Le Giornate del Cinema Muto 2006 Sommario / Contents
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“The Vitagraph Girl” is the best-documented early example of an<br />
American film studio using popular music and song slides as a means of<br />
promoting its product and performers. Per Moving Picture World, 23<br />
April 1910, page 644:<br />
“A very novel treat was afforded the attendances at Saratoga Park,<br />
Brooklyn, moving picture parlor last Saturday evening. A reception was<br />
tendered Miss Florence Turner, known as ‘The Vitagraph Girl,’ by Manager<br />
Robertson and a special exhibition of Vitagraph pictures was given.The<br />
theater was crowded to its fullest capacity.When the title page of ‘The<br />
Vitagraph Girl’ song was thrown on the screen, the applause was<br />
deafening, but just as soon as Eddy Warden began to sing her charms as<br />
the song slides displayed them, the audience was admiringly and<br />
patiently waiting for the chorus in which they all joined with a right good<br />
will and they demanded an encore so they could sing it again. Miss Turner<br />
was introduced by a Vitagraph representative. After the applause<br />
subsided, she responded in a very naïve and fetching little speech. The<br />
approval was instantaneous. Her admirers were not satisfied until she<br />
acknowledged their appreciation by accepting a magnificent bouquet of<br />
flowers.”<br />
Despite Turner’s public appearances, caution was practiced in the<br />
handling of her celebrity connection to the song. The slides by preeminent<br />
New York City slide producers Scott & Van Altena, rather than<br />
highlighting Turner’s charms, consisted largely of stills from recent<br />
Vitagraph films, and the sheet music was equally non-committal,<br />
featuring generic “pretty girl” cover art instead of a photographic image<br />
of the actress.An earlier work by Tin Pan Alley composer Henry Frantzen,<br />
“Meet Me Down at Luna <strong>Le</strong>na,” had been adapted as a moving picture<br />
by Lubin in 1905. His modest waltz music for “The Vitagraph Girl” is<br />
superior to its workmanlike lyrics.– RON MAGLIOZZI<br />
THE GRIFFITH PROJECT<br />
Griffith e la canzone <strong>del</strong> baseball / D.W. Griffith’s Baseball Song<br />
“America’s National Game”<br />
Versi/Lyrics: Percy Kingsley; mus: H.O. Wheeler; editore/publisher: J.R.<br />
Bell, Kansas City, Missouri; copyright: 1889; canzone dedicata a/<br />
dedicated to Mr. Pete Baker.<br />
Griffith, vago sui suoi primi contatti con il mondo teatrale di<br />
Louisville, afferma nella sua autobiografia incompiuta di esser stato<br />
ispirato a darsi al teatro “quando assisté per la volta a una<br />
performance teatrale: Pete Baker che cantava ‘America’s National<br />
Game’ ”. La data <strong>del</strong>l’evento non è precisata, ma Baker apparve a<br />
Louisville in tre occasioni in cui Griffith avrebbe potuto essere tra il<br />
pubblico: una volta all’Harris’ Theater nel gennaio <strong>del</strong> 1894, quando<br />
Baker si esibì nella sua rivista musicale, Chris and <strong>Le</strong>na, due volte al<br />
Macauley’s Theatre, nel settembre <strong>del</strong>lo stesso anno, come membro<br />
<strong>del</strong>la troupe Al G. Fields’ Minstrels, e nel settembre <strong>del</strong> 1896, quando<br />
Baker si era unito ai Primrose and West’s Minstrels. Griffith avrebbe<br />
avuto all’epoca 19 o 21 anni.<br />
30<br />
Pete Baker era un “minstrel”, un macchiettista travestito da nero<br />
specializzato in materiale comico “olandese” (cioè, in dialetto<br />
tedesco). Nei “minstrel shows” era sempre truccato da negro, come<br />
lo era sia in gran parte degl sketch e <strong>del</strong>le canzoni comiche di Chris<br />
and <strong>Le</strong>na. Il ricordo di Griffith pone problemi riguardo all’aspetto di<br />
Baker. La copertina illustrata <strong>del</strong>la canzone “America’s National<br />
Game”, scritta e dedicata a Pete Baker nel 1889, raffigurava il<br />
cantante in tenuta da baseball:<br />
Io rappresento il gioco nazionale d’America:<br />
L’orgoglio di ogni dama, sono ben noto alla fama.<br />
Tutti urlano appena compaio,<br />
E avanzo a grandi passi verso la base<br />
Ammirato da tutti, grandi e piccoli,<br />
Sono l’orgoglio <strong>del</strong>la gente …<br />
Nel 1889, l’anno <strong>del</strong>l’uscita <strong>del</strong>la canzone, la presenza di un giocatore<br />
di baseball afro-americano era irrilevante. Solo cinque anni più tardi,<br />
nel 1894, gli afro-americani sarbbero stati completamente esclusi<br />
dalle massime divisioni per soli bianchi. Baker, apparendo, truccato<br />
da negro nei panni di un giocatore che sosteneva di essere<br />
“rappresentativo” <strong>del</strong>lo sport oltre che oggetto di adulazione<br />
femminile, avrebbe potuto sembrare una figura ironica oppure<br />
un’anomalia, ma non era nessuna <strong>del</strong>le due cose. Griffith frequentava<br />
spesso i “minstrel shows” che si tenevano per un paio di serate al<br />
Macauley’s e probabilmente ignorò il trucco di Baker. La faccia nera,<br />
una novità degli anni ’30 <strong>del</strong>l’Ottocento, era diventata, dopo la<br />
Guerra Civile, poco più di una familiare convenzione teatrale. Il<br />
ricorso al dialetto “negro” era la spia abituale che i “minstrels”<br />
stavano impersonando personaggi afro-americani secondo gli stilemi<br />
<strong>del</strong>la commedia bassa. I “minstrels” truccati da negri che non<br />
cantavano in dialetto potevano pertanto inneggiare alle loro<br />
innamorate bianche senza trasgredire i tabù razziali americani. Gli<br />
stessi “minstrels” potevano cantare in dialetto tedesco o irlandese,<br />
ridicolizzando così altri gruppi di immigranti. <strong>Le</strong> parole di “America’s<br />
National Game” non sono in dialetto, così quando Baker la eseguiva<br />
non la eseguiva in quanto personaggio di colore. La mancanza di<br />
dialetto lo rendeva bianco, ed egli poteva cantare passando per lo<br />
sportivo tipicamente americano presentato nel testo.<br />
Nondimeno, il fatto che la prima esperienza in assoluto di teatro<br />
professionale americano fatta da Griffith fosse un “minstrel show”<br />
in un teatro <strong>del</strong> Sud in cui molti degli attori erano truccati da negri<br />
necessariamente suggerisce ulteriori domande su come egli<br />
percepisse la “negritudine” teatrale e quanto ciò fosse per lui una<br />
pratica normale. Quanto, alla luce dei suoi successivi 11 film sulla<br />
Guerra Civile ed il periodo <strong>del</strong>la Ricostruzione, le tradizioni teatrali<br />
sugli stereotipi razziali, hanno guidato la mano di Griffith? Una<br />
risposta parziale si trova sia nei dialoghi scritta da Thomas Dixon<br />
per The Clansman sia nelle didascalie di Griffith per The Birth of a<br />
Nation. In entrambi, il dialetto “nero” è collegato a personaggi di<br />
estrazione bassa, sia afro-americani da poco affrancati (per esempio<br />
Gus), sia vecchi servitori che si aggrappano al loro servilismo