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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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SECONDA PARTE. INDAGINE SUGLI STUDENTI INTERNAZIONALIComparando le macro aree di cittadinanza è interessante notare che la componenteafricana presenta casi più elevati di <strong>studenti</strong> che ricoprono il ruolo di operaio (48,6%)rispetto alle altre macro aree, mentre quella asiatica registra casi rilevanti per quantoriguarda la qualifica di dirigente o quadro (13,2%).Lo status culturale dei genitori sembra incidere sulla figura professionale. Infatti, tracoloro che hanno genitori caratterizzati da un basso livello di scolarizzazione la percentualedegli <strong>studenti</strong> che svolgono mansioni di operaio è più elevata rispetto a coloro chehanno entrambi i genitori in possesso di un titolo di laurea (il 46% contro il 36,5%).Ovviamente anche il titolo di studio di cui si è già in possesso incide sulla qualificaprofessionale. Infatti gli <strong>studenti</strong> con un diploma di licenza superiore, a differenza dicoloro che sono già in possesso di una laurea, sono impiegati soprattutto in qualità dioperai (il 65% contro il 31%).Un ulteriore legame può essere riscontrato esaminando la tipologia del corso di laurea.Tra gli <strong>studenti</strong> che frequentano un corso di laurea di primo livello ben la metà èimpiegata come operaio (50,3%) a fronte di coloro che stanno studiando per il conseguimentodi un titolo post-lauream la cui percentuale è pari al 30%.Confrontando i gruppi disciplinari e ribadendo la prudenza che comporta il riferimentoa variabili non supportate da un numero elevato di risposte, riscontriamo che tra gli<strong>studenti</strong> iscritti presso facoltà afferenti all’area delle scienze economiche, giuridiche e socialisi registra la percentuale più elevata per quanto concernerne la figura dell’impiegato(52,6%) mentre tra gli <strong>studenti</strong> di materie scientifico-tecnologiche e umanistiche prevalequella dell’operaio rappresentata rispettivamente dal 48,9% e 46,7%.Infine, in riferimento alla distribuzione geografica, si riscontra che gli <strong>studenti</strong> lavoratoriiscritti presso le università delle regioni dell’Italia settentrionale e meridionale sonosoprattutto impiegati (rispettivamente il 62,5% e il 51,1%) laddove quelli del Centro Italiapresentano percentuali più alte per le mansioni di operaio (47,5%) e impiegato (45,2%).Compatibilità tra studio e lavoro a tempo parzialeLa maggioranza degli <strong>studenti</strong> lavoratori svolge un lavoro part time (68,8%) rientrantenella cosiddetta forma di lavoro atipica. Trattandosi di <strong>studenti</strong>, ovviamente un impiegoa tempo parziale risulta essere più compatibile a un percorso di studi universitari.La dimensione temporale del lavoro ci consente quindi di inquadrare tali <strong>studenti</strong> nellacategoria di <strong>studenti</strong> lavoratori piuttosto che lavoratori <strong>studenti</strong> considerato che solo 3<strong>studenti</strong> su 10 hanno dichiarato di svolgere attività lavorative a tempo pieno.In merito al genere, dalla Fig. 2.3 si può osservare che la componente femminile presentauna percentuale più elevata di <strong>studenti</strong> lavoratori a tempo parziale se confrontatacon quella maschile, rispettivamente del 71,7% e del 65%.Sono soprattutto gli <strong>studenti</strong> giunti in Italia negli ultimi due anni (40,2%) e gli <strong>studenti</strong>più anziani (oltre i 30 anni) ad essere impiegati a tempo pieno rappresentati da unapercentuale (44,8%) che va ben al di là della media.119

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