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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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SECONDA PARTE. INDAGINE SUGLI STUDENTI INTERNAZIONALInon importa, per esempio, che sia un lavoratore dipendente o autonomo o sia presente permotivi di famiglia. Il fatto che tra i rispondenti siano pochi i titolari di permessi diversida quello specifico per studio indica che la popolazione immigrata in Italia è così presadagli impegni lavorativi e familiari da avere opportunità veramente residuali per dedicarsialla frequenza universitaria e ciò denota una mortificazione delle opportunità formative.Una tipologia ben differente è costituita da quella costituita dai titolari di un permesso disoggiorno per motivi religiosi, quasi per la totalità da ricondurre all’area cattolica, perchétra di essi è frequente l’iscrizione all’università sia pontificie (prevalenti) che pubbliche. Ciòprecisato, va aggiunto che il gruppo dei rispondenti titolari di un permesso di soggiornoper motivi di studio costituisce un gruppo di grande interesse, perché comprende coloroche sono effettivamente venuti nel nostro Paese per frequentarne le università.I titolari di permesso di soggiorno per motivo di studio provengono in percentualipressoché uguali dall’Europa e dall’Asia (circa il 30% per entrambe) e in misura minoreda altre regioni geografiche. Tra coloro che sono in Italia con un permesso per studio, ledonne e gli uomini sono circa nello stesso numero; sono nella maggior parte (82,2%) dietà inferiore ai 30 anni e sono arrivati per l’84,9% dopo il 2006. Questi <strong>studenti</strong> sono inpossesso di una laurea quinquennale per il 38,7%, per il 28,1% di una di primo livello eper il 24,7% di una licenza superiore. Essi frequentano in percentuali pressoché uguali icorsi di primo e secondo livello e post-lauream, si distribuiscono in percentuali simili tra igruppi disciplinari, tranne che per le scienze di ingegneria, e in maggioranza (70,7%) nonsvolgono attività lavorativa.Dato che la maggioranza dei rispondenti è stato autorizzato a soggiornare per motividi studio e che molti altri vivevano già in Italia, non sorprende che gli intervistati abbianorisposto di non avere avuto problemi per ottenere il visto per il 61,6%. Coloro che invecene hanno avuti denunciano principalmente quelli che derivano dalla burocrazia (68,9%).Pochi intervistati hanno chiesto il visto per un familiare in visita (il 55,0% ha rispostodi non averlo mai fatto) e tra coloro che invece lo hanno chiesto la maggioranza non haavuto problemi a ottenerlo. Chi ne ha invece avuti, lamenta soprattutto la lentezza e lacomplicazione delle procedure (47,2%).111

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