PRIMA PARTE. GLI STUDENTI INTERNAZIONALI IN ITALIA: IMPATTO, STATISTICHE E PROSPETTIVEIl Centro Studi e Ricerche IDOS, che mette a disposizione di EMN Italia i suoi ricercatori,ha evidenziato questa carenza conoscitiva quando, nel 2006, ha condotto unaricerca sui polacchi nella fase del loro passaggio da non comunitari a comunitari. In taleanno si è riscontrato che gli stereotipi continuano a circolare anche in ambienti moltoacculturati, come può essere considerato quello degli <strong>studenti</strong> iscritti all’Università “Sapienza”di Roma, dove un’apposita indagine ha evidenziato che un sesto degli intervistatiqualifica i polacchi come lavoratori (potevano aggiungere anche istruiti, considerato illoro livello di istruzione), un decimo come dediti all’alcol e solo il 7,5% fa cenno allaloro fede profonda. Una visione del tutto superficiale e stereotipata, non corrispondenteall’immagine dei polacchi in Italia risultante da una ricerca qualitativa sulla comunità polaccain Italia, basata sul coinvolgimento di 50 testimoni privilegiati residenti in diverseparti d’Italia, che ha accreditato i polacchi non come semplici ospiti ma piuttosto comelavoratori ben inseriti, che si considerano cittadini del mondo chiamati a vivere tra dueculture diverse, senza dover escludere né l’una né l’altra 115 .Dalle interviste realizzate nel 2012 dai ricercatori di EMN Italia ai funzionari prepostiall’accoglienza degli <strong>studenti</strong> stranieri presso i principali atenei romani 116 , ai fini del presentestudio, emergono interessanti considerazioni in merito alla percezione pubblica diquesti giovani. La presenza di <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong> è considerata dai funzionari moltoimportante poiché aiuta gli <strong>studenti</strong> italiani, avvicinandoli ad altre culture, e consenteloro di sviluppare una conoscenza più competitiva, dinamica e globalizzata favorendo unamigliore integrazione sociale e culturale. La presenza di <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong> è descrittada questi testimoni privilegiati come una grande opportunità di arricchimento culturale a360 gradi, un’esperienza trasversale che contribuisce alla crescita personale e collettiva,tanto che il contatto con gli <strong>studenti</strong> venuti da altri Paesi è ormai considerato anche daigiovani italiani come un elemento imprescindibile del loro percorso universitario.Simili considerazioni sono emerse anche nel corso delle interviste effettuate ai funzionaridi alcuni atenei statunitensi in Italia, i quali ritengono che la partecipazione alprogramma di studio in Italia da parte dei giovani americani migliori l’apprezzamento e laconoscenza del Paese ospitante e della sua cultura, permettendo altresì agli <strong>studenti</strong> diacquisire un’esperienza internazionale che li distingue dai coetanei che hanno studiatosolo negli Stati Uniti, aumentando le possibilità di trovare un impiego dopo la laurea.Essenziale per il buon esito dell’esperienza è la conoscenza della lingua e, a questoproposito, numerosi college chiedono agli <strong>studenti</strong> di svolgere un corso di italiano diprimo livello prima dell’arrivo in Italia e di proseguirlo poi per almeno un semestre, incoraggiandoi ragazzi a seguire volontariamente tali attività didattiche per il resto dellapermanenza.115Caritas Italiana, a cura di Golemo Karolina, Kowalska-Angelelli Kamila, Pittau Franco, Ricci Antonio, Polonia.Nuovo Paese di frontiera. Da migranti a comunitari, Edizioni IDOS, Roma, 2006.116Interviste a cura di Paolo Iafrate (Università Tor Vergata di Roma) e Olena Ponomareva (Università Sapienza diRoma).89
VI RAPPORTO EMN ITALIA - GLI STUDENTI INTERNAZIONALI NELLE UNIVERSITÀ ITALIANESpese degli <strong>studenti</strong>Sulla base di precedenti studi <strong>internazionali</strong> 117 EMN Italia ha proposto alla FondazioneLeone Moressa di elaborare una stima sulla spesa media di uno studente internazionale, icui risultati sono stati presentati al seminario internazionale organizzato presso l’UniversitàCa’ Foscari di Venezia nel mese di giugno 2012 con la partecipazione di delegazioni provenientida otto Stati membri 118 , e pubblicati sulla Rivista del Ministero dell’Interno “LibertàCivili” 119 . Considerata l’innovatività dell’argomento trattato, riportiamo qui per intero ilcontributo in questione.La presenza degli <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong> che studiano al di fuori dal proprio Paese diorigine innesca sull’economia dei Paesi di destinazione delle ripercussioni positive. Il loroimpatto è tanto più grande, quanti più sono gli <strong>studenti</strong> che decidono di studiare all’estero.L’Italia è tra i Paesi avanzati quello meno attrattivo: l’incidenza degli stranieri sulla popolazionestudentesca totale risulta pari al 3% del totale degli iscritti, quota decisamente piùbassa se rapportata alla media dei Paesi UE pari all’8,6%, della Gran Bretagna (21,6%), dellaGermania (10,7%), solo per citare alcuni Paesi nostri competitor 120 .Per l’analisi che qui si intende condurre, vengono presi in esame i dati dell’a.a.2010/2011: 63.573 <strong>studenti</strong> stranieri, e cioè <strong>studenti</strong> con cittadinanza non italianaiscritti <strong>nelle</strong> facoltà <strong>italiane</strong>. La prima riflessione da fare riguarda l’individuazione diquanti siano realmente gli <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong>, quelli cioè che arrivano nel nostro Paeseper frequentare l’università italiana. Infatti, tra gli <strong>studenti</strong> stranieri si contano ancheragazzi che risiedono in Italia, magari da molti anni e che, una volta preso il diplomanel nostro Paese, decidono di iscriversi all’università. Questi soggetti non possono quindiessere considerati veri e propri <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong>, dal momento che si presume cheil loro comportamento sia molto simile a quello degli <strong>studenti</strong> italiani. Analizzando leinformazioni derivanti dagli archivi del MIUR si calcola come, tra tutti gli <strong>studenti</strong> concittadinanza straniera iscritti all’università, il 58% ha preso il diploma all’estero e il ri-117Sono stati due gli studi di carattere internazionale presi come riferimento: il primo riguarda il Canada dove,sulla base di fonti secondarie relative alle tasse di iscrizione, la sistemazione alloggiativa, altre spese discrezionalitra cui anche il turismo e tenendo conto di variabili come la durata del soggiorno, il livello di studio, il Paese diprovenienza e la Provincia di inserimento, ecc., è stata stimata una spesa complessiva da parte degli <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong>pari nel 2010 a 6,9 miliardi di dollari, cioè circa il 7% del Pil nazionale, con una ricaduta occupazionaledi 86mila posti di lavoro (cfr. Kunin Roslyn and Ass., Economic impact of international education in Canada, RKA,Vancouver, May 2012); il secondo studio riguarda invece l’Australia, dove sono stati estrapolati dall’InternationalVisitor Survey curata dal Tourism Research Australia i dati relativi ai viaggiatori per motivi di studio allo scopodi esaminare i loro modelli di spesa. Secondo le stime di questo studio gli <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong> contribuisconodirettamente all’economia australiana per oltre 14 miliardi di dollari e indirettamente per circa 12,5 miliardi di dollari,fornendo lavoro a tempo pieno a 126mila persone (Australian Council for Private Education and Training, TheAustralian education sector and the economic contribution of international students, ACPET, April 2009).118“The student route”. Studenti <strong>internazionali</strong>: presenza e impatto, Università Ca’ Foscari di Venezia, 8 giugno 2012.Cfr. www.emnitaly.it/ev-b6.htm.119Benvenuti Valeria, Studiare in Italia? Per uno straniero costa 15.400 euro l’anno, in Ministero dell’Interno (a curadi), Libertà Civili, Roma, 04/12, luglio-agosto 2012, pp. 26-30.120Fonte: Eurostat 2010.90