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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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VI RAPPORTO EMN ITALIA - GLI STUDENTI INTERNAZIONALI NELLE UNIVERSITÀ ITALIANETERZA PARTE. APPROFONDIMENTI SPECIFICI SUL CONTESTO NAZIONALETERZA PARTE.APPROFONDIMENTI SPECIFICISUL CONTESTO NAZIONALEGLI UNIVERSITARI ITALIANI CHE STUDIANO ALL’ESTEROLuca Di Sciullo e Franco Pittau, Centro Studi e Ricerche IDOS/EMN ItaliaLo studio all’estero, espressione della mobilità modernaUna certa attenzione verso gli italiani che studiano presso le università stranieresi è rilevata in occasione delle elezioni politiche di febbraio 2013, sebbene per ragioniestrinseche al loro studio. Infatti, le modalità di voto per corrispondenza degli italianiall’estero sono state estese solo ad alcune specifiche categorie di connazionali, come quelliche vi si trovano temporaneamente per motivi di servizio (dipendenti di amministrazionidello Stato, di regioni o di province autonome e professori e ricercatori universitariin servizio presso istituti universitari e di ricerca all’estero) o missioni <strong>internazionali</strong>(dipendenti delle Forze armate o di Polizia). Non si è, invece, tenuto conto dei 25mila<strong>studenti</strong> temporaneamente fuori dell’Italia grazie al programma comunitario Erasmus,che per votare sono stati costretti a recarsi presso il proprio seggio elettorale in patria(Decreto del Presidente della Repubblica n° 226 del 22 dicembre 2012, pubblicato nellaGazzetta Ufficiale due giorni dopo). Non sono state negate le loro buone ragioni ma, perrimediare alle carenze del decreto, è mancato il tempo necessario.Eppure questo ritardo normativo riguarda una forma di mobilità conosciuta ormai datempo, considerato che nel corso degli ultimi 25 anni il programma Erasmus ha coinvoltocirca 3 milioni di persone in tutta l’Unione Europea, tra <strong>studenti</strong> e professori. Sono leesigenze del processo di <strong>internazionali</strong>zzazione ad avere intensificato gli scambi, che sicerca di rendere sempre più funzionali, oltre che alle esigenze culturali, anche a quelleeconomiche e turistiche.Sono oltre il doppio, rispetto agli <strong>studenti</strong> Erasmus, gli italiani che si recano all’esteronon per un semestre, bensì per seguire un intero corso di laurea o di specializzazione.Anche di essi si è parlato molto. Il loro ritmo d’aumento è continuo, come del restoin tutta l’area Ocse dove, secondo il più recente rapporto Education at a glance, sonoattualmente circa 4 milioni.L’Italia concorre ad alimentare questa presenza in misura crescente, mentre all’internodel Paese diminuiscono complessivamente le immatricolazioni (che nell’anno accademico2012/2013 sono state 50mila in meno rispetto a 10 anni prima), fenomeno indubbiamenteinfluenzato dalle scarse possibilità di trovare un posto di lavoro dopo gli studi. Nel 2011,infatti, il tasso di disoccupazione è risultato più elevato per i laureati (16,0%) rispetto aidiplomati (12,6%). Rispetto al “tasso di passaggio” record (74,4%) dell’anno accademico144

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