Le Giornate del Cinema Muto 2006 Sommario / Contents
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BATTLE OF THE SOMME (La grande battaglia alla<br />
Somme) (British Topical Committee for War Films, GB 1916)<br />
Prod: William Jury; mo./ed: Charles A. Urban, Geoffrey H. Malins; f./ph:<br />
Geoffrey H. Malins, J.B. McDowell; 35mm, 4694 ft., 79’ (18 fps),<br />
Imperial War Museum Film and Video Archive, London. Film<br />
preservato dall’IWM nel 1931 / Preserved by the Imperial War Museum<br />
in 1931.<br />
Didascalie in inglese / English intertitles.<br />
Accompagnamento musicale dal vivo basato sul cue sheet originale ed<br />
eseguito da Stephen Horne (direzione musicale, piano e flauto),<br />
Günter A. Buchwald (violino), Neil Brand (percussioni).<br />
Live musical accompaniment: original cue sheet score adapted and played<br />
by Stephen Horne (music director, piano, and flute), Günter A. Buchwald<br />
(violin), Neil Brand (percussion).<br />
Quest’anno ricorre il novantesimo anniversario <strong>del</strong>la battaglia <strong>del</strong>la<br />
Somme; l’occasione è stata commemorata con numerosi eventi<br />
pubblici che riflettono l’importanza <strong>del</strong>la battaglia, la prima grande<br />
offensiva <strong>del</strong>la Grande Guerra in cui l’esercito britannico assunse<br />
un ruolo cruciale, lanciandosi lungo un tratto di 16 miglia contro<br />
trincee tedesche pesantemente fortificate e leggermente elevate.<br />
Lo scopo principale <strong>del</strong>la campagna era la liberazione <strong>del</strong>l’esercito<br />
francese, stretto d’assedio a Verdun. Peraltro, nonostante l’attenta<br />
pianificazione e l’enorme dispendio di uomini e munizioni, la<br />
battaglia si trascinò in un’aspra lotta di logoramento durata 142<br />
giorni e conclusasi con un modesto successo territoriale per i<br />
britannici: circa 20 miglia per 6. Il numero totale di perdite è stato<br />
descritto come sbalorditivo, forse un milione di combattenti<br />
distribuito nei 5 mesi <strong>del</strong>la campagna. <strong>Le</strong> prime 24 ore <strong>del</strong>la<br />
battaglia sono famose per esser state le più sanguinose <strong>del</strong>la storia<br />
militare britannica: più di 19.000 uomini furono uccisi e<br />
complessivamente si contarono 57.470 perdite (tra morti, feriti,<br />
ammalati, dispersi e prigionieri).<br />
Per i britannici queste perdite furono particolarmente amare,<br />
perché la maggioranza erano volontari, reclutati in unità locali note<br />
come i Battaglioni dei Compagni, con una forte coesione sociale;<br />
non era insolito per uomini che prima <strong>del</strong>la guerra erano<br />
imparentati, amici o colleghi arruolarsi, addestrarsi e combattere<br />
insieme. Una conseguenza imprevista fu che soffrivano anche<br />
pesanti perdite insieme, decimando intere sezioni <strong>del</strong>la comunità.<br />
Come risultato <strong>del</strong>la Somme, il lutto investì centinaia di comunità<br />
in tutto il Regno Unito.<br />
Non sorprenda che la battaglia, le tattiche usate e il comando<br />
<strong>del</strong>l’esercito sono tuttora oggetto di controversie tra gli storici di<br />
professione, che in questi giorni tendono sempre più a difendere le<br />
alte sfere, in disaccordo con la convinzione generale, rafforzata da<br />
molti storici, secondo cui gli uomini furono gettati senza pietà<br />
contro le trincee tedesche in una battaglia senza scopo e mal<br />
progettata. Fatti storici a parte, molte <strong>del</strong>le ragioni per cui la<br />
20<br />
battaglia – le prime ventiquattro ore in particolare – è rimasta<br />
nella coscienza <strong>del</strong> pubblico sono legate al fatto che è stata<br />
documentata su pellicola.<br />
<strong>Le</strong> riprese di Battle of the Somme furono opera di solo due<br />
cameraman. Geoffrey Malins, uno dei primi operatori ufficiali inviati<br />
in Francia, filmò l’apertura <strong>del</strong>l’offensiva da posizioni vicine a<br />
Beaumont Hamel, nella parte settentrionale <strong>del</strong> campo di battaglia.<br />
Il secondo cameraman, J.B. McDowell, arrivato successivamente,<br />
aveva la sua base più a sud, vicino a Fricourt e Mametz.<br />
Filmare una così grande battaglia nel 1916 non era facile. Non solo<br />
era ovviamente impossibile per due cameraman coprire circa 16<br />
miglia di fronte, ma le risorse <strong>del</strong>le macchine da presa, degli<br />
obiettivi e <strong>del</strong>la pellicola disponibile all’epoca rendevano difficile<br />
filmare in certe condizioni, per esempio con poca luce o a grande<br />
distanza. Fu, quasi certamente, la natura insoddisfacente <strong>del</strong><br />
materiale effettivamente filmato all’inizio <strong>del</strong>la battaglia, il primo<br />
luglio 1916, che portò all’inclusione nella versione finale <strong>del</strong> film di<br />
una scena “di assalto” appositamente approntata. Nondimeno, il<br />
pubblico cinematografico <strong>del</strong> 1916/17 credette che i film offrissero<br />
un’opportunità senza precedenti di vedere e condividere le<br />
esperienze dei soldati che combattevano sul fronte occidentale.<br />
Questa convinzione – confermata dal ministro <strong>del</strong>la guerra David<br />
Lloyd George in una dichiarazione letta al pubblico <strong>del</strong>la prima<br />
proiezione, il 10 agosto 1916 – rese il film assai popolare. È stato<br />
calcolato che nelle prime 6 settimane dall’uscita di Battle of the<br />
Somme fossero stati staccati 20 milioni di biglietti d’ingresso al<br />
cinema. (All’epoca la popolazione <strong>del</strong>la Gran Bretagna era di circa<br />
43 milioni.)<br />
La stessa convinzione fece presa sulla stampa. La copertura<br />
giornalistica in sé è notevole per quantità, visto che non c’era<br />
ancora la tradizione di recensire i film sulla stampa generalista, e<br />
l’accento posto sul realismo è impressionante. La rivista di settore<br />
<strong>Cinema</strong> News scrisse: “Non c’è finzione. Questa è la realtà. Questa<br />
è la guerra, piena di morte.” Il Manchester Guardian parlò <strong>del</strong>la<br />
“realtà, finalmente”; secondo il Daily Express, “Per l’assoluto<br />
realismo forse non c’è mai stato niente che superi questo<br />
splendido film”; e il Daily Sketch affermò:“è la guerra, la cupa, rossa<br />
guerra; quella vera.” In prospettiva più lontana, The Times scrisse:<br />
“Negli anni a venire, quando gli storici vorranno conoscere le<br />
condizioni in cui fu lanciata la grande offensiva, dovranno solo<br />
richiedere questi film, e davanti ai loro occhi si presenterà un’idea<br />
completa <strong>del</strong>la situazione, perché noi diamo per scontato che un<br />
certo numero di copie sarà preservato con cura negli archivi<br />
nazionali.”<br />
Anche la possibilità di una forma di realtà più spaventevole – che<br />
la gente potesse riconoscere i propri cari tra i feriti ed i morti, o<br />
vedere sullo schermo, in buona salute, una persona che si sapeva<br />
esser stata poi uccisa – era fonte di preoccupazione. Su The Times<br />
si aprì un dibattito quando, il primo settembre 1916, il Decano di<br />
Durham scrisse una lettera sul film, dicendo: “Chiedo