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o le perdite acquisite. Lo stadio paga a pronto-cassa, senza limite di clienti che richiedono gli<br />
interessi maturati. Ogni tifoso esce dal rito o con un carico di onnipotenza vittoriosa, che colora e<br />
semplifica tutto in un'orgia di pienezza, oppure con una lacerazione paranoica che distrugge le<br />
prospettive vitali e spinge a distruzioni difensive. Insomma, a conclusione di questo "match virtuale",<br />
ci sono tutti gli ingredienti simbolici ed emotivi perché il confronto-scontro consumato nello stadio<br />
dai propri rappresentanti si tramuti in confronto-scontro tra "ultra" e tifosi avversari (anche con<br />
"proiettili" mortali) e con la polizia, in devastazione di strutture (oltre che nello stadio, si può<br />
incendiare anche il treno di ritorno a casa), in orge di ubriacature, scorazzamenti per la città,<br />
interazioni maniacali che inglobano persone e oggetti in maniera delirante-allucinatoria. I commenti<br />
in gruppetti e i servizi televisivi e sui giornali concludono la serata della domenica e si continuano<br />
nei commenti-servizi dei giorni successivi che preparano nuovamente il sabato del villaggio al<br />
successivo rito domenicale.<br />
Penso di avervi evidenziato il potere ammaliante di questa "giovani accoppiata" che mette<br />
insieme ingredienti particolari all'interno di un rito sponsorizzato-vissuto-consumato anche dagli<br />
adulti. I problemi di violenza e di ordine pubblico derivanti sono strettamente legati alla sostanza di<br />
questo rito del "pallone gonfiato" e, chiaramente, non sono esorcizzabili dalle tenui campagne di<br />
pubblicità progresso o dalle minacce di repressione poliziesca, di telecamere nascoste, di multe alle<br />
società, di altri banali antidoti a questa orgia collettiva schizo-paranoidea, a questa guerra<br />
combattuta con un proiettile simbolico-astratto. Di fatto, questa accoppiata "giovani-tifo" diventa una<br />
autoterapia virtuale per uno stile di vita parziale-debole-dismaturo-sfilacciato che non riesce a vivere<br />
più certi meccanismi di vita nelle sue interazioni ordinarie.<br />
Un'altra "pillola di dipendenza fine-settimanale" è quella del sabato sera in discoteca. Questa<br />
recente modalità, a differenza della prima, è di quasi esclusiva consumazione dei giovani e fonda la<br />
sua attrazione su un efficace cocktail di ingredienti. Proverò a descriverli anche con l'aiuto di<br />
metafore che ne potrebbero svelare meccanismi più profondi.<br />
É un altro rito di consumazione collettiva, in cui si partecipa in genere con amici o sottogruppi di<br />
persone. Si situa nel sabato sera, nell'intervallo che segna il confine tra le giornate dedicate al lavoro<br />
e alle attività, e l'inizio della giornata festiva domenicale: quasi un segno di volersi separare dagli<br />
eventi di vita reali-ordinari per immergersi in un'atmosfera particolare e vivere sensazioni<br />
particolari. Molto spesso si parte per andare in discoteche distanti o non ancora frequentate, vivendo<br />
il viaggio come tempo propizio per prepararsi all'inizio del rito. Frequentemente come preparazione<br />
si usano anche bevande alcoliche, una sorta di pre-anestesia prima di entrare in sala operatoria.<br />
L'ingresso in discoteca mi pare un po' come il ritorno in uno spazio uterino, in una concavità<br />
separata dalla realtà e in grado di far vivere e rivivere emozioni e interazioni difficilmente<br />
sperimentabili nella quotidianità. Gli spazi ampi interni, come le antiche cattedrali, facilitano molto<br />
lo spogliarsi di esigenze-riferimenti personali e il predisporsi ad eventi collettivi gestiti da ufficianti<br />
autorizzati. I suoni-rumori ad elevati decibel e l'uso sincronico di luci ed effetti speciali creano il<br />
definitivo distacco-separazione dalla realtà presente fuori della discoteca e servono a preparare gli<br />
adepti alle esperienze iniziatiche previste; un po' come nelle chiese romaniche il silenzio, i lenti canti<br />
gregoriani, la fioca luce proveniente dalle alte navate fungevano da separazione-preparazione<br />
all'esperienza iniziatica religiosa. Il clima psichedelico viene ulteriormente facilitato e intensificato<br />
dall'uso di bevande alcoliche, pasticche di ecstasy varie, altre sostanze psicoattive che<br />
sottolineeranno le varie fasi del viaggio uterino e aiuteranno a sostenere il martellare di suoni e luci<br />
che continuano freneticamente come i battiti del cuore e impediscono che ci si addormenti e cali il<br />
sonno fino a mattina inoltrata.<br />
Il viaggio prevede diverse versioni-possibilità. Vi è l'ingrediente sensoriale: percezioni intense e<br />
penetranti che provengono dall'esterno e dai propri organi e sensorialità interna, combinabili in<br />
accoppiamenti e sequenze variabili, talora ripetibili. Vi è l'ingrediente motorio: la possibilità di<br />
scatenare il proprio corpo in movimenti frenetici, liberi da schemi, ritmati al suono di martellanti<br />
decibel, senza avvertire stanchezza, già precedentemente attutita con sostanze eccitanti; un po'<br />
l'opposto della vita che si fa quasi sempre seduti davanti a uno schermo. Vi è l'ingrediente<br />
relazionale: sono possibili approcci vari, contatti ravvicinati, performance possibili solo in questa<br />
sacca di virtualità che mette in second'ordine ogni differenza e confronto sociale. Vi è l'ingrediente<br />
"border line": persone di buona statura e prestanza fisica, pagati come guardialinee, attenti a<br />
cacciare dal campo giocatori che vanno al di là o si rendono protagonisti di atti inconvenienti e di<br />
falli inammissibili; fuori dell'utero-discoteca gli ex iniziati sono lasciati a sé, alle reciproche