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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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TERZA PARTE - APPROFONDIMENTI SPECIFICI SUL CONTESTO NAZIONALELE UNIVERSITÀ E LE FACOLTÀ PONTIFICIE A ROMAGinevra Demaio, Centro Studi e Ricerche IDOSIn tema di <strong>internazionali</strong>zzazione delle università <strong>italiane</strong> e di capacità di richiamodi <strong>studenti</strong> provenienti da altre parti del mondo, non si può tralasciare il ruolo esercitatodal circuito delle università e degli atenei pontifici, particolarmente aperti all’<strong>internazionali</strong>zzazione,tanto della classe docente quanto di quella discente. Si può anzi affermareche la vocazione universale tipica di questi istituti formativi è tale da produrre ricadutedi carattere ben più ampio, che rafforzano la stessa dimensione multiculturale delle cittàche di queste università sono sede. È quanto accade a Siena o a Perugia, per effetto dellerispettive Università per Stranieri da esse ospitate, e a Roma per lo specifico rappresentato,appunto, dalle università pontificie.Si tratta di istituti fondati direttamente o approvati dalla Santa Sede la cui finalitàè lo studio delle discipline sacre, a differenza delle università cattoliche che, invece, sidistinguono per il fatto di insegnare le scienze profane in una prospettiva di armoniosocollegamento con la fede cattolica 19 . 9 A differenza delle università cattoliche, inoltre,quelle ecclesiastiche hanno sede esclusivamente a Roma, mentre nel resto d’Italia ci sonoanche diverse facoltà teologiche per la formazione dei sacerdoti.<strong>Gli</strong> atenei e istituti universitari e/o superiori del circuito pontificio, in quanto spazi diincontro di <strong>studenti</strong> e docenti provenienti da ogni parte del mondo, si caratterizzano peruna presenza molto elevata di iscritti stranieri, la cui dimensione tuttavia sfugge alle statistichedel Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in quanto facenti partedi una rete indipendente da quella ministeriale. A frequentarle sono, insieme a moltiitaliani, <strong>studenti</strong> – per lo più sacerdoti e suore, ma non solo – mandati in Italia da diocesie istituti religiosi esteri, che entrano nel nostro Paese con un permesso di soggiorno permotivi religiosi, valido anche per la frequenza universitaria. Il loro numero non è facilmentequantificabile, da una parte perché ciascuna università ha un proprio archivio degliiscritti, dall’altra perché, per quanto riguarda i permessi di soggiorno e i visti di ingresso,la sola categoria dei motivi di studio non è sufficiente a rintracciare tutte le presenze,per il fatto che in diversi casi la motivazione al soggiorno è di tipo religioso (seppure inseconda istanza implichi lo svolgimento dei propri studi accademici in Italia).Più che al loro attuale numero, dunque, è forse più opportuno guardare all’evoluzioneche la presenza di questi <strong>studenti</strong> ha avuto nel lungo periodo. Se l’Yearbook Unesconell’anno accademico 1998/1999 censiva 9.389 <strong>studenti</strong> iscritti presso queste università,dei quali circa 4.000 esteri, uno studio promosso dall’Ufficio Centrale Studenti Esteri inItalia (UCSEI) nel 2004 contava, nell’a.a. 2002/2003, 1.279 <strong>studenti</strong> non italiani laici(su un totale, tra italiani e non, di 3.997) tra gli iscritti presso le università, gli atenei,19Cfr. Gargaro Paul e Tanner Norman, La storia delle Università pontificie romane 1861-2011, in Melloni Alberto(a cura di), Cristiani d’Italia, Chiese, Società, Stato, 1861-2011, Istituto della Enciclopedia Italiana fondatada Giovanni Treccani, pp. 1343-1354.193

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