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le nostre cose agli altri, all'esperto di turno che potrà continuare a sopravvivere a lungo sulle nostre<br />
volontarie incompetenze.<br />
Non gestiti dalla comunicazione e dalle proprie specifiche competenze, i bisogni-opportunità<br />
vengono soddisfatti mediante una risposta "drogatizzata", perché simile alla dinamica avviata dal<br />
bisogno di sostanze, di droghe: è una dinamica che si vive col "tutto o nulla", anche se si tratta di<br />
singoli pezzi, un oggetto o un piccolo comportamento; è una dinamica totale, inarrestabile,<br />
difficilmente ci si separa da questo bisogno. Si va alla ricerca di una soddisfazione hic et nunc,<br />
immediata, cortocircuitata e si mettono in azione tutti i nostri movimenti, da quelli delle immagini<br />
mentali, ai comportamenti, ai movimenti nel neurovegetativo, fino ad arrivare ad una etero o auto<br />
distruttività nelle sue forme più totali e risolutive. É per questo che si evitano situazioni che<br />
rimandano la soddisfazione dei bisogni; andiamo alla ricerca di cose tutte belle confezionate, in cui<br />
basta pigiare un dito e tutto ci è dato; agogniamo distributori, su cui bisogna solo cliccare e arriva<br />
tutto giù pronto per il consumo. Oppure si ricercano spasmodicamente situazioni in cui tutto è già<br />
previsto, programmato, in cui non possiamo essere delusi. Questo è un grande impoverimento,<br />
perché molte cose inedite per la nostra vita e per come siamo fatti noi ci vengono proprio da<br />
situazioni che noi non programmiamo o in cui dobbiamo vivere proprio la variabilità dell'evento<br />
stesso, il rischio di una delusione, di una separazione. In questo non ci aiuta certo l'economia<br />
planetaria che deve obbligatoriamente moltiplicare la domanda, perché deve produrre una offerta<br />
sempre maggiore per sopravvivere, e cerca di allargare la domanda attraverso gli spot, incentivi<br />
promozionali, mode "in" per sentirsi inseriti e alla pari. Tutto questo sta creando paurose dipendenze<br />
con difficoltà alla separazione per paura delle astinenze. E per queste nuove "dipendenze" sono<br />
sempre meno presenti gli accompagnatori, i saggi, coloro che sanno affrontare ciò che è extra,<br />
estraneo, straniero, persone che non si sostituiscono agli altri ma fanno per primi ciò che propongono<br />
di fare. Oggi come oggi mancano questo tipo di accompagnatori e si fa sempre più difficoltà a<br />
percorrere un sentiero che ci fa andare al di là di quello che già conosciamo, al di là della<br />
pozzanghera in cui già navighiamo.<br />
Un'altra manifestazione di parzialità-frammentazione è la difficoltà a strutturare dei<br />
comportamenti duraturi, comportamenti che siano complessi, che siano progettuali-sperimentali, che<br />
si possano svolgere ordinariamente nel proprio fenomeno vivo e che sappiano flessibilmente<br />
adeguarsi all'evento vivo. Frequentemente, a causa del bombardamento di tanti bisogni-occasioni<br />
che abbiamo davanti, si finisce impantanati in una forte ambivalenza, in una seria dubbiosità e<br />
incertezza, a causa della molteplicità di occasioni che abbiamo davanti. Spesso nasce una certa<br />
tolleranza verso le realtà-situazioni-percezioni già sperimentate; la soluzione spesso è cercare<br />
affannosamente i medesimi contenuti, tecnologicamente più rinnovati ed esteticamente più<br />
convincenti.<br />
Un'altra manifestazione di parzialità-frammentazione si manifesta direttamente nel frammentare<br />
la nostra individualità e nell'avvertirne le varie evoluzioni. Frequentemente (la periodicità personale<br />
può essere diversa: mensile, annuale, settimanale, giornaliera) si può vivere dei vissuti di disarmonia:<br />
cioè non riusciamo più a sentirci una unità o una unità viva, progettuale; come se ci mancassero delle<br />
cose, abbiamo il senso di essere incompleti, parziali, prevalgono i "linguaggi neurovegetativi". I<br />
linguaggi neuro-vegetativi rappresentano una parte di noi che generalmente è incoscientizzata e<br />
funziona autonomamente. In genere pensiamo che l'uomo sia quella parte di noi che parla, quella<br />
parte che controlla le cose, che interagisce razionalmente: voi sapete che noi siamo come un edificio e<br />
questa è solo l'ultima parte. In noi c'è una archeologia dell'esodo di vita da quando è iniziato fino ad<br />
oggi. Questa archeologia, a causa del disagio diffuso, sta scomponendosi e frammentandosi perché<br />
non è più ben sovragovernata. Attualmente è possibile che, non essendoci più l'armonia dentro di noi,<br />
siamo invasi la mattina dal linguaggio neurovegetativo. Di conseguenza spesso ci si può svegliare<br />
avendo un senso di vertigini, di malessere, di cefalea; si può avvertire che nel corpo qualcosa non va.<br />
Ci può essere per esempio difficoltà a separare il sonno dalla veglia, ad immetterci nelle varie<br />
situazioni, per cui ogni volta facciamo difficoltà a situarci e avvertiamo un senso di confusione. Molto<br />
spesso ci sono tanti linguaggi che si intrecciano e ci confondono: il linguaggio relativo a noi stessi, al<br />
nostro corpo, alla nostra famiglia, alla scuola; non riusciamo più a separarci da un linguaggio prima<br />
di entrare in un altro, per cui ciò che avviene in un ambito continua a influenzarci molto anche<br />
quando ci siamo spostati in un altro contesto. É sempre più difficile una buona osmosi con l'esterno; la<br />
membrana che permette gli scambi è diventata piena di buchi grossi. E sempre più difficile diventa<br />
mantenere la complessità, l'entrare e l'uscire velocemente e sequenzialmente nei vari pezzi. Quando<br />
questi linguaggi cominciano a essere presenti, ci scombinano nelle cosiddette "funzioni superiori", per