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Capitolo primo<br />
Il percorso del disagio giovanile<br />
Pensiero contadino e pubblicazioni autorevoli<br />
Fu alla fine dell'88 che, sul numero 30 della rivista di Sociologia Urbana e Rurale diretta dal<br />
prof. Guidicini, del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Bologna, potei per la prima volta<br />
manifestare in maniera più ufficiale le mie riflessioni sul disagio giovanile. L'articolo dal titolo<br />
"Disagio giovanile ed inquinamento psiché" seguiva di alcuni mesi una mia relazione, sul tema<br />
"Vecchie e nuove tipologie delle devianze giovanili", tenuta al "S.A.T. Murri" di Bologna su invito<br />
del prof. Piazzi. A sua volta, l'incontro a Bologna giungeva a conclusione di un periodo di reciproca<br />
conoscenza con Giuliano Piazzi, favorita e stimolata dalla pubblicazione nel 1984 del mio primo<br />
saggio "Droga, drogati e drogologi", in cui già vi era l'essenza di quelle riflessioni e previsioni.<br />
La sostanza dell'articolo, pur vecchia di dodici anni, rimane tuttora rispondente alle mie<br />
convinzioni. Lì manifestavo, fin dai primi paragrafi, una mia esigenza: che fosse «giunto il tempo<br />
di rivisitare con occhi nuovi "i fenomeni giovanili degli anni '60, le Tossicodipendenze, il<br />
terrorismo, i nuovi disagi che stanno per dilagare", ricomporli in un mosaico significativo e tentarne<br />
una interpretazione organica».<br />
Un'affermazione a dir poco ingenua, come un certo pensare contadino, che però mi sembrava<br />
meno lontana dalla realtà e dai "fenomeni vivi" di quanto mi sembravano lontani e fuorvianti<br />
alcune riflessioni e conclusioni degli studiosi e intellettuali autorevoli di quegli anni e degli anni<br />
precedenti. Avevo ben ragione di dire (e ne avrei tantissima di più oggi) che «finora, invero, ci<br />
siamo attardati solamente a fotografare e ad analizzare quelle singole fenomenologie. Ma, a<br />
distanza di poco tempo, di acqua ne é passata su tante pubblicazioni ad esse riferentesi, contenenti<br />
teorie o interpretazioni di successo. Esse sono ormai documenti d'archivio, serviti solo a creare<br />
clamore collettivo sul singolo epifenomeno ed ingabbiarlo in stereotipi, di volta in volta rinnovati.<br />
E le tante pezze e rattoppi, da questi suggeriti per esorcizzare ciascuno di quei disagi, sono stati di<br />
continuo invalidati dai fatti; senza che mai si riuscisse ad intervenire sulla trama del tessuto,<br />
ordita in profondità. Né queste fotografie istantanee sono mai riuscite a fare previsioni attendibili<br />
sulla singola fenomenologia e anticiparne l'evoluzione o il viraggio. Di fatto, siamo stati travolti<br />
continuamente dall'incalzare degli eventi ed abbiamo dovuto rincorrere di volta in volta la<br />
fenomenologia subentrante. Di conseguenza, gli strumenti di lettura e le "verità" che andavano<br />
bene per il fenomeno giovanile degli anni '60 non lo erano più per le tossicodipendenze, per il<br />
terrorismo, ecc.; agli specialisti di un fenomeno succedevano in fretta nuovi specialisti; ai loro<br />
modelli e strategie subentravano novità "ultima moda"».<br />
Questa moda non è ancora tramontata ed è ancora verificabile in recentissime pubblicazioni<br />
sui "Giovani" scritte da autorevoli studiosi che, gioco della sorte, negli anni '70 scrivevano solo di<br />
"droga" ed oggi scrivono sui "nuovi disagi" dei giovani, interpretandoli alla luce di vecchi<br />
schematismi psichiatrici misti a velleità antropologiche; periti che campeggiano nelle aule dei<br />
tribunali, grazie a fatti di cronaca nera strettamente legati al disagio in atto ancora interpretato<br />
in maniera virtuale e stereotipata. Sono pubblicazioni per le allodole, che si sono fatte ingannare<br />
dai comportamenti esteriori delle forme di disagio che si sono succedute; così pure, si sono fatte<br />
trarre in inganno dal fatto che i protagonisti che nei diversi anni rappresentavano concretamente<br />
il disagio in atto, erano giovani di una diversa generazione che non avevano nessun legame con la<br />
generazione precedente. "Postazioni e telecamere" generiche ed esteriori che hanno difettato di<br />
visione globale, non hanno saputo cogliere la unicità e la continuità del percorso di disagio che si è<br />
manifestato nella vita delle persone di questo trentennio; né tanto meno, come si è detto, sono<br />
riuscite a formulare indicazioni efficaci o previsioni attendibili. Si sono solo differenziati nel loro<br />
oggetto di "specializzazione": gli "specialisti" della contestazione giovanile, gli "specialisti" della