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Libro intero - Nuova Specie

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spazi, le stesse regole e lo stesso tempo. E tutto questo ormai sta diventando agonia, lenta ma<br />

continua!» 4 .<br />

La descrizione del "circuito a.p.e." mi sembra più che aderente all'attuale disagio diffuso.<br />

Personalmente, i segni espliciti di questo disagio degli adulti li cominciai a verificare nel 1986 circa,<br />

quando mi risultò evidente che il disagio giovanile si era trasformato in una reazione nucleare a<br />

catena, in scorie radioattive che stavano invadendo e bombardando gli adulti, i gruppi sociali, le<br />

istituzioni, ingrossando l'esercito delle persone parziali e frammentate.<br />

Il virus "D.D."<br />

"Piano piano fila la lana, ogni nodo a pettine viene". Questo proverbio, molto usato da mia madre<br />

nella mia infanzia, dice molto bene che cosa da tempo è avvenuto col "disagio diffuso adulto". I "nodi"<br />

di vita che si erano manifestati nel "percorso del disagio giovanile" - che abbiamo cercato di<br />

individuare nella "teoria particolare" - vennero a pettine anche nel telaio degli adulti e delle<br />

istituzioni. Quei nodi avrebbero potuto essere accolti dagli adulti e, se "teorizzati" a tempo debito,<br />

avrebbero potuto spingere a interpretazioni meno banali e a modifiche più adeguate.<br />

Non si capì, ma ancora non si è capito, che il disagio giovanile era stato solo un primo<br />

manifestarsi di problematiche strutturali nei rami giovani. Se in un albero le radici non vanno bene,<br />

i rami che per primi dimostrano questa sofferenza sono quelli che stanno in fiore, quelli che sono<br />

appena nati, i ramoscelli, perché non hanno ancora una organizzazione tale che permette loro di<br />

sopravvivere in condizioni che non sono adatte. Ma il disagio non era e non è un problema solo dei<br />

giovani e ha sbagliato e sbaglia chi lo relega a quelle fasce di età e lo interpreta con motivazionicause<br />

esterne agli adulti e alla vita. Ciò finora ha impedito sia di organizzare risposte adeguate sia di<br />

prevedere l'evoluzione del fenomeno e il suo graduale approdo anche ai rami più robusti e all'<strong>intero</strong><br />

albero, vale a dire al mondo degli adulti e delle istituzioni.<br />

Ammaliati dalle varie fasi e prospettive della globalizzazione economica, gli adulti hanno preferito<br />

fischiettare come le cicale e dormire tranquilli su un ordigno a orologeria, solo perché la miccia<br />

sembrava lunga e lontana e il loro sguardo era miope e impegnato a osservare altre impellenze e<br />

priorità.<br />

Non ci siamo resi conto che, proprio grazie al disagio giovanile e alla teorizzazione banale che se<br />

ne è fatta, si è incubato il "virus D.D.": l'agente di diffusione del disagio che come un refolo sottile si è<br />

ormai introdotto negli adulti e nelle istituzioni seminando tempesta e maremoti, quasi come una<br />

tardiva maledizione per aver banalizzato la sofferenza giovanile in tanti anni di disagio.<br />

Il "disagio diffuso adulto" è in pratica come un revival del percorso di disagio giovanile e ne ha<br />

riprodotto in pieno le fasi e i meccanismi ivi manifestatisi, anche se con un ritardo di circa vent'anni,<br />

giusto il tempo durante il quale il virus attaccasse i rami stagionati con una flogosi appassente.<br />

Verificheremo queste fasi e meccanismi passando brevemente in rassegna i singoli piani di<br />

"rapporti" e fornendo elementi per riconoscersi. Una ovvia precisazione è che qui riporterò e<br />

sottolineerò i segni di disagio che si sono resi evidenti, al di là della loro quantificazione percentuale.<br />

Trattandosi di un trend in espansione, i numeri sono cattivi indici e non danno alcun rilievo a ciò che<br />

è qualitativamente significativo sia oggi che in prospettiva. Né con questa descrizione intendo negare<br />

o non riconoscere che vi sono aspetti dei singoli piani ancora funzionanti e utili come riferimento,<br />

aspetti ancora vivi da cui partire per una ipotesi di capovolgimento del trend in corso.<br />

Cominciamo dal prendere in rassegna il "rapporto col Globale Massimo", il piano che andò in crisi<br />

per primo nel percorso di disagio giovanile, al tempo dei "giovani bisnonni".<br />

Il disagio diffuso adulto nei rapporti col Globale Massimo: rottura dell'<strong>intero</strong>.<br />

Abbiamo già detto in precedenza che il Globale Massimo è ciò che rappresenta la visione globale<br />

della vita, la "weltanschauung", l'<strong>intero</strong> che contiene-dà senso-regolamenta-unifica-mette insiemesistema<br />

tutte le parti-pezzi che appartengono alla propria vita, alle proprie prospettive-orientamenti<br />

4 M. Loiacono, "Droga, drogati e drogologi", Ed. Bastogi, 1984, pp. 186-193.

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