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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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SECONDA PARTE. INDAGINE SUGLI STUDENTI INTERNAZIONALIlivello di integrazione considerevolmente peggiore. D’altronde, coloro che frequentanoquesti corsi sono di solito quelli che sono arrivati più di recente in Italia e quindi il livellodi integrazione minore si spiega di nuovo con il fatto che essi non hanno ancora avuto iltempo per integrarsi pienamente nel contesto italiano.Le risposte riguardo al rapporto con gli <strong>studenti</strong> italiani, anche se le differenze percentualitra un gruppo e l’altro sono piuttosto piccole e quindi non hanno grande rilevanzastatistica, ricalcano quasi perfettamente le tendenze che abbiamo evidenziato perla stima del proprio livello di integrazione nel nostro Paese: infatti, i gruppi per i qualiprevale la valutazione di un rapporto di amicizia e di solidarietà sono esattamente glistessi che valutano più positivamente il proprio livello di integrazione. Questo potrebbeindicare come il livello di integrazione dipenda sostanzialmente dal rapporto con i propricolleghi di corso che costituiscono ovviamente la parte di popolazione italiana con laquale gli <strong>studenti</strong> stranieri sono maggiormente in contatto. A questo proposito, è interessantenotare come gli <strong>studenti</strong> europei, che sono coloro tra i quali la valutazione dellivello di integrazione è percentualmente più buona, siano anche coloro che dichiaranomeno di frequente di essere considerati con curiosità dai propri colleghi (e quindi diessere considerati meno “diversi”), a riprova del fatto che a loro favore gioca una minoredistanza culturale rispetto al contesto nel quale si trovano attualmente.La stima di come la società italiana percepisca gli <strong>studenti</strong> stranieri segue sostanzialmentela stessa distribuzione tra gruppi geografici che si è riscontrata <strong>nelle</strong> rispostealle domande considerate in precedenza: anche in questo caso infatti la valutazione èmaggiormente positiva per gli <strong>studenti</strong> europei, meno per quelli che provengono da altricontinenti. In questo caso però le differenze sono decisamente più marcate: infatti lavalutazione è positiva per quasi la metà degli <strong>studenti</strong> europei, mentre solo un terzo circadi quanti provengano dall’Asia, dall’Africa e dall’America la stimano buona. Su questadomanda, l’area di provenienza geografica sembra essere però l’unica variabile strutturaleche abbia una influenza importante: se si disaggregano le risposte rispetto ad altri parametri,le differenze tra i vari gruppi sono infatti di pochi punti percentuali e riconducibilia pure fluttuazioni statistiche. Inoltre, la percentuale di quanti ritengono che l’atteggiamentoverso gli <strong>studenti</strong> stranieri sia di indifferenza comprende quasi un terzo degliintervistati e quella di chi dichiara di non saper valutare quale sia la percezione degli<strong>studenti</strong> stranieri da parte della società italiana in generale è piuttosto alta. Dà infattiquesta risposta quasi il 14% del totale degli intervistati: ciò può indicare che non pochitra loro non si siano posti in modo esplicito il problema dei rapporti con gli italiani al difuori del proprio contesto di studio.Il progetto migratorioProbabilmente, è proprio il fatto che il giudizio sulla società italiana in generale, e inparticolare sulla sua disposizione verso gli immigrati, non sia totalmente positivo per lamaggior parte degli <strong>studenti</strong> intervistati a far sì che molti tra loro non abbiano ancora de-131

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