Le Giornate del Cinema Muto 2006 Sommario / Contents
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Biografia<br />
Thomas Harper Ince approdò al cinema dopo una solida, benché non<br />
eccezionale, carriera teatrale. Era nato nel quartiere di Washington<br />
Square, a Newport, nel Rhode Island, il 16 novembre <strong>del</strong> 1880 (non<br />
1882, com’è stato spesso scritto), secondo di tre figli. I genitori, John<br />
“Buzzfuzz” Ince ed Emma Brennan Ince, erano apprezzati come<br />
caratteristi e comici leggeri, e per un certo periodo il giovane Tom ed<br />
i suoi fratelli vissero la vita dietro le quinte tipica di una famiglia di<br />
attore, punteggiata da vacanze nella campagna <strong>del</strong> New England nella<br />
bassa stagione.<br />
È possibile che Ince fosse apparso sul palco già nel 1889, ma una<br />
particina in Charley’s Uncle nel maggio <strong>del</strong> 1894 è il primo ruolo<br />
professionale che gli si può attribuire con certezza. Poco dopo ebbe<br />
la parte <strong>del</strong> giovane Nat Berry in Shore Acres di James A. Herne, una<br />
pietra miliare <strong>del</strong> realismo teatrale americano, portata in tournée per<br />
due stagioni nell’est degli Stati Uniti e in Canada, con il famoso<br />
drammaturgo impegnato in prima persona nel ruolo principale.<br />
Lavorare gomito a gomito con Herne, un autore ed attore oggi poco<br />
ricordato, ma che ai suoi tempi era una figura assai rispettata ed<br />
amata, ebbe un impatto profondo su Ince, sia per sua stessa<br />
ammissione scritta, sia a giudicare dai successivi contributi da lui dati<br />
allo sviluppo <strong>del</strong> realismo cinematografico.<br />
Da questi promettenti inizi Ince passò ad un fitto calendario di<br />
tournée con compagnie di vaudeville, interrotte da qualche sporadica<br />
produzione a New York o a Boston. Per due stagioni (1899-1901) fece<br />
parte <strong>del</strong>la compagnia itinerante di Zaza, di David Belasco; lavorò<br />
ancora per poco con Herne in Reverend Griffith Davenport ed ottenne<br />
il suo maggior successo come attor giovane nella compagnia di<br />
William H. Thompson. Nel 1907 sposò Elinor Kershaw, sorella <strong>del</strong>la<br />
stella <strong>del</strong> musical Willette Kershaw; con la nascita <strong>del</strong> primo figlio il<br />
bisogno di entrate certe divenne pressante. <strong>Le</strong> sue capacità come<br />
scrittore, direttore di scena e attore convinsero Ince che la recente<br />
sequela di ruoli da comico leggero da lui interpretati fosse<br />
potenzialmente giunta ad un punto morto e rappresentasse uno<br />
spreco <strong>del</strong> suo talento. Era pronto a cambiare, così nell’autunno <strong>del</strong><br />
1910 si volse al cinema.<br />
La decisione di Ince non era senza precedenti, anche nell’ambito <strong>del</strong>la<br />
sua stessa famiglia. Il fratello minore Ralph recitava alla Vitagraph dal<br />
1906, e nell’inverno 1909-1910 Elinor era apparsa in almeno quattro<br />
film Biograph diretti da D. W. Griffith e Frank Powell. Thomas Ince<br />
lavorò effettivamente per un breve periodo come attore alla Biograph<br />
e alla Imp (Independent Motion Picture) Company di Carl Laemmle,<br />
ma comprese presto che per avere successo in questa nuova<br />
professione doveva avere il controllo dietro la macchina da presa.<br />
Così, non appena si presentò l’opportunità, divenne regista per la Imp,<br />
occupandosi <strong>del</strong>l’unità di Mary Pickford. Nel giro di un anno passò alla<br />
New York Motion Picture Company di Adam Kessel e Charles O.<br />
Baumann, con il compito di risollevare le sorti in declino <strong>del</strong>la Bison.<br />
Dopo essersi stabilito nel Santa Ynez Canyon, California, già nel 1913<br />
aveva fatto di “Inceville” un prospero studio.<br />
72<br />
Nel solo 1914 la New York Motion Picture impiegò più di dieci registi<br />
per sfornare tre film a due rulli ogni settimana, oltre a diversi<br />
lungometraggi, tutti sotto il severo controllo personale di Thomas H.<br />
Ince. Egli passò poi, gradatamente ma con sicurezza, alla realizzazione<br />
di lungometraggi, con un’uscita al mese oltre al suo regolare<br />
programma di film a due rulli, per tutto il 1915, finché il suo studio fu<br />
pronto a fornire alla Triangle, da poco formata, un cinque rulli ogni<br />
settimana. Benché non sia stato in assoluto il primo ad insistere su un<br />
approccio altamente strutturato alla produzione cinematografica, in<br />
cui sia i tecnici che i creativi fungessero da ingranaggi di una macchina<br />
ben oliata, Ince fu colui che applicò con il massimo tangibile successo<br />
il concetto di “gestione scientifica” ai primordi <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong><br />
cinema. Allo stesso tempo, i suoi film mantenevano uno stile visivo<br />
nitido e preciso ed una narrazione scorrevole.<br />
La sua costante, ininterrotta ascesa da attore a regista a direttore di<br />
produzione, fino a diventare il capo incontrastato <strong>del</strong>lo studio di sua<br />
proprietà mostra con chiarezza che, man mano che negli anni ’10 la<br />
sua carriera progrediva, Ince riusciva a consolidare il proprio potere<br />
con sempre maggior sicurezza, emergendo nel 1917 dalla disfatta <strong>del</strong>la<br />
Triangle incolume e con il controllo completo sui Thomas H. Ince<br />
Studios. Se il successo di un/a cineasta si può misurare in base alla sua<br />
abilità di conciliare gli obiettivi artistici con i vincoli di un mercato<br />
incerto, allora si può dire che quello di Ince fu un successo notevole.<br />
Con il successo arrivò anche la fiducia nella formula. L’ironia <strong>del</strong>la<br />
carriera di Ince è che, con il raggiungimento <strong>del</strong>la completa<br />
indipendenza, il suo stile audace ed innovativo prese a mostrare segni<br />
di stanchezza. Egli andava orgoglioso <strong>del</strong>la propria capacità di servire<br />
il pubblico ed i suoi capricci; così, i tardi anni ’10 videro una<br />
successione di pellicole di routine interpretate da Charles Ray,<br />
Dorothy Dalton ed Enid Bennett. Ince si assicurò poi ulteriori entrate<br />
mantenendo il controllo, benché solo nominale, sulle realizzazioni di<br />
William S. Hart. La Paramount/Artcraft, che distribuiva le sue<br />
produzioni, fece ben poco per indurre Ince a una maggiore creatività:<br />
dai registri contabili risultavano profitti evidenti praticamente su ogni<br />
titolo. Per la prima volta nella sua carriera Ince si lasciò cullare<br />
nell’autocompiacimento, dando per scontati il suo pubblico e gli utili<br />
derivanti.<br />
Negli anni ’20, quando anche le formule più consolidate ormai non<br />
funzionavano più, Thomas Ince cercò nuove soluzioni. Il supporto<br />
finanziario, benché disponibile, era però più difficile da ottenere, ed il<br />
numero di pellicole che portavano il suo nome prese a scemare: nel<br />
1922 dallo studio Ince uscirono solo tre film, e uno di essi – Lorna<br />
Doone (I banditi di Last Hope) – era una produzione di Maurice<br />
Tourneur. Dopo aver abbandonato la Paramount, e con la fine <strong>del</strong>la<br />
Associated Producers (un tentativo di autoproduzione di breve durata<br />
in società con altri cineasti, quali Tourneur, Allan Dwan, King Vidor e<br />
Mack Sennett), Ince si avvalse di diversi canali indipendenti per<br />
mettere sul mercato i suoi film.<br />
Cominciò anche a correre più rischi nella produzione, variando i suoi<br />
attori e cercando soggetti più interessanti (per esempio, Anna Christie