SECONDA PARTE. INDAGINE SUGLI STUDENTI INTERNAZIONALILa conoscenza della lingua italiana sembra dipendere in modo abbastanza sensibiledall’area di provenienza: il livello di conoscenza migliore (buono/ottimo) si riscontrainfatti decisamente tra coloro che provengono da Paesi europei non-UE (88,7%), mentreil livello peggiore si ha tra quanti provengono dall’Asia. Nel generare questa dipendenzainfluiscono probabilmente due cause: da un lato infatti gli <strong>studenti</strong> non comunitari europeisono quelli tra i quali è più comune un arrivo in Italia con la famiglia già molti anni fa equindi la frequenza delle scuole <strong>italiane</strong>, dall’altro le lingue asiatiche hanno tali differenzestrutturali dall’italiano da renderne oggettivamente difficile lo studio.D’altra parte, l’altra variabile strutturale correlata con la conoscenza dell’italianosembra essere la durata del soggiorno in Italia e il fatto di avervi frequentato le scuole.Infatti, chi è arrivato in Italia prima del 2006 ha un livello buono/ottimo nel 96,8% deicasi. Sembrerebbe poi che chi sta frequentando la laurea di primo livello o specialisticaabbia una conoscenza della lingua italiana migliore di chi sta frequentando un corso postlauream.Anche la possibilità di svolgere un’attività lavorativa sembra essere influenzatapositivamente dal fatto di avere un’ottima conoscenza della lingua italiana o meno.Il 32,8% possiede al momento dell’intervista solo una licenza superiore, il 24,8% unalaurea di primo livello e ben 35,4% una laurea magistrale o un titolo equivalente. Uno sutre (33,6%) ha conseguito il titolo di studio in Italia, ma si sale ai tre quarti tra coloro chesono arrivati prima del 2006 (75,6%). Per quanto riguarda le provenienze si collocano aidue poli opposti gli <strong>studenti</strong> europei non comunitari, tra i quali uno su due ha conseguitoil titolo nel nostro Paese (48,8%), e quelli asiatici, con appena il 15,6%.Per quanto riguarda il confronto tra titolo di studio posseduto e corsi di studiofrequentati (Fig. 1.1), mentre, come è naturale che sia, gli iscritti ai corsi di laurea diprimo livello <strong>nelle</strong> università <strong>italiane</strong> provengono nella maggior parte direttamente dallascuola superiore (72,8%) e gli iscritti alla formazione post-lauream hanno una formazioneelevata pari alla laurea magistrale o specialistica (48,5%), possiamo notare anche che unapercentuale notevole degli intervistati iscritti a corsi di laurea di primo livello possiede giàun’altra laurea dello stesso tipo o anche una laurea specialistica od equivalente (54,9%). Èstato, peraltro, dimostrato da diversi studi 8 che per molti stranieri che vogliono svolgere lapropria professione in Italia è più semplice conseguire una seconda laurea nel nostro Paesepiuttosto che tentare di avere riconosciuta quella conseguita nel Paese d’origine.8Vedi per es. Brandi M. Carolina, Le migrazioni qualificate dall’Europa dell’Est verso l’Italia, numero monografico di“Studi Emigrazione”, n. 179, Vol. XLVII, Roma, luglio-settembre 2010.101
VI RAPPORTO EMN ITALIA - GLI STUDENTI INTERNAZIONALI NELLE UNIVERSITÀ ITALIANEFig. 1.1: Confronto titolo di studio posseduto con i corsi di studi che frequentano (%)80%72,860%40%37,934,942,732,848,540,920%17,020,521,917,65,50%laurea primo livellolaurea specialistica omagistralePost-laureamLicenza superiore Laurea fino a 3 anni Laurea dai 3 ai 5 anni altroFONTE: International Student Survey EMN Italy-CNR/IRPPS-IDOSI curricula universitariCome per tutti gli iscritti alle università <strong>italiane</strong>, anche nel nostro campione lapercentuale maggiore è costituita da quanti frequentano i corsi di laurea triennali (41,9%)e le lauree specialistiche (28,0%). Più alta invece è la percentuale di quanti frequentanocorsi di dottorato (8,8%) e soprattutto di master (14,0%), prova che questo tipo di altaspecializzazione ha un notevole richiamo per gli <strong>studenti</strong> stranieri. Il 40,9% è iscritto a uncorso di laurea in scienze giuridiche, economiche o sociali, il 25,0% in uno di scienze umanee il 33,5% in scienze matematiche fisiche naturali (MFN), mediche o ingegneristiche. Tra icorsi post-lauream, nei master prevalgono di gran lunga quelli <strong>nelle</strong> scienze economiche enei corsi di specializzazione, invece, quelli nel gruppo scientifico-tecnologico; nell’ambitodei dottorati i tre gruppi di discipline sono rappresentati in percentuali quasi uguali traloro.La facoltà alla quale è iscritto il maggior numero di rispondenti (22,1%) è quella diEconomia, seguita da Lettere e Filosofia (11,2%), Ingegneria (10,8%), Scienze politiche(8,1%), Medicina (7,0%), Giurisprudenza (5,8%), Scienze MFN (5,6%) e Architettura(4,5%). In effetti, queste sono le facoltà scelte di preferenza anche da tutti gli <strong>studenti</strong>degli atenei italiani, con una graduatoria praticamente uguale, concomitanza che indicasia il fatto che queste facoltà sono quelle con maggiori possibilità occupazionali, sia cheesse costituiscono punti di riferimento riconosciuti nell’ambito del panorama accademicointernazionale.Le tipologie di studio sembrano abbastanza diversificate a seconda dell’area d’origine.Infatti, coloro che provengono dai Paesi europei si collocano per quasi la metà (48,9%)102