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Libro intero - Nuova Specie

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tutta la settimana successiva al funerale si faceva il "consolo": i vicini di casa per tre quattro<br />

giorni o una settimana portavano da mangiare alla famiglia; e intanto facevano ricordare,<br />

sfogare, parlare, disperarsi, riconsolarsi alla proposta di detti popolari e di guai peggiori capitati<br />

ad altre persone. Si trattava di una psicoterapia antidepressiva e rigenerativa che difficilmente<br />

uno psicoterapeuta potrà fare in maniera così efficace e così semplice.<br />

Un'altra competenza obbligatoria nella gabbia del villaggio-mondo era la capacità di<br />

ricominciare dopo un litigio, una violenza subita, un torto ricevuto, una ingiustizia perpetrata,<br />

una perdita di salute, un figlio malformato e inabile, una scomparsa di persone care e importanti<br />

per il reddito familiare. La cataratta culturale formava precocemente alla separazione ("zitto alla<br />

bocca e forza ai nervi"), alla rimozione di aspetti eccessivamente intensi o perduranti, alla<br />

capacità di sottomettersi alla vita e agli eventi a ricominciare nel modo possibile o richiesto,<br />

dimenticando amori, passati equilibri e onori, diritti conquistati, desideri non possibili,<br />

menomazioni residuali. Chi non riusciva a ripartire, normalmente si chiudeva nella convivenza<br />

silenziosa e punitiva che durava una vita, nella gabbia del lutto cronico, nei vestiti neri mai<br />

sostituiti, nella faccia sofferente e assente come un Pierrot. Solo pochi uscivano fuori solco (delirio)<br />

e passavano a un'altra gabbia a vita, portati di forza al manicomio dove la morte civile a<br />

ogni diritto precedeva quella naturale, agognata da tutti perfino dall'interessato; questa gabbia<br />

però, anche dopo la morte, residuava una cicatrice in tutti i familiari e in alcuni loro diritti civili,<br />

una "familiarità di follia" che come un untore infettava più generazioni.<br />

Dovendo rispondere a istanze impellenti e primarie e non essendo possibile alcuna variazione<br />

sostanziale, non c'era -né aveva senso- un tempo di elaborazione per rendersi conto della<br />

situazione, ipotizzare della variazioni e produrre un cambiamento. Prevalendo la clonazione del<br />

già vissuto, il cambiamento era raro, invisibile, legato a piccole e marginali modifiche, senza poter<br />

toccare i pilastri e pietre testata d'angolo della gabbia. Ogni figlio, divenuto padre, faceva le stesse<br />

cose con piccole aggiunte a quello che aveva ricevuto dagli adulti e dalla cultura di appartenenza.<br />

Anche la fede popolare aiutava in questa staticità privilegiando la transitorietà della vita e di<br />

ogni evento che sta sotto gli occhi del sole, la fiducia nel mondo trascendente, l'attesa della<br />

giustizia escatologica. Per sopportare tanti soprusi-sofferenze dei prepotenti e dei latifondisti,<br />

aiutava anche il ricorso a leggendarie figure di giusitizieri-castiga signorotti alla zorro o robin<br />

hood, all'attesa di nuovi masaniello per togliere di mezzo regnanti imbelli.<br />

Concretamente, un cambiamento significativo poteva avvenire solo per variazioni portate<br />

dall'esterno: o un esterno che portava ricchezze, o un esterno che portava sconvolgimenti<br />

realizzatisi nella provincia o nella nazione e che ribaltavano gli equilibri interni.<br />

In definitiva l'accoppiata "economia naturale-cataratta culturale" funzionava abbastanza,<br />

anche se si trattava di una accoppiata simbiotica, di due entità che stavano insieme perché<br />

ognuna delle due era parziale e non autosufficiente. Nell'accoppiata tra economia e cultura<br />

ognuno mitigava i limiti dell'altro, fornendo una certa possibilità di vita intera all'abitante del<br />

villaggio-mondo che vi aderiva fedelmente e si vincolava a questa appartenenza in tutte le sue<br />

manifestazioni, anche se vissuta per singole parti come in una scacchiera.<br />

Pur piccola questa gabbia, sofferente, senza risorse e con percorsi obbligati, riusciva a far<br />

vivere una vita intera in tutti i suoi meccanismi e normatività e nelle tre esperienze base, anche<br />

se vissuti in maniera distinta e legati a questa grande forza di regolamentazione esterna. Il<br />

prezzo per la eteroreferenzialità veniva abbondantemente ripagato con un ordine sociale granitico<br />

quasi naturalizzato, con identità in grado di sfidare il tempo, con una sufficiente e concreta<br />

sperimentazione dei vari meccanismi e funzioni che rappresentano il cuore della vita, ciò che è la<br />

vita intera. Meccanismi e funzioni che si potevano sperimentare solo riferendosi a se stessi ed<br />

esprimendosi creativamente nei singoli pezzi che la scacchiera proponeva di volta in volta nei vari<br />

momenti di vita su tratteggiati.<br />

Che questa accoppiata simbiotica funzionasse per il villaggio mondo lo confermava un'altra<br />

sua funzione svolta con sufficiente efficienza e incisività. Mi riferisco a quella che noi indichiamo<br />

come "gravidanza psiché a cielo aperto". Alla nascita ognuno di noi é come se entrasse in una<br />

seconda gravidanza, dove dovrà attraversare nuove fasi e tappe di maturazione, dovrà "com-

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