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Nel "concepire vivo" viene accolto, contenuto insieme, lo "zigote": una cellula fecondata che è<br />
già un <strong>intero</strong>-tutto e che ha già la possibilità di produrre manifestazioni complesse a partire da<br />
ciò che gia è. L'utero accoglie e contiene lo "zigote", lo accompagna devotamente per nove mesi per<br />
renderlo "universale": in pratica, fa volgere verso di lui, lo aiuta ad abbracciare nella sua unità le<br />
molteplici tappe del viaggio che la vita già ha fatto da qualche miliardo di anni. Mentre<br />
attraversa a uno a uno gli strati di vita venuti alla luce dopo lo strato cellulare (pluricellulare,<br />
pesce, rettile, ecc.), lo zigote accoglie in sé il cuore di ognuna di quelle tappe in maniera specifica<br />
e, da embrione, si trasforma in feto: un <strong>intero</strong>-tutto univoco, universale, specifico, complesso. E<br />
appena la maturazione richiesta è sufficientemente approntata, senza attendere un sol giorno in<br />
più, il concepito-concetto abbandona la stazione in cui ha felicemente soggiornato (l'utero) ed<br />
entra in una dimensione più decisiva per la propria specificità: nasce "a cielo aperto", pronto a<br />
percorrere anche lui una frazione del viaggio che la vita sta continuando a fare; capace anche lui<br />
di proteggere-difendere-far crescere il proprio <strong>intero</strong>-tutto e quello del contesto in cui si troverà a<br />
viaggiare.<br />
Diverso, sicuramente, è il "concepito-concetto" adottato dalla cultura greco-occidentale.<br />
Diverso, innanzitutto, è ciò che bisogna accogliere, contenere insieme in questo utero. Lo "zigote"<br />
in questione è un fenomeno vivo; un <strong>intero</strong>-tutto oceanico dalle molteplici armonie, reti,<br />
vibrazioni, espressioni, ritmi, creazioni; un tessuto esteso e multidimensionalmente annodato; un<br />
archivio smisurato di tracce e disegni del viaggio specifico già percorso, all'interno di un contesto<br />
e di una specifica storia di vita; una capacità autoreferenziale e autoriflessiva. Altra diversità.<br />
L'utero che può accogliere-contenere-intrecciare questo <strong>intero</strong>-tutto oceanico è il "mondo interno"<br />
di un "soggetto". Un mondo che può contenere solo rappresentazioni, può trattare e accompagnare<br />
solo rappresentazioni da lui stesso selezionate.<br />
Ma, quando parliamo di rappresentazione, parliamo proprio della madre di ogni contingenza e<br />
genericità, parliamo della porta d'ingresso nella conoscenza "virtuale". Seguitemi nei successivi<br />
passaggi.<br />
* Attraverso quale processo si forma una rappresentazione nel mondo interno di un soggetto e<br />
perché produce una conoscenza solo virtuale?<br />
Per conoscere attraverso le rappresentazioni, bisogna prima disarticolare e frantumare un<br />
contesto vivo troppo ampio o complesso e da quell'<strong>intero</strong>-tutto scorporare, distaccare singole<br />
entità o frammenti. Il mondo interno, infatti, per conoscere un <strong>intero</strong>-tutto ha bisogno di<br />
profanarlo, romperlo, ridurlo a frammenti grandi quanto una singola rappresentazione. Il tipo di<br />
frammentazione realizzata e quali entità sono da selezionare per trasformarle in<br />
rappresentazione, variano a secondo del singolo "mondo interno", del soggetto impegnato in<br />
quella operazione, dello strumento adottato per rompere e selezionare.<br />
Prima di essere accolto in quel mondo come rappresentazione ed essere sottoposto a un<br />
processo di concepimento-gravidanza, l'entità o frammento prescelto deve essere trasformato,<br />
deve sottoporsi al visto di ingresso previsto e strutturato per quel mondo. Infatti, per trasformare<br />
un frammento vivo in rappresentazione interna, il processo di ingresso prevede le seguenti<br />
operazioni: deve essere fermata o sospesa la dinamicità e variabilità di quella entità selezionata;<br />
deve essere fissata e immobilizzata in una forma compatibile con le modalità di sintonizzazione<br />
del mondo interno, già precodificate; deve essere immessa e fatta coincidere con una delle porte di<br />
recezione (recettori), già preesistenti e pre-strutturati; è obbligata a viaggiare in uno dei canali<br />
neuro-elettrochimici già predisposti, che la trasformeranno in rappresentazione interna. Solo<br />
allora una entità, originariamente viva, può finalmente giungere ed essere accolta nel mondo di<br />
Flatlandia: un mondo dove tutto è rappresentazioni e dove ogni multidimensionalità viva si è<br />
appiattita (flat) in una bidimensionalità per tutti uguale; un mondo dove quello "zigoterappresentazione"<br />
può essere sottoposto finalmente al concepimento-gravidanza possibile solo in<br />
quel mondo. A Flatlandia infatti, come in ogni paese delle meraviglie dove si vive senza più<br />
muldimensionalità, sono possibili operazioni tra rappresentazioni straordinariamente miracolose<br />
(che mai o difficilmente una rappresentazione avrebbe potuto sperimentare e realizzare se fosse<br />
rimasta solo entità viva, specifica, concreta, di quel contesto-oceano). Sono possibili, infatti,<br />
apparentamenti tra rappresentazioni, trasformazioni, spostamenti, embricazioni, fusioni,<br />
creazioni, regressioni, negazioni, rimozioni. Senza più molteplicità e multidimensionalità viva,