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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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TERZA PARTE - APPROFONDIMENTI SPECIFICI SUL CONTESTO NAZIONALEAnche altri si sono chiesti se valga la pena studiare all’estero, sia per i costi, siaperché al ritorno si è attesi da una via crucis per farsi riconoscere il titolo e perchél’università prescelta non è sempre una struttura di eccellenza. Ad esempio, anche unalaurea ottenuta in Francia avrà un peso diverso a seconda che sia stata rilasciata dalleUniversités tradizionali o da quelle strutture di eccellenza che sono les Hautes Écoles, cheperò hanno costi molto alti.Si va all’estero anche per evitare il numero chiusoSu alcuni quotidiani sono comparsi titoli come “Laurea in Spagna o Romania peraggirare il numero chiuso”. Il fenomeno sembra riguardare soprattutto le facoltà,appunto a numero chiuso, di medicina, odontoiatria e giurisprudenza. A voler seguirela via dell’estero sono quelli che hanno cercato già due o tre volte di superare questosbarramento iniziale, ma senza successo. Diversi enti hanno denunciato il numero chiusocome lesivo del diritto allo studio e, sulla questione, si attende la pronuncia della CorteCostituzionale. Certamente, è impressionante rilevare che nell’anno accademico 2012/2013sono stati resi disponibili solo 10.173 posti per medicina e 900 per odontoiatria, a frontedi 77mila iscritti ai test di ammissione, molti dei quali si ripresentavano per la seconda oterza volta. L’aspetto più paradossale, per quanto riguarda il numero chiuso in medicina,è che tra pochi anni, secondo le previsioni, si determinerà una penuria di medici, con ilconseguente bisogno di farli venire dall’estero, così come è avvenuto per gli infermieri.Le mete più ricorrenti per questi <strong>studenti</strong> italiani in fuga dal numero chiuso sono laSpagna e la Romania, dove convergono centinaia di nuovi arrivi dal nostro Paese, ma sistanno ponendo in evidenza anche l’Albania e la Bulgaria. Si stima che circa mille italianistiano studiando <strong>nelle</strong> facoltà di “Medicina dentara” degli atenei romeni. “Bloccate gli<strong>studenti</strong> furbi” è stato l’appello che il portale Il dentale ha lanciato per scoraggiarequesta prassi 6 .Pur di evitare l’odioso quiz o test d’ingresso (qualificato come una sorta di rouletterussa), si è disposti anche a rinunciare al minor costo delle tasse universitarie e, dopo cheè stata conseguita la laurea, ad affrontare in Italia la complessa pratica del riconoscimentodel titolo. Del resto, non risulta eccessivamente difficile imparare il romeno, comedimostra il fatto inverso che molti romeni in Italia imparano l’italiano agevolmente.<strong>Gli</strong> <strong>studenti</strong> italiani all’esteroSecondo i dati Unesco relativi al 2010, oltre il 90% degli <strong>studenti</strong> italiani all’esterosi distribuisce, con percentuali che vanno dal 7 al 20% del totale, in 7 Paesi: Austria7.593, Regno Unito 6.484, Francia 5.851, Germania 5.171, Santa Sede (universitàpontificie) 4.103, Stati Uniti 4.036, Spagna 3.116 e Svizzera 3.020. Seguono 9 Paesicon qualche centinaia di iscritti (Romania 592, Australia 417, Belgio 356, Irlanda 298,Svezia 287, Portogallo 261, Paesi Bassi 253, Canada 246, Brasile 243) e altri 5 Paesi6Cfr. Adnkronos del 24 febbraio 2011 e www.ildentale.it/notizia.aspx?id=1380.147

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