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Gli studenti internazionali nelle università italiane - West

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PRIMA PARTE. GLI STUDENTI INTERNAZIONALI IN ITALIA: IMPATTO, STATISTICHE E PROSPETTIVEI dati Eurostat relativi alle conversioni dei permessi di soggiorno per motivi di studioin altre tipologie mostrano che si tratta di una casistica quantitativamente limitata nonostantela crescente incidenza sul totale delle conversioni, passata dal 4,0% del 2008al 19,9% del 2011. Nel 2011 i casi di conversione da studio in lavoro sono stati 825 ehanno rappresentato i tre quarti (77,5%) delle conversioni avvenute nel corso dell’annoda parte di <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong>, mentre <strong>nelle</strong> annualità precedenti sono stati registratiappena 27 casi nel 2008, 44 nel 2009 e 46 nel 2010. Tali proporzioni non sorprendonodal momento che la trasformazione del motivo del permesso può avvenire solo nei limiticonsentiti dai decreti di programmazione delle quote. Lievemente maggiore, invece, l’incidenzadelle conversioni da studio a motivi familiari che nel triennio 2008-2010 hannorappresentato circa la metà (53,6% nel 2008, 46,0% nel 2009, 40,5% nel 2010) delletrasformazioni dei titoli di soggiorno per studio in altra tipologia, con la sola eccezionedel 2011, anno in cui si è verificato un netto decremento (19,7%).Job matching e skills matchingIl sistema produttivo è molto deficitario nella realizzazione dell’incontro tra domandae offerta a livello quantitativo e qualitativo. Sono innumerevoli le indagini (inclusa quellacondotta nel 2011 da EMN Italia sul fabbisogno non soddisfatto di forza lavoro 76 ) dallequali risulta la sostanziale inefficacia dei servizi per il lavoro, per cui la maggior partedelle persone trova la soluzione o per conto proprio, o ricorrendo alle reti familiari e amicalio all’aiuto delle Ong, delle organizzazioni di volontariato ed ecclesiali. Ai livelli piùqualificati si riscontra una maggiore formalizzazione, che coinvolge le agenzie specializzatenel collocamento propense, però, a occuparsi più della manodopera locale (italianae non) che degli <strong>studenti</strong> <strong>internazionali</strong>, ai quali – come si è visto – non viene concessaautomaticamente la conversione del permesso di soggiorno da studio in lavoro.Il livello qualitativo è quello che consente di superare queste rigidità normative perchéuna norma contenuta nel Testo Unico sull’Immigrazione del 1998 ha consentito (art.27 sull’ingresso per lavoro in casi particolari), fin dall’inizio, di collocare un’ampia gammadi lavoratori qualificati in deroga alle quote previste e questo percorso agevolato è statogeneralizzato dal recepimento nell’ordinamento italiano, nel 2012, della Direttiva Europeasulla cosiddetta “Carta Blu”, riguardante per l’appunto tutti i lavoratori qualificati(quelli in possesso almeno di una laurea triennale). L’ampliamento della base giuridica diaccesso non modifica, però, le caratteristiche concrete del mercato occupazionale italianoche agli immigrati offre in prevalenza posti di lavoro a bassa qualificazione.A confermare, sinteticamente, questo andamento è il fatto che in oltre i tre quarti deicasi i lavoratori stranieri siano inseriti in posizioni non qualificate e operaie (76,4%),non raramente con uno spreco di competenze e potenzialità (nel 42,3% dei casi hannoun grado di istruzione e di formazione superiore a quanto richiesto dalla mansione svol-76EMN Italia, Mercato occupazionale e immigrazione. Terzo Rapporto EMN Italia, Ed. IDOS, Roma, 2010. Cfr. www.emnitaly.it/pb-06.htm.65

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