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Libro intero - Nuova Specie

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prendere" nuove competenze per provvedere da sé ai propri bisogni e vivere la propria esistenza.<br />

É il periodo della cosiddetta "età evolutiva", un "viaggio a cielo aperto" con tutte le sue<br />

innumerevoli variabili, carenze, opportunità; un viaggio che terminerà proprio col suo ingressonascita<br />

nel mondo degli adulti.<br />

Nel villaggio-mondo le gravidanze psiché funzionavano perfettamente per la stragrande<br />

maggioranza delle persone. Al termine, in età maggiorenne, in genere era avvenuta una buona<br />

trasmissione di tutte le competenze adatte a vivere in quel mondo. Ogni villaggio-mondo<br />

conservava il sapere tradizionale, trasmesso dagli antenati, e riproduceva fedelmente tutto ciò<br />

che bisognava trasmettere a un individuo per vivere in quella gabbia e appartenere a quella<br />

specifica cataratta culturale.<br />

Le varie agenzie formative (famiglia, parrocchia, vicinato, scuola, ecc.) riuscivano a trovare un<br />

fondo comune e una sinergia uterina ispirati alle epistemologie dominanti; erano una specie di<br />

utero che funzionava in una maniera integrata e integrale. Una cosa che diceva il papà e la<br />

mamma la diceva anche il vicino di casa, la diceva l'insegnate a scuola, la diceva il parroco, la<br />

diceva la persona che per caso si trovava ad interagire in quel momento; c'era un qualcosa di<br />

comune che veniva preservato, veniva conservato e veniva trasmesso e che faceva sì che i giovani<br />

arrivassero a diventare adulti, che maturassero le competenze richieste dal villaggio-mondo.<br />

Anche la modalità di immissione nei ruoli adulti era efficace e prevedeva in genere il "rito di<br />

iniziazione".<br />

Prima di andare avanti, vorrei dirvi qualcosa proprio sui riti di iniziazione o di passaggio,<br />

attualmente molto sottovalutati, ma sempre presenti ed efficaci nelle comunità tribali. I riti di<br />

iniziazione sono importanti perché, dal punto di vista della maturazione "fare i salti" (vale a dire<br />

passare da una organizzazione che appartiene ad una certa età e immettersi in un'altra età che si<br />

basa su dei meccanismi diversi e delle responsabilità o delle interazioni diverse) presuppone che<br />

l'individuo si separi da un'organizzazione: questa separazione è sempre difficilissima, perché è la<br />

cosa più difficile da accettare prima di buttarsi in un mondo nuovo. Ma perché ciò avvenga bene, é<br />

necessario che non avvenga nel chiuso di una stanza: cioè il giovane non può crescere solo perché<br />

ha dieci anni e allora cambia fase o a quindici anni diventa giovane, a ventuno anni diventa<br />

maturo. Questa è una maturazione falsa perché è legata alla cronologia, all'età cronologica,<br />

anagrafica; l'età cronologica, l'età anagrafica con l'età di maturazione spesso non c'entrano niente.<br />

Da questo punto di vista i riti di passaggio significano un trovarsi della comunità per facilitare la<br />

persona a percorrere il momento di passaggio: come se gli si desse una spinta nel momento di<br />

transito. Maturare, infatti, non è una cosa inerziale: se uno potesse rimarrebbe sempre nell'utero,<br />

non uscirebbe dalla pancia, vivrebbe onnipotentemente e permanentemente in questa fase. La<br />

crescita è un essere spinti, un andare incontro a cose che dispiacciono. La crescita non è bella,<br />

soggettivamente parlando; solo in seguito si scopre la bellezza della crescita ma non nel momento<br />

in cui ci si separa. È per questo che la crescita deve diventare rilevante per la comunità, perché<br />

l'individuo da solo non ce la fa; inoltre la presenza della comunità nei riti di passaggio sancisce<br />

che l'individuo, una volta che cambia stato, deve dar conto alla comunità e la comunità a lui.<br />

Quindi è un ausilio importante perché l'altro proceda dal punto di vista maturativo. Altrimenti si<br />

ha solo apparentemente una modificazione, si ha una progressione cronologica ma non si ha<br />

nessuna progressione maturativa.<br />

Il rito di iniziazione, dunque, potrebbe essere considerato come un "canale da parto"<br />

obbligatorio; un tragitto finale che può presentare insidie aggiuntive e che può condizionare la<br />

nascita di un individuo dismaturo. Ma vediamo in dettaglio come dovrebbe essere strutturato<br />

questo "canale da parto" per essere efficace.<br />

Innanzitutto occorre che il "rito di iniziazione" si consumi in ambiti straordinari, diversi da<br />

quelli quotidiani. Tali ambiti, però, devono essere riconosciuti degni e opportuni dalle fasce adulte<br />

della Comunità; anche se costoro (le fasce adulte) non possono e non debbono intervenire<br />

attivamente nel rito, poiché vengono vissute come distinte e separate.<br />

In questi ambiti, poi, si é sottoposti a "prove" di particolare difficoltà che prevedono un rischio<br />

reale di morte o, in ogni caso, l'attivazione di un vissuto reale di morte. Per superarlo, il soggetto<br />

non può affidarsi ad ausili esterni, ma deve fare affidamento esclusivamente sulle proprie risorse<br />

e capacità accumulate fino ad allora; in pratica, affidandosi alla propria creatività, dovrà

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