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Libro intero - Nuova Specie

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Lo zoo-ghetto<br />

Anche il Centro di Medicina Sociale di Foggia, dal 1977, cominciò a funzionare come servizio<br />

per tossicodipendenti.<br />

Quando iniziai la mia avventura di "drogologo" al Centro di Medicina Sociale di via Arpi<br />

(Ospedale Vecchio), erano pochissime le persone disposte volontariamente a prendersi queste<br />

rogne: si finiva in questo ghetto per "animali strani" o perché comandati d'ufficio o perché non<br />

esistevano nell'immediato altri sbocchi professionali. L'atteggiamento più diffuso dei non addetti<br />

ai lavori era la delega.<br />

«Per tutto questo periodo, di droga… drogati e drogologi nemmeno l'ombra; come chi non si<br />

aspetta che piova senza nuvole! Veramente le nuvole e la pioggia stavano già al Nord, ma -<br />

come altre cose - si trattava di roba che non ci apparteneva, né ci poteva piombare addosso<br />

all'improvviso. E se pure fosse avvenuto, per i "drogati" ci pensassero altri più tagliati di me<br />

a questo genere di problemi nuovi per la Medicina e per il Medico; io ero ormai già<br />

innamorato dei cosiddetti "malati mentali", ci stavo bene e riuscivo bene, anche se ero<br />

costretto a sgobbare molto e fuori orario. Non si nasce di certo con la vocazione per certi ruoli<br />

e, prima di trovarsi dentro, nessuno se lo immagina, nessuno si sente portato, ognuno ha i<br />

propri interessi che lo prendono e lo giustificano, ognuno va alla caccia del "drogologo" di<br />

professione per sottoscrivergli la propria delega. (…).<br />

«È un po' anche il primo atteggiamento di chi si trova in queste storie "non volendo": per<br />

timore, infatti, di restarci a lungo e coabitare, si precipita a chiarire la propria<br />

"occasionalità" e i propri "distinguo". (…).<br />

«Magiche ipotesi vengono fuori quando sono finite le prime cartucce e non sappiamo inventarci<br />

colpi nuovi, né accettiamo di rassegnarci o mollare. Emergono allora deleghe totali e<br />

attese di miracoli. A dar la guarigione di volta in volta vengono investiti l'Ospedale… il<br />

"Professore"… la clinica specializzata del grosso centro… la medicina togli buco… il ricambio<br />

totale di sangue mediante trasfusioni "D.O.C."… il lavaggio del fegato… il lavaggio del<br />

cervello. (…).<br />

«Ogni genitore è disposto a fare uno strappo e procacciar lui stesso un po' di roba in piazza,<br />

se ciò deve servire a ingabbiare il figlio, portarselo in alta montagna e "pulirlo" definitivamente;<br />

…almeno questo spera! » 6 .<br />

Per me, e per quanti altri si trovarono infognati nello "zoo-ghetto", iniziò un calvario di varie<br />

tappe e posizioni che ritengo sovrapponibile a chiunque si volesse coinvolgere in queste storie di<br />

ordinaria follia. Penso di farvi cosa gradita se, brevemente, le delineo un po' meglio, in modo che<br />

possiate confrontarvi, riconoscervi ed eventualmente porre le vostre critiche.<br />

La "via crucis" di un "drogologo"<br />

Prima stazione: Follia a due<br />

Dalla delega si passa a coinvolgersi in maniera forte, quasi totale, come se con l'altro si<br />

instaurasse un "delirio simbiotico": una convinzione-necessità che le due "vite" ("bios") possano<br />

legarsi strettamente "insieme" ("sin") e, mediante questo "rapporto forte", risolvere in maniera<br />

onnipotente (delirante) i rispettivi problemi di identità e di soddisfazione della medesima.<br />

«La "roba"… ecco il nostro demonio!… era lei che faceva "diverso" il tossico e possedendo le sue emozioni,<br />

i suoi circuiti, i suoi pensieri vanificava i nostri interventi. Se questo era vero, la soluzione era<br />

semplice e univoca: o lei o noi, non c'era posto per due padroni; senza roba in corpo, infatti, Palmira e<br />

gli altri sarebbero passati insieme a noi dalla parte dell'Angelo, sarebbero stati disponibili ai nostri<br />

interventi e avrebbero dimostrato il desiderio di trasformarsi e recuperare la normalità e la<br />

regolatezza. A dirla in breve, si trattava di fare un'altra stretta di denti, di isolarli dalla piazza e<br />

dagli amici - le tentazioni! -, di ricoverarli in reparto e qui con pratiche esorcistiche buttare fuori il<br />

"demone eroina"… e poi finalmente sarebbe venuta la guarigione e la quiete». (…).<br />

«Il buco ormai s'era fatto e la pezza da mettere era più grande del previsto; …ma non sapendo quale,<br />

cominciammo col non farci sentire distanti… col non stare dall'altra parte della scrivania… col<br />

chiamarci per nome… qualche pacca sulle spalle… un senso di disponibilità elastica. È la prima<br />

6 M. Loiacono, op. cit., p. .

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