamente stab<strong>il</strong>e. Più precisamente <strong>il</strong> teorema non<strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concludere nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> x e nel caso in cui gli autovalori hanno tuttiparte reale minore o uguale a zero, ma ve ne è almeno uno con parte reale nulla.Esempio 2.24. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> Lotka–Volterra (2.10) e si calcolano le derivate parziali primedel campo delle <strong>di</strong>rezioni:∂f 1∂x 1= 1 − x 2 ,∂f 1∂x 2= −x 1 ,∂f 2∂x 1= αx 2 ,∂f 2∂x 2= α(x 1 − 1)Stu<strong>di</strong>o del punto fisso (0, 0):( ) 1 0A =⇒ det(A − λ1I) = −(1 − λ)(α + λ) = 0 ⇒ λ 1 = −α < 0 < λ 2 = 10 −αl’esistenza <strong>di</strong> un autovalore con parte reale positiva implica che <strong>il</strong> punto fisso (0, 0) è instab<strong>il</strong>e. Stu<strong>di</strong>o delpunto fisso (1, 1):( ) 0 −1A =⇒ det(A − λ1I) = λ 2 + α = 0 ⇒ λ 1,2 = ±i √ αα 0dove si è usato che α > 0. Tutti gli autovalori hanno parte reale nulla, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> teorema precedente non<strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire nulla sulla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso (1, 1).Esempio 2.25. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.16) stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 2.18 e si calcolano le derivateparziali prime del campo delle <strong>di</strong>rezioni:∂f 1∂x = ex y 2 ,∂f 1∂y = 2yex ,∂f 2∂x = −y(ex x + e x ),∂f 2∂y = −ex xStu<strong>di</strong>o del punto fisso (¯x, 0) con ¯x ∈ R:( )0 0A =⇒ det(A − λ1I) = λ(λ + xe x ) = 0 ⇒ λ 1 = 00 −e¯x¯xe λ 2 = −¯xe¯xfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 39
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x ∈ [a, b], u x (a, t) = u 1,a (t
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Inoltre si è usata l’identità n
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con q = (x, y, z) ∈ R 3 , t ∈ R
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Le equazioni del moto possono esser
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Sostituendo queste espressioni nell
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1. u x + u y = u;2. 2u x − 3u y =
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In realtà lo studio è limitato al
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3. u(x, y) = log √ x 2 + y 2 , (x
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nella regione√2E := {(ξ, η) ∈
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ammette l’unica soluzioneu(x, t)
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Esercizio 6.66. Si risolva l’equa
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4. u 0 (x) = exp{−α|x|} con α
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6.3. Equazione di Laplace: funzioni